Nel corso del XV° secolo Firenze divenne il centro artistico del Rinascimento. Promotrice di una forte rivoluzione culturale, la città fiorentina in due secoli contribuì a trascinare l'Europa dal Medioevo all'età Moderna.
Il rinascimento fiorentino sviluppò anche il concetto di giardino come espressione estetica e culturale, un luogo di sperimentazione che al contempo esprimeva la nuova visione del mondo e la concezione medicea di Stato. Furono infatti proprio i Medici, una volta rilevate le redini del granducato di Toscana con Cosimo il Vecchio, ad imporre dalla prima metà del '400 i nuovi modelli per l'organizzazione degli spazi delle corti europee introducendo anche il concetto di giardino all'italiana caratterizzato da disegni geometrici e luoghi aperti arricchiti da elementi scultorei, fontane e giochi d'acqua.
Ad introdurre il binomio natura-arte fu Lorenzo il Magnifico che nei giardini di San Marco, a pochi passi Palazzo Medici (oggi Medici-Ricciardi), creò un verziere per gli studiosi, la prima Accademia d'Europa destinata ai giovani artisti. Attraverso l'esempio della collezione di opere e statue antiche in possesso alla potente famiglia di banchieri fiorentini ed esposta nel parco, gli artisti si esercitava imitando i canoni della bellezza classica a volte migliorandola e introducendo nuove tecniche di produzione. Il giardino si popolò di geni creativi molti di loro provenienti dalla Bottega di Domenico Ghirlandaio e di pari passo l'architettura dei giardini pubblici e quello dei giardini privati presero due direttrici distinte influenzate anche dalle idee di Bartolomeo Michelozzi (detto Michelozzo) e di Filippo Brunelleschi che si occuparono rispettivamente delle proiezioni medicee nel campo dell'edilizia privata e pubblica.
Il cortile-giardino dei palazzi medicei si sviluppa secondo il piano scandito in un'unica direttrice prospettica (come nella Villa Careggi) o dalla doppia terrazza degradata (come a Villa di Fiesole). Sia i giardini pubblici che quelli privati divennero la manifestazione del potere, della forza economica e delle ideologie dei Medici. Attraverso questi spazi venivano comunicati ai cittadini e alle autorità in visita a Firenze la visione del mondo dei regnanti, una sintesi di forza, ricchezza, arte, letteratura, scienza e filosofia.
Villa Careggi, proprietà dei medici dal 1417, nata come residenza rustica e fortificata sotto Giovanni di Bicci de' Medici, divenne nella seconda metà del '400 una dimora sontuosa e ricreativa dedicata allo svago dei proprietari.
Attorno al 1429 Cosimo de' Medici affida a Michelozzo i lavori di ristrutturazione della Villa ed è in questo momento che la residenza cambia pelle esprimendo le idee dell'Accademia Neoplatonica che qui prese sede nel 1459 mentre lo stesso Cosimo, per sottolineare il nuovo indirizzo della proprietà, donava al filosofo Marsilio Ficino un'abitazione nei pressi della Villa.
Anche Lorenzo de' Medici (detto il Magnifico) elesse Careggi come dimora di riposo e svago e noto per la sua passione per i giochi (fu decodificatore lui stesso di alcuni passatempi con dadi e carte) amava intrattenersi spesso con i suoi ospiti in lunghe partite di frusso e di basetta, divertissement al quale il mediceo dedicò anche alcuni componimenti poetici. Non è difficile immaginare la corte fiorentina rilassarsi in questi luoghi ameni per cercare un po' di pace e liberare la mente nei rari momenti lontani dalla vita politica e militare.
Insieme alla riflessione vi era dunque sempre tempo per l'otium e i rigogliosi spazi geometrici di Villa Castello sembrano proprio il luogo ideale per questo scopo.
I suoi giardini vennero riordinati nel 1537 da Niccolò Tribolo che si occupò del nuovo disegno seguendo i canoni del “De re edificatoria” del Leon Battista Alberti, filosofo che volle reinterpretare in chiave moderna i fondamenti dell'architettura vitruviana.
Qui dimorò Cosimo I de' Medici, austero e duro condottiero che dal 1537 riprese le redini di Firenze dopo oltre 40 anni d'incertezza. I giardini di questa Villa sono l'espressione del “buon governo” mediceo, rappresentando nella loro ricca compostezza geometrica il nuovo corso della politica fiorentina e la prosperità portata alla città dal casato. In questi giardini equilibrio e armonia regnano incontrastati dando una perfetta dimostrazione del controllo dell'uomo sulla natura. Qui per la prima volta venne creato un asse prospettico (dal Grotto alla Villa con due fontane intervallate) che rappresentò un'innovazione per l'epoca e costituì un modello per molti giardini nobiliari di allora.
Anche i progetti originari del giardino di Boboli furono frutto dei disegni del Tribolo sebbene alla sua morte, avvenuta nel 1550, lo svolgimento dei lavori venne affidato prima a Bartolomeo Ammanati e poi a Bernardo Buontalenti. Qui il giardino all'italiana trova la sua massima rappresentazione e insieme a Palazzo Pitti, progettato dal Brunelleschi, costituisce la trasposizione esatta dell'idea di potere dei Medici.
Con oltre 800.000 ingressi l'anno il Giardino di Boboli è uno dei “musei a cielo aperto” più visitati d'Europa e insieme alle altre ville medicee di Firenze dal 2013 è diventato patrimonio dell'UNESCO.