Rifiuti speciali da prodotti conciari del distretto di Santa Croce sull'Arno che venivano smaltiti illecitamente sui terreni agricoli dell'Empolese Valdelsa e della Zona del Cuoio. L'operazione Blu Mais ha portato a 4 arresti avvenuti con la polizia giudiziaria della procura di Firenze, i carabinieri forestali di Firenze e la polizia municipale dell'Unione dei Comuni Empolese Valdelsa. Alle indagini ha collaborato anche il Norm dei carabinieri di Empoli. Avviata sul finale del 2016, Blu Mais ha raggiunto il suo apice oggi, martedì 9 giugno.
I 4 agli arresti domiciliari sono Marino Signorini, 73 anni, Giancarlo Petrecca di 71 anni, Giancarlo Bernini, 43 anni e Renato Rosini, 57 anni (tutti cittadini italiani). I primi tre sono amministratori di un consorzio di gestione dei rifiuti del distretto - Sgs, oggi Hydro - e l'altro è agricoltore. Per due indagati c'è stata l'interdizione: un uomo classe 1968, interdetto dalla professione di agronomo e un giovane del 1996 interdetto dall’esercizio dell’impresa agricola. Sono coinvolte anche più aziende agricole, tutte della zona, in special modo di Montopoli in Val d'Arno, Castelfranco di Sotto e di Santa Croce sull'Arno.
Le indagini della Direzione distrettuale antimafia - condotte dai sostituti procuratori Alessandra Falcone e Giulio Monferini - hanno mostrato come i rifiuti speciali derivanti da rifiuti conciari venissero qualificati falsamente come compostati misti per i terreni agricoli. Sono state illecitamente smaltite oltre 24.000 tonnellate di rifiuti speciali, contenenti sostanze nocive e inquinanti.
Queste venivano utilizzate nella normale pratica agricola per concimare oltre 150 ettari di terreni agricoli coltivati a granoturco e girasole. Si tratta di campi tra il Pisano e il Fiorentino, terreni che dalle analisi effettuate hanno presentato una rilevante concentrazione di cromo anche esavalente (per la maggior parte) e idrocarburi. Se la normale quantità di questi materiali nel terreno è di 55 milligrammi per chilo, nei terreni incriminati si arrivava a cifre tra 300 e 970, ovvero da sei a venti volte in più del consentito.
Il prodotto veniva venduto alle aziende agricole compiacenti, le quali ricevevano un compenso in base alla quantità acquistata. Con documenti di trasporto e certificati analitici falsati, i rifiuti venivano spostati e smaltiti in terreni agricoli nelle loro disponibilità. Contrariamente alla 'vox populi' diffusasi nelle ultime ore anche a causa del nome dell'operazione, non si sono verificati casi in cui il mais è diventato blu.
Il gip ha disposto anche il sequestro preventivo di oltre 3 milioni di euro nei confronti del consorzio, come illecito profitto per mancato conferimento alla discarica dei rifiuti speciali. Sequestrati pure oltre 300mila euro per gli agricoltori coinvolti, pagati per smaltire i rifiuti. Il sequestro è avvenuto per mano della guardia di finanza.
Le indagini proseguono per capire se le contaminazioni del terreno possano aver alterato le caratteristiche organolettiche delle produzioni e quindi provocato rischi per l'alimentazione.
Le indagini odierne partono da un lavoro di 4 anni, dopo un evento simile legato a un'inchiesta del 2014. Vennero usati cromo esavalente e idrocarburi per i terreni coltivati a mais e cereali.
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