Uccide donna a Cuneo, fermato uomo che viveva nella comunità del Forteto

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Nella serata di ieri una donna originaria di Bucarest e residente a Saluzzo, in provincia di Cuneo, è stata uccisa a colpi di pistola in un'auto nel parcheggio di un supermercato. L'uomo trovato accanto a lei, in stato confusionale è Francesco Borgheresi, militare di 42 anni, fiorentino di origine.

L'uomo, che ha chiamato il 112 ed è stato trasportato in ospedale per una mano ferita, è in stato di fermo.

Borgheresi fino all'età di 20 anni è vissuto nella comunità 'Il Forteto' di Vicchio, in provincia di Firenze, al centro di processi per violenze sessuali e maltrattamenti conclusi con numerose condanne.

L'Associazione vittime del Forteto precisa che Borgheresi non era uno dei bambini affidati, dal tribunale di Firenze, alla comunità di Rodolfo Fiesoli, detto il Profeta, bensì figlio di soci fondatori della comunità.

"Dolore, tragedia nella tragedia e ancora dolore - commenta l'Associazione delle vittime - Francesco Borgheresi è nato al Forteto da una socia fondatrice di quella che, per 40 anni, è stata considerata una comunità taumaturgica per minori e disabili".

"Francesco Borgheresi,- prosegue l'Associazione in un comunicato-, in ottemperanza al sacro dogma forfetiano del rifiuto della famiglia di origine, non è stato cresciuto dalla madre, ma affidato dal Fiesoli ad una madre “funzionale”, Daniela Tardani. Quest’ultima è stata condannata nel recente processo a 6 anni di reclusione in quanto accompagnava uno degli affidati in camera del Fiesoli per fargli “togliere la materialità”. Mai espressione fu più azzeccata di quella utilizzata dal PM Dr.ssa Galeotti per descrivere la vicenda del Forteto: un corto circuito istituzionale. Non basta il commissariamento, non basta istituire commissioni d’inchiesta regionali e parlamentari, non bastano le sentenze, i progetti assistenziali, i convegni, le scuse delle istituzioni, gli attestati alle vittime, non basta riconoscere di avere sbagliato. Quando si crea un corto circuito occorre ripararlo. Se si vuole evitare che accadano ancora fatti come quello di ieri, il Forteto deve essere chiuso per sempre, cancellato il nome legato a quelle orrende nefandezze e le vittime devono essere assistite adeguatamente e risarcite. Non bastano le scuse, chiudere, assistere le vittime e risarcire il danno provocato".


Il fermato confessa il femminicidio

Francesco Borgheresi ha confessato di aver sparato e ucciso la compagna Mihaela Apostolides, 41enne di origini romene. "Abbiamo fatto la spesa insieme, poi in auto abbiamo litigato. Ho perso la testa. Stavamo insieme ma non ce la facevo più, mi aveva chiesto molti soldi durante il lockdown".

L'uomo è stato portato prima in ospedale, dove gli è stata estratta dalla mano sinistra una pallottola che si è sparato nella colluttazione con la vittima, poi nel carcere di Cuneo.

La vittima, Mihaela Apostolides, era in Italia da 15 anni, abitava a Cuneo, dopo un periodo a Saluzzo, e lavorava in bar e locali.

Durante il lockdown la donna ha condiviso con la sorella un alloggio in una frazione di Cuneo, dove ha passato la notte di giovedì con l'uomo. Borgheresi, militare e appassionato di armi, era partito da Firenze per rivederla. Ha portato con sé due pistole e tante munizioni, trovate e sequestrate dalla polizia scientifica. Una calibro 6,35, l'arma con cui ha ucciso la donna, è stata trovata nell'abitacolo dell'auto. L'altra, un revolver, era nel bagagliaio, dove c'era anche uno zaino del terzo reggimento alpini. Dipendente dell'Istituto cartografico di Firenze, aveva chiesto il trasferimento per stare vicino ai genitori. Dopo l'interrogatorio col sostituto procuratore Alberto Braghin, sono in corso gli accertamenti sui cellulari della coppia, oltre a una perquisizione della polizia nella casa del militare a Firenze.

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