Il personale del liceo Virgilio di Empoli ha scritto una lettera rivolta all’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana, al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, al Presidente del Consiglio Regionale della Toscana Eugenio Giani, al Sindaco di Empoli Brenda Barnini e alle O.O. S.S. della Scuola, per esprimere preoccupazione sul nuovo anno scolastico. Nella lettera, preso atto dell'insufficienza di spazi adeguati, con la lettera si chiede di " garantire lo svolgimento dell’anno scolastico 2020/2021 in presenza, in condizioni di effettiva sicurezza, a cominciare da una sostanziale revisione dei criteri ordinari di formazione delle classi".
Il testo della lettera
Il personale docente e non docente dell’IIS Virgilio di Empoli, articolato in tre realtà scolastiche (Liceo Classico, Liceo Artistico, Liceo Linguistico), esprime tutta la sua preoccupazione per i criteri di formazione delle classi per l’anno scolastico 2020/2021 adottati dall’Ufficio Scolastico della Toscana - Ufficio V - ambito Territoriale della Provincia di Firenze, che nel nostro istituto potrebbero prevedere fino a 25/28 alunni per ciascuna classe. La decisione di attenersi agli stessi criteri di formazione delle classi utilizzati nei precedenti anni scolastici comporterà la formazione delle cosiddette “classi pollaio”, in piena contraddizione con quanto espresso dal Ministero dell’Istruzione ( Documento conclusivo relativo alle misure di contenimento del contagio dal virus SARS-COV-2 per il settore scuola , approvato il 28 maggio 2020), e con una relativa violazione delle norme relative alla sicurezza (T.U. Sicurezza, D.L 09/04/2008, legge n. 81).
Per quanto riguarda il Virgilio di Empoli, a fronte di un numero di iscritti pressoché identico a quello dello scorso anno, l’Ufficio Scolastico Regionale ha concesso tre classi in meno. Noi appartenenti alla comunità scolastica abbiamo già in passato denunciato più volte la totale inadeguatezza degli spazi in cui si svolge quotidianamente l'attività didattica, oltre l’assenza di una palestra e, in alcuni plessi, di aree abbastanza ampie per accogliere gli studenti durante i momenti di ricreazione. Le criticità maggiori riguardano la sede del Liceo Artistico di via Giovanni da Empoli, che ospita le classi del biennio, e dunque le più affollate, che tra l’altro includono un elevato numero di studenti diversamente abili. E’ fin troppo chiaro che le condizioni attuali favoriscono l’assembramento, causa principale della diffusione del Covid-19, e rendono impossibile ogni forma di distanziamento sociale. A maggior ragione, in una situazione straordinaria come questa, in cui la pandemia non è ancora cessata e in cui gli epidemiologi paventano addirittura una ripresa del virus nel prossimo autunno, non comprendiamo e non condividiamo le scelte operate dall’Ufficio Scolastico Regionale.
I tagli effettuati sulle classi autorizzate (allo stato attuale, 62 a fronte delle 65 dello scorso anno), infatti, comporteranno necessariamente una riduzione dell’organico e l’aumento del numero di studenti per classe. E’ necessario ricordare che il contenimento del numero massimo di alunni per classe non è soltanto una misura volta ad evitare i contagi, ma è anche e soprattutto un fattore che agevola l’efficacia e la qualità dell’attività didattica, e dunque l’effettivo espletamento del diritto alla studio previsto dalla nostra Carta Costituzionale.
Ci appelliamo a tutti i livelli dell’amministrazione perché vogliamo tornare a scuola con i nostri studenti nelle condizioni di maggior sicurezza possibile. Siamo consapevoli che questo Governo sta scontando le conseguenze dei tagli imposti alla scuola pubblica - così come alle sanità pubblica - da lungo corso, e da legislature di ogni colore politico: la scuola e la sanità hanno rappresentato soprattutto una voce di spesa da ridurre ad ogni costo. Ci rendiamo conto che garantire standard di sicurezza, distanziamento e ogni altra misura necessaria a prevenire nuovi focolai del virus sia più difficile oggi per l’Italia rispetto ad altri paesi europei, dove le risorse destinate all'istruzione pubblica non sono state in passato depotenziate allo stesso modo.
