Da lunedì 29 giugno tutti i ricoverati della Riabilitazione Covid dell’ospedale “Versilia” sono risultati negativi ai due tamponi e quindi non sono più contagiosi.
Si conclude così anche l’esperienza di questo reparto di Riabilitazione Covid, dove in circa due mesi sono stati ricoverate 57 persone, 37 delle quali provenienti dalle Terapie intensive, la metà ancora portatori di cannula tracheale e tutti in ossigenoterapia anche ad alto flusso.
“E’ stato un’ esperienza difficile perché ha messo sotto pressione il personale - evidenzia il direttore della Riabilitazione del “Versilia” Federico Posteraro - ma anche un’ esperienza formativa sia sul piano clinico che umano. Come era prevedibile siamo partiti dopo i reparti per acuti e conseguentemente abbiamo gestito la coda degli ultimi pazienti Covid e quindi terminato per ultimi le attività”.
Con la negativizzazione degli ultimi malati la Riabilitazione del Versilia ha quindi ritrovato l’assetto dell’epoca pre-Covid ma resta sempre pronta a ripartire, in caso di necessità, nella gestione di Covid positivi. Sono stati infatti realizzati ulteriori adeguamenti strutturali che consentiranno di mantenere isolata una parte del reparto, pronta ad accogliere eventuali utenti da isolare, ma questa volta con ridotte interferenze sulle attività standard.
“Siamo ora in grado di accogliere – prosegue Posteraro - pazienti mai stati positivi, pazienti negativizzativi e, se malauguratamente dovessero ricomparire, anche pazienti Covid positivi, garantendo la sicurezza dei pazienti e del personale che utilizza i dispositivi di protezione più adeguati a seconda dell’area del reparto dove opera”.
Le stesse palestre e gli altri ambienti per la riabilitazione sono differenziati a seconda della tipologia dell’utenza ed il sistema è ora molto flessibile e pronto ad adattarsi ad eventuali cambiamenti delle condizioni epidemiologiche
Lo stesso codice 56 è ora in grado di gestire malati a più alta complessità assistenziale, gravi cerebrolesioni comprese. L’offerta riabilitativa del Versilia, pur quantitativamente sovrapponibile a quella dell’epoca pre Covid, è dunque qualitativamente ancora migliore.
Prosegue intanto l’attività riabilitativa degli ultimi pazienti negativizzati che, essendo andati incontro ad infezione da Covid molto grave, sono sicuramente più difficili da gestire, anche a causa delle inevitabili complicanze.
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