Il Coronavirus svuota le città, l'artigianato soffre: l'azienda Il Papiro ne parla da Firenze

Il Papiro

L’artigianato, come tutto il mondo dell’arte, in generale, è un settore che purtroppo nell’arco della storia ha già conosciuto in varie epoche la crisi. Un mondo delicato, estetico, fatto di cose belle realizzate da mani esperte e di produzione unica, molte volte tramandata di generazione in generazione. L’artigiano non è un lavoro qualunque. Come i libri ci insegnano, a Firenze i giovani andavano nelle botteghe a imparare il mestiere e come la modernità ci ha fatto imparare, molto spesso purtroppo, quest’abitudine è venuta a mancare. Il mondo cambia, è vero, ma l’arte non si è mai piegata a una società che spesso ci vuole tutti uguali, e continua oggi a far sognare i milioni di visitatori che accorrono nei musei e a far lavorare gli artigiani nei loro laboratori, producendo manufatti che lasciano anche nel 2020 molti a bocca aperta. Le conseguenze del Coronavirus hanno però provocato una di quelle crisi che tutti i settori lavorativi, dalla ristorazione all’artigianato, non dimenticheranno facilmente. Già abituata agli alti e bassi l’arte, compreso tutto il mondo della musica e dello spettacolo, deve far fronte alla pandemia e a dei minimi storici forse mai raggiunti.

A Firenze un’azienda che produce carta artistica ci ha raccontato come, il binomio turismo-artigianato, sia fondamentale per il settore. Si tratta de Il Papiro e Eredi Paperone, fondate rispettivamente nel 1978 e 2005 a Firenze. L’azienda ha diversi negozi nel capoluogo toscano più altri sparsi per l’Italia, nelle principali città turistiche.

Il Papiro realizza carta decorata, oggetti da scrivania, rilegature di libri, sculture in carta dei principali monumenti fiorentini e non, biglietti di auguri decorati con disegni realizzati a mano e molto altro. “Sono pezzi unici e per questo hanno un loro costo e bisogno di una clientela che apprezzi queste cose”- ha raccontato Sonia Sarti, dipendente della ditta da oltre 40anni. “Ho dato tutta la mia vita per mandare avanti quest’azienda e credevo che non avremmo mai vissuto un periodo così triste e difficile”.

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus la ditta si trova in difficoltà. “Siamo una trentina di dipendenti, tutti in attesa di cassa integrazione, richiesta anche per i mesi futuri poiché prevediamo che apriremo poco, magari solo il fine settimana”- ha continuato Sarti.

Negli ultimi anni l’artigianato va di pari passo con il turismo o riesce ad essere indipendente?

“No, ci vuole per forza il turismo – ha commentato ancora Sarti - perché purtroppo l’italiano che viene dalle altre regioni visita la città e i prodotti artigianali gli possono piacere mentre il fiorentino a Firenze non è abituato a venire in questi posti. Certo, ci sono anche eccezioni, ma in generale noi dipendiamo quasi esclusivamente dal turista che va nei musei, passa davanti a noi vede la bellezza del negozio e si ferma interessato perché è una cosa fatta qui, di artigianato tradizionale”.

Il vostro settore soffriva già della crisi economica, precedente a quella provocata dal Coronavirus?

“Francamente abbiamo subito più problemi quando c’è stato il rischio terrorismo con la vicenda delle torri gemelle, in quel momento la gente non viaggiava. Negli ultimi anni i turisti ci sono sempre stati, da aprile fino a novembre di ogni anno. La crisi di prima è diversa, non ha niente a che vedere col turista che viene e acquista ma riguarda le grosse tasse che un’azienda deve sostenere, ma questa è un’altra storia”.

Cosa significa per una città come Firenze, la momentanea mancanza dei turisti dall’estero?

“Forse Firenze non è mai stata vista così vuota da questa generazione. Probabilmente con l’alluvione o con l’attentato alle torri gemelle, ma la situazione di adesso ha dell’incredibile”.

Ponte Vecchio, Piazza della Signoria, Piazzale Michelangelo… pochi dei tanti luoghi culturali e generalmente accompagnati dai click delle macchine fotografiche che ad oggi, nella Fase 2 dell’emergenza Covid, sono quasi desolati come mai erano stati visti.

Per questo e per molti altri motivi ieri è stato lanciato il piano Rinasce Firenze, un progetto di rilancio post Covid-19 per il capoluogo toscano a seguito della pandemia. Nel piano presentato dall'amministrazione fiorentina è previsto un Fondo per la Rinascita, a sostegno dei settori culturali, economici, educativi e turistici. Riguardo ai desolati luoghi del centro citati sopra, Rinasce Firenze prevede un Centro Storico nuovo, al momento svuotato dai turisti, che comprende incentivi, progetti e migliorie per i residenti della zona.

Piazza del Duomo vuota

“I nostri clienti migliori sono sicuramente gli americani che apprezzano tanto l’artigianato della carta. Lavoriamo molto anche con le Università Americane che hanno succursali a Firenze, facendo corsi di marmorizzazione e legatoria agli studenti”- ha continuato la dipendente de Il Papiro. Gli studenti USA frequentano il corso artistico, creando fogli decorati a mano o realizzando un loro libro rilegato. Quest’attività è importante per l’azienda che al momento però non può svolgere. “Il virus ci ha fatto un grosso danno. Quello che ci dispiace è che si parla poco dell’artigianato in generale e di città importanti come Firenze o Venezia, attualmente morte. Anche i gioiellieri di Ponte Vecchio non riapriranno, per protesta anche di fronte ai costi che devono sostenere”.

Ponte Vecchio, gioiellerie chiuse

Che messaggio lancereste ai colleghi del mondo artistico?

“Quello di impegnarsi al massimo e di continuare a lavorare sperando di avere da parte delle istituzioni tutti gli aiuti necessari. Dobbiamo rimboccarci le maniche e cercare di fare il possibile pur avendo l’incertezza se andremo avanti o no. Speriamo che ci sia una ripresa e che le persone tornino a viaggiare. L’artigiano è abituato a lavorare di notte e senza orari quindi il settore supererà anche questa, ma è forse la prova più difficile per tutti”.

L’azienda dove lavora Sarti così come molte altre del mondo artistico soffrono le conseguenze della pandemia. Come però la storia tramanda, anche i migliori pittori e scultori che hanno fatto scuola hanno visto passare davanti a loro pesti e carestie ma l’arte è comunque rifiorita in ogni stagione, dando il via a periodi meravigliosi come il Rinascimento. Che sia il 21esimo secolo la culla di una nuova corrente artistica, simbolo di rinascita. Intanto il settore continua a stringere i denti e a sprigionare bellezza per i sensi, come tramandato dai secoli.

 

Margherita Cecchin

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