Il CABS: ancora illeciti per i famigerati richiami vivi
Una quarantina di uccelli appartenenti a più specie della famiglia dei turdidi e 2000 munizioni sotto sequestro. Questo il risultato dell'intervento del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Forestale e Agroalimentare di Pisa e Nucleo Cites avvenuto presso un allevamento di cosiddetti richiami vivi, ossia uccelli allevati per diventare zimbelli ad uso dei cacciatori. In questo caso, però, i "richiami" non sarebbero nati in allevamento, ma prelevati in natura.
"Ancora una volta - ha affermato il CABS, l'associazione di volontari esperti in antibracconaggio - dobbiamo assistere ad un intervento che vede nuovamente al centro un mondo più volte assurto agli onori della cronaca, ossia quello degli allevamenti di volatili ad uso caccia". Toscana, ma non solo. Il CABS ricorda a questo proposito i recenti interventi dei Carabinieri Forestali occorsi in Veneto, Lombardia, Friuli, Umbria e altre regioni a forte connotazione venatoria che in più casi hanno svelato un turpe prelievo in natura di avifauna. Tordi, Merli, Cesene, prelevati in natura per finire, grazie alla modifica degli anelli che ne dovrebbero attestare la nascita in cattività, in gabbiette poste nei pressi dei punti di caccia. Il CABS fa presente come la "fame" di uccelli da richiamo ha portato finanche al sequestro di migliaia di animali provenienti sia dal nord Europa come dai meleti delle province di Bolzano e Trento.
"Al di là degli illeciti - ha affermato il CABS - andrebbe rivista la normativa che disciplina l’uso di anelli per marcare gli esemplari nati in cattività. Al momento gli anelli in malleabile alluminio sembrano fatti apposta per essere contraffatti e quindi applicabili anche a uccelli rubati alla natura. Poi le Regioni sembrano darsi da fare per rendere i tracciamenti sempre più difficili e gli abusi sempre più facili: si direbbe quasi un complotto delle istituzioni preposte a favore di chi voglia frodare i controlli”.Vista l’enorme illegalità che circonda il mercato degli uccelli da richiamo, non è assurdo suggerire, come fa il CABS, la proibizione completa di questa pratica di caccia.
"Attendiamo l'esito dell'iter giudiziario - ha concluso il CABS - ma da quanto riportato dalla stampa sembrerebbe che gli anellini siano stati modificati mentre gli stessi animali avrebbero patito la prigionia in piccole gabbie per molti mesi. Sappiamo - ha concluso il CABS - che altri casi come questo verranno ancora a galla".
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