Donne democratiche: "Non sappiamo cosa ne sarà del Museo Marino Marini di Pistoia"

(foto gonews.it)

Ad oggi non esiste più un polo culturale del ‘900 pistoiese, né un centro di aggregazione culturale, né un centro di didattica per tutte le fasce di età, né un laboratorio esperienziale per malati di Alzheimer. Al posto di tutto ciò vi è un palazzo di proprietà del Comune, a porte sbarrate, che contiene moltissime opere del Maestro Marini (alcune delle quali di proprietà dello stesso Comune) ma di cui i pistoiesi, o chi volesse, non possono godere.

Lo scorso 4 marzo, si è tenuto l’ultimo Consiglio di Amministrazione a cui ha partecipato anche il Sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, come membro del CdA, ed a seguito del quale lo stesso Sindaco aveva dichiarato che tutto era risolto e che le azioni ed intenzioni della Fondazione erano state fraintese, che tutte le opere  sarebbero rimaste a Pistoia e i lavoratori sarebbero stati pagati.

Tutto risolto? Purtroppo, no.

Ad oggi, le uniche certezze sono che due dipendenti della Fondazione sono stati licenziati, la dipendente rimanente è a casa in cassa integrazione, la Direttrice Maria Teresa Tosi è stata licenziata mentre era ancora in malattia ed in aperta violazione del testamento di Marina Marini, il resto del personale (quattro giovani donne lavoratrici) non ha ricevuto dalla Fondazione il corrispettivo del proprio stipendio e la pagina web del museo non esiste più, essendo stata svuotata di tutto tranne che delle informazioni biografiche su Marino Marini e sulla sua poetica. Ancora, non è chiaro con quali forme riaprirà il Museo.

In tutto questo, il Comune di Pistoia si è fatto scavalcare mantenendo un rigoroso muto immobilismo.

Dopo il vincolo di pertinenza artistica apposto dalla Sovrintendenza, è intervenuta anche la Regione Toscana, non solo a parole ma anche nei fatti. Con la delibera n.317 del 9/3/2020, la Giunta Regionale ha approvato un protocollo di intesa fra Regione e Comune con il quale si è tracciata la strada per permettere al Museo Marino Marini di Pistoia di entrare nella Rete Museale Toscana, da cui conseguirebbero non solo vantaggi in termini di maggiore visibilità ma anche importanti e non trascurabili contributi economici.

Attendiamo risposte chiare dall’Amministrazione e seguiremo con attenzione ciò che verrà risposto all’interpellanza del Gruppo consiliare PD in discussione in questi giorni dopo che, ad analogo sollecito del PD attraverso una comunicazione consiliare poche settimane fa, il Sindaco non aveva proferito verbo.

Cosa sta facendo il Comune al riguardo e qual è la strategia di Pistoia per il difendere il nostro Museo? Perché non operare al fine di inserire il Museo Marini all’interno della Rete dei Musei Civici Pistoiesi?

Si sta cogliendo l’occasione dell’inserimento del Museo nella Rete Museale Toscana (attualmente solo il Museo Civico di Pistoia è all’interno di tale Rete)?

Quando il museo riaprirà e sarà nuovamente fruibile in maniera libera, nel rispetto delle normative vigenti, da tutti i pistoiesi e non?

Quando verrà assicurata a tutte le lavoratrici ed i lavoratori la riassunzione nell’ambito del Museo o, in caso contrario, la ricollocazione all’interno di altre realtà museali?

Sono necessarie risposte chiare e azioni concrete a tutela del Museo e di tutte le lavoratrici e lavoratori coinvolti che non possono pagare il prezzo di scelte dai motivi oscuri prese altrove.

Fonte: La Conferenza delle Donne Democratiche di Pistoia

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