Com’è possibile che in mare aperto, nei tratti costieri tra la zona industriale di Livorno, Collesalvetti e Calambrone, si verifichino emissioni di sostanze maleodoranti simili a quelle di idrocarburi, petrolio, gas o similari, nonché i tipici odori di uova marce? Quali potrebbero essere mai le fonti di inquinamento e le cause dei miasmi che la popolazione dell’area deve sopportare da anni, se non la raffineria Eni di Stagno?
È quanto chiedono i consiglieri Tommaso Fattori di Toscana a Sinistra e Monica Pecori di Toscana per Tutti - gruppo misto in una serie di lettere inviate alla Guardia costiera di Livorno, ai Carabinieri forestali di Pisa e Livorno, al Nucleo Operativo Ecologico di Grosseto e all’Ente parco di San Rossore.
“Si tratta di situazioni ambientali da noi più volte riscontrate personalmente che hanno una fonte evidente, sebbene le indagini effettuate da Arpat nei mesi scorsi non siano state in grado di chiarirne le cause”, spiegano i consiglieri, che segnalano anche “l’emissione in atmosfera di pulviscolo specialmente in orario notturno, quest’ultimo spesso privo della caratteristica di maleodoranza”.
Le lettere chiedono espressamente agli enti sollecitati di contribuire ad accertare con urgenza le responsabilità delle maleodoranze per tutelare la popolazione dell’area compresa fra Livorno Nord, Stagno e Calambrone, oltre a tutti gli abitati limitrofi. “Stiamo monitorando il problema da tempo e sembra quasi che si tratti di problemi irrisolvibili”, hanno aggiunto. “Forse non si vuole ammettere che l’origine dell’inquinamento e dei miasmi possa essere la raffineria Eni di Stagno?”
Fonte: Ufficio stampa
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