Il mondo intero e con lui tutti i settori lavorativi si stanno organizzando per convivere con l’emergenza Coronavirus. Infatti l’epidemia, non ancora debellata, costringe a non poter stare più vicini come prima e di conseguenza ci porta a rimodulare gli spazi, riorganizzarli, ripensarli. Proprio per questo le spiagge sono state oggetto di grandi dibattiti e idee, sul come assicurare per l’estate 2020 tintarella e tuffi, nonostante il Covid.
Quattro ragazze della Valdera tutte classe 1993, amiche e neo architette ci hanno pensato, e lo hanno fatto in modo molto originale con il progetto ISOLA.TI. Le autrici si chiamano Ludovica Aringhieri, Bianca Cartacci, Carlotta Di Sandro e Federica Frino e sono rispettivamente di Ponsacco, Fornacette, Buti e Pontedera. Il quartetto di 27enni, compagne di studi all’Università di Firenze, ha dato il via al progetto durante la quarantena. “Ci siamo chieste, come poter recuperare i posti che mancano in spiaggia e qual è il modo migliore di concretizzare l’isolamento?” – a raccontare il dietro le quinte dell’idea targata in rosa è Carlotta Di Sandro. Le ragazze, dopo aver visto tante soluzioni ma sempre studiate sulla sabbia si sono concentrate altrove, puntando alla prima cosa disponibile dopo il bagnasciuga: delle isole in acqua. La progettazione collettiva è iniziata a distanza tramite teleconferenze, vista l’impossibilità del lockdown di creare incontri veri, ed è continuata fino a oggi partorendo il progetto definitivo. “Ci sembrava irrealizzabile ma in realtà, se è studiata bene, abbiamo capito che si può fare”.
Come funziona ISOLA.TI
Rompiamo gli schemi, guardiamo oltre al classico lettino sulla sabbia e apriamo le porte al divanetto su un’isola galleggiante. Le 4 architette cambiano prospettiva e pensano all’isolamento come occasione.
L’isola si concretizza su una piattaforma galleggiante di 3 x 3 metri, sostenuta da cubi galleggianti, ancorata al suolo e raggiungibile tramite barchette che dalla riva portano al proprio spazio sull’acqua. Potrà ospitare 2-3 persone e, a seconda delle esigenze, le piattaforme potranno essere unite in modo da far accomodare una famiglia più numerosa. La struttura è pensata per essere realizzata secondo modelli ecosostenibili nel rispetto del contesto naturale delle acque: “Per i galleggianti a sostegno della piattaforma vorremmo adottare la plastica riciclata – ha continuato Carlotta – mentre il rivestimento delle piattaforme è pensato in legno o wpc, perché non abbia un impatto troppo incisivo sul mare e perché materiale più ecosostenibile del legno forse non c’è”.
Cosa potremmo trovare sulle isole?
“Abbiamo proposto tre tipologie adattabili alle richieste – ha spiegato Di Sandro. Un primo tipo più semplice, privo di ogni arredo o copertura” quindi adatto per una giornata dedicata all’abbronzatura e al divertimento. “Gli altri due tipi di piattaforme saranno arredate a piacimento. Non ci sono pericoli per gli effetti personali poiché abbiamo escogitato dei box per contenere gli oggetti dei bagnanti”. Le isole arredate mirate al relax ospiteranno lettini, poltrone e coperture di vario genere e materiale, tutto impermeabile e igienizzabile a fine giornata.
Lo scopo primario del progetto è recuperare quei posti persi in spiaggia dal distanziamento imposto dal Covid ma non solo: “Stiamo mirando anche ad altri specchi d’acqua oltre al mare, come i laghi balneabili”. ISOLA.TI pensa inoltre ad integrare posti in quei luoghi meno accessibili per natura, come le scogliere.
Il progetto però guarda anche a stagioni estive post Coronavirus. “Le piattaforme in futuro, fuori dalla pandemia, potrebbero continuare ad essere utilizzate unendole e creando parchi giochi acquatici per bambini, spazi collettivi per aperitivi sul mare o ospitare magari degli spettacoli. Siamo tutte appassionate di cinema – ha continuato Carlotta – e abbiamo immaginato un cinema sull’acqua, il classico film all’aperto che acquista ancora più valore perché le persone guarderebbero lo schermo in spiaggia ma sospesi in mare. Le isole potrebbero quindi ospitare spettacoli in generale e abbracciare l’arte in tutte le sue forme, sperando che la situazione odierna passi il prima possibile e puntando quindi al loro riutilizzo”.
Non sapete nuotare? Tranquilli, non c’è pericolo. Se l’isola non fosse raggiungibile a piedi “abbiamo pensato ad integrare delle ciambelle e salvagente legati alla piattaforma, che nel caso sarà organizzata con tutte le misure di sicurezza previste”- ha sottolineato ancora Di Sandro.
Un progetto infine completamente al femminile, realizzato da quattro architette legate dall’amicizia e dal tempo trascorso in treno come pendolari per raggiungere l'Università. Delle isole in legno rispettose della natura, confortevoli o allo stato brado, per il relax o per il divertimento insomma, realizzabili a proprio piacimento. Una soluzione pensata per far fronte alle ristrettezze del Coronavirus che cerca quindi di risolvere un momento di disagio con un punto di vista ottimistico e magari proiettato nel futuro, tramite la flessibilità d’uso della struttura proposta che comprende la vita sociale che tornerà, riunendo le piattaforme separate dal Covid e creando una grande isola dove ricominciare a stare insieme.
Margherita Cecchin
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