La Doccia di Vinci: Syrah 2018 - Sulle tracce di Leonardo… e di nonno Cesare

Gli appunti di degustazione profumano oggi di suggestioni leonardiane. Siamo appunto a Vinci, appena fuori dal borgo, sulla strada che porta ad Anchiano. E’ qui che si trova La Doccia di Vinci, azienda vinicola giovane, ma con radici che affondano nel rinascimento. La tenuta sorge infatti nell’esatto luogo in cui si trovava un tempo il Mulino della Doccia, attivo fin dal XV secolo, funzionante grazie alle acque di un vicino torrente, incanalate e raccolte in una gora ancora oggi visibile all’interno della proprietà.

Il Mulino della Doccia incuriosì a tal punto il giovane Leonardo che, rimasto affascinato da come le acque provenienti dal Montalbano fossero incanalate e sfruttate, grazie all’ingegno umano, per azionare il mulino, ne realizzò schizzi e disegni, tuttora esistenti e conservati nel Codice Atlantico.

L’azienda, che fino agli anni 70 del ‘900 svolge principalmente la funzione di frantoio, è oggi gestita dai fratelli Viviani, Marco e Sara, che nel 2010 subentrano al nonno Cesare.

Dal nonno ereditano anche la dedizione e la cultura del lavoro che li porta ad iniziare negli anni seguenti un processo di riorganizzazione e ammodernamento dell’azienda, con lo scopo di rilanciarne la produzione vinicola, fino a quel momento volta principalmente al mercato dello sfuso.

I vecchi vigneti vengono, per quanto possibile, risistemati, e sono realizzati nuovi impianti per un totale che ammonta oggi a 7,5 ettari, impiantati principalmente con Trebbiano e Sangiovese, ma vi si trovano anche alcuni filari di Merlot e Syrah.

Marco e Sara si occupano in prima persona di tutte le lavorazioni, dalla vigna alla cantina, con passione e attaccamento, cura e rispetto, e ciò si riflette distintamente nel carattere dei vini prodotti dalla loro azienda, che sono sinceri, limpidi, invitanti, coraggiosi, oltre che, naturalmente, espressione della varietà e di un territorio tradizionalmente vocato alla viticoltura.

Numerose le tipologie di vino prodotte, le cui etichette sono accomunate da una grafica che trae ispirazione dai disegni del mulino realizzati da Leonardo da Vinci. Spiccano a mio giudizio l’Albagìa, Trebbiano in purezza, macerato sulle bucce, ricco di profumi complessi e dotato di notevole struttura, il Bustecchio, spumante Metodo Classico a base anch’esso di Trebbiano, maturato per 48 mesi sui lieviti, il Caesar, Sangiovese affinato in legno, dedicato al nonno e mentore e il Syrah, su cui vorrei soffermarmi in questo articolo.

Il Syrah è una varietà dal fascino particolare con sfumature calde e scure, dolci e speziate, orientaleggianti. Vitigno internazionale, certo, ma non globalizzato, in quanto, quando il territorio lo consente, forma con esso un legame capace di esprimere caratteristiche organolettiche originali e multiformi, pur mantenendo una riconoscibile impronta varietale.

Quello prodotto dai fratelli Viviani è vinificato in tradizionali tini di cemento, con uve provenienti da un vigneto di 10 anni, impiantato su un terreno prevalentemente argilloso, ricco di conchiglie fossili, rivolto ad ovest. Tutto il processo di vinificazione e affinamento è molto lineare, volto ad esaltare le tipicità del vitigno e del territorio. Niente legno per questo vino, ma lunghi mesi di riposo in cemento sulle proprie fecce fini e, in seguito, in bottiglia.

Insieme a Marco e Sara ho assaggiato il 2018, da poco immesso sul mercato. Stupisce subito al naso, presentandosi con una vena giovane, ma non acerba, di macchia mediterranea ed erbe aromatiche, che dona al vino carattere e vivacità. Si apre poi con dolci profumi fruttati di lampone, amarena, prugna, accompagnati dalla tipica nota speziata di pepe, qui sia verde che nero, e da un sentore di legno di liquirizia. Come a legare questo ventaglio di profumi, è ben percepibile poi un sottofondo, leggero e delicatamente muschiato, di sottobosco.

In bocca il sorso è netto, pieno ma non pesante, equilibrato, ben definito da una buona acidità e tannini che, seppur ancora leggermente bruschi, mostrano già una trama fitta e avvolgente.

L’aroma di pepe nero è in bocca più definito, esaltato quasi dalla dolcezza delle note fruttate che l’accompagnano.

Il Syrah de La Doccia di Vinci è un vino particolare e complesso per le varie sfumature sensoriali, ma abbastanza diretto da essere apprezzabile secondo me anche da chi il vino se lo concede solo una volta ogni tanto. Offre a chi lo gusta sensazioni familiari e allo stesso tempo richiami esotici. E’ un vino giovane ma con un carattere determinato, proprio come Marco e Sara Viviani, che con determinazione, orgoglio e impegno si dedicano anima e corpo alla produzione dei loro vini.

https://www.facebook.com/docciadivinci

Matteo Corsini

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