Ma da questo punto di vista, la pandemia può e deve rappresentare l'opportunità per un cambio di rotta definitivo: è arrivato il momento di abbandonare la logica del legiferare secondo giusti principi e poi agire costantemente in deroga. E neanche si può accettare l’idea di continuare con la Didattica a Distanza, che pure ha rappresentato l’unica alternativa possibile durante i mesi del lockdown. A questo proposito, ci preme sottolineare come il nostro liceo abbia prontamente messo in atto, per tutte le classi, pochi giorni dopo dalla data di chiusura delle scuole (05/03/20), un piano DAD, compreso lo smart working di tutto il personale di segreteria. Noi siamo orgogliosi di questo risultato straordinario, che è stato possibile soltanto attraverso la disponibilità di tutto il personale tecnico-amministrativo e il grandissimo sforzo dei docenti, che in poche settimane hanno imparato ad utilizzare piattaforme e strumenti di didattica on line, ricalibrando la propria attività didattica, facendo avvertire ai ragazzi la propria presenza e garantendo quindi un minimo di “normalità” per tutta la durata del periodo dell’emergenza sanitaria.
In assenza di direttive ministeriali, i docenti hanno letteralmente inventato un nuovo modo di fare scuola, pur con tutti i suoi difetti, con i mezzi che avevano a disposizione, in modalità adattiva e a proprie spese. Ma è proprio questa esperienza che ci ha insegnato che la DAD non può essere in alcun modo considerata una valida alternativa alla didattica in presenza, per una serie di motivi che sono stati lucidamente elencati nell’appello lanciato dal Liceo Enriquez di Livorno lo scorso 31 maggio, quali: -accrescimento delle disuguaglianze sociali all’interno della popolazione scolastica; -interruzione del processo di inclusione degli studenti più fragili all’interno della comunità scolastica; -ricaduta sulle famiglie dei compito di assistenza e supporto allo studio; -indebolimento della relazione educativa tra docenti e discenti; -totale ricaduta dei costi sulle risorse logistiche private dei docenti e dei discenti; -condizioni lavorative decontrattualizzate; -sottrazione di importanti risorse finanziarie alla scuola pubblica a favore delle aziende private che hanno scommesso sulla istituzionalizzazione delle attività online (Google; Microsoft e altre).
A tutto questo si è aggiunto un sovraccarico di lavoro per i coordinatori di classe e per lo staff della presidenza, oltre alle oggettive difficoltà di comunicazione con il personale tecnico-amministrativo. Sono queste le ragioni per cui anche il Liceo Virgilio ritiene che la DAD non possa essere estesa oltre la fase emergenziale, laddove per “emergenza” si intende l’imposizione dello stato di “zona rossa”. E anche in questa circostanza, la DAD andrebbe regolamentata attraverso precise condizioni contrattuali e garanzie, quali la fornitura a docenti e studenti della necessaria strumentazione tecnica, il collegamento efficace alla rete e la formazione sull’utilizzo corretto delle piattaforme e dei sistemi con cui si svolge la DAD e sul rispetto della privacy.
Così come i docenti dell’Enriquez, pretendiamo l’impegno del Ministero a garantire lo svolgimento dell’anno scolastico 2020/2021 in presenza, in condizioni di effettiva sicurezza, a cominciare da una sostanziale revisione dei criteri ordinari di formazione delle classi. In caso contrario, i l Liceo Virgilio si riserva di intraprendere lo stato di agitazione di tutto il personale, coinvolgendo le famiglie e gli studenti, ma anche gli insegnanti ed il personale ATA delle altre scuole, le organizzazioni sindacali e tutte le forze politiche.
Le RSU Personale Docente e ATA dell’IIS Virgilio di Empoli
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