Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Agrabah (Associazione genitori per l’autismo) contenente il punto di vista dei genitori, amareggiati per la mancata riapertura dei centri diurni.
Gentile redazione,
siamo un gruppo di genitori di bambini e ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico, fortemente preoccupati per la mancata riapertura delle strutture semiresidenziali per persone con disabilità. Ad oggi, infatti, nonostante il DPCM 26/04/2020 e la delibera regionale 571/2020 prevedessero una ripresa in tempi stretti delle attività dei centri diurni a partire dal 18 maggio, ciò non è ancora avvenuto. Dopo oltre due mesi di confinamento nelle fasi più dure dell’emergenza, e proprio quando pensavamo di poter vedere una luce in fondo al tunnel, ci sentiamo invece come sprofondati in una palude senza fine.
L’interruzione dei Progetti assistenziali individuali per noi significa innanzitutto la perdita delle competenze e dei risultati raggiunti dai ragazzi in tanti anni di progetti educativi. Con grandi difficoltà abbiamo gestito e vissuto la condizione del confinamento e, pur avendone compreso a fondo l’esigenza, confidavamo in una riapertura tempestiva delle strutture in modo da poter contenere i danni di un periodo così lungo di inattività. Assistiamo invece a quella di piscine e palestre, ma non alla ripresa di servizi indispensabili ai nostri figli.
In questi mesi Agrabah Onlus si è attivata con progetti di teleriabilitazione e con un supporto a distanza certamente prezioso, ma non sufficiente a far fronte al crescente disagio delle famiglie, ancor più impellente ora che con la Fase 2 molti di noi sono rientrati a lavoro. Oltre a rappresentare uno stimolo e un’esperienza di autonomia indispensabili per i ragazzi, i progetti di Agrabah sono da tempo mirati a finalità importanti come il «dopo di noi». Ci sembra di essere tornati indietro di vent’anni: allora, quando nacque l’associazione, quasi nessuno sapeva cos’era l’autismo né c’era consapevolezza della necessità di farsene carico.
Agrabah ha già presentato il progetto per la riapertura dei centri di Santomato e di Gello ed è in attesa di valutazione dalle autorità competenti. Sappiamo che la situazione è complessa e che la risposta non può essere immediata, ma pensiamo che le famiglie, laddove la ripresa non poteva essere garantita in tempi brevi, avrebbero potuto essere indirizzate almeno verso servizi di assistenza domiciliare. Niente di tutto ciò è avvenuto, e anzi con grande delusione prendiamo atto del fatto che nemmeno con la data ultima del 1 giugno potremo contare sul supporto di cui abbiamo urgentemente bisogno.
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