Riceviamo e pubblichiamo in forma ridotta una lettera aperta di Andrea Picchielli, responsabile provinciale Lega Giovani e capogruppo Lega in Consiglio comunale a Empoli, sulla situazione della scuola dopo i mesi di didattica a distanza e di lezioni online.
1) Didattica a distanza
Solo qualche preside (Mazzoni preside Empoli Est) ha espresso un giudizio positivo sulla didattica a distanza, definendola una spinta innovativa per la scuola. Ma se fosse davvero un passo in avanti verso il cambiamento epocale del fare scuola, non possiamo non chiederci in quali condizioni sono stati costretti ad operare gli insegnanti e gli alunni durante questo lungo periodo di pandemia: molti utenti e docenti non hanno le attrezzature, pc o tablet e spesso nemmeno la connessione per le video lezioni; difficoltà di connessione si sono registrate ovunque per il sovraccarico della rete (per limitazioni di banda o scarsa ricezione) e tutto ciò ha invalidato l’attenzione e la partecipazione attiva durante le attività in DAD, dovute alle frequenti interruzioni e al dialogo conseguente. Molti docenti sono risultati impreparati o improvvisati di fronte all’uso della tecnologia nella didattica sincrona e asincrona e soprattutto hanno lavorato senza indicazioni ministeriali omogenee. Ogni insegnante ha impostato una didattica secondo la propria idea e secondo le proprie personali convinzioni.
2) Democratizzazione della cultura
La cultura potrà davvero rivelarsi il motore del cambiamento solo e soltanto se, oltre agli investimenti, saranno attuate e portate avanti politiche per allargare sempre di più la base di chi può avere accesso e, soprattutto, può elaborare conoscenza. Altrimenti, sarà ancora una volta una cultura delle élite per le élite e quindi un’opportunità per pochi. La cultura, e l’accesso alla conoscenza, oltre che propulsore della crescita, deve essere agente di democratizzazione e di cittadinanza. Con la didattica a distanza sono state date a tutti le stesse opportunità per apprendere? Molti alunni, in modo particolare gli alunni più piccoli o disabili, non possiedono le abilità strumentali o necessarie per utilizzare gli strumenti tecnologici e nemmeno la disponibilità di un adulto di riferimento, di solito un genitore, per sostenere i figli o nell’accesso al pc o alla rete; oppure durante le dirette o quando utilizzano i vari strumenti (video
lezioni, download, o upload dei materiali ricevuti dai docenti o da inviare ai