Lottomatica, sede di Sesto Fiorentino a rischio. Fiom: "Inaccettabile"

Indetto lo stato di agitazione


Sono in stato di agitazione i lavoratori di Lottomatica Holding. L'azienda, leader nel settore dei giochi e servizi, concessionaria per i Monopoli di Stato per la raccolta del gioco del lotto, poche settimane fa ha annunciato una riorganizzazione che non esclude la chiusura delle sedi territoriali, dichiarando di voler far ricorso all’utilizzo spinto dello smart working. Tra le sedi coinvolte anche quella di Sesto Fiorentino dove operano 13 lavoratori.

Secondo la Fiom e la Rsu fiorentine, “dopo aver fatto ricorso alla cassa integrazione, nonostante i lauti introiti incassati fino al 2019, l’azienda sta approfittando dell’emergenza per tagliare ulteriormente i costi. Solo 6 mesi fa sosteneva di non prevedere disinvestimenti per le 8 sedi territoriali di Firenze, Milano, Torino, Venezia, Bari, Napoli, Palermo e Cagliari. Oggi invece, oltre al risparmio sulle sedi, Lottomatica ha dichiarato di non voler pagare il Premio di risultato del 2020, pur di fronte alla nostra disponibilità a trovare un accordo che possa andare incontro alle esigenze di entrambi. Riteniamo che un piano riorganizzativo come quello annunciato, basato sull’emergenza Covid-19, sia un piano fragile che rende il progetto strutturalmente debole e poco lungimirante. Come Fiom, insieme ai lavoratori di Firenze, chiediamo all’azienda di rivedere la sua posizione e riconsiderare l’importanza della presenza capillare sul territorio, che è la vera innovazione rispetto al concetto superato dell’accentramento”.

Per Fabio Ammavuta (Fiom Cgil Firenze), “attivare lo smart working e chiudere le sedi per far cassa sulle spalle dei lavoratori è un atto inaccettabile. Come coordinamento nazionale attendiamo di esser convocati dall’Amministratore Delegato della società al fine di confrontarci nel merito delle scelte aziendali e delle prospettive del gruppo e inoltre abbiamo chiesto un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico e ai Monopoli di Stato per analizzare la situazione e le ricadute delle scelte del Governo nel settore ma anche per discutere delle attività esternalizzate dall’azienda e delle decisioni del gruppo rispetto all’Italia. Questo caso dimostra come uno strumento come lo smart working vada utilizzato nella maniera corretta, altrimenti invece di un'opportunità rischia di diventare una modalità penalizzante, che priva i lavoratori contemporaneamente di un luogo fisico di lavoro e di relazioni sociali”.

Fonte: Cgil Toscana e Firenze - Ufficio Stampa

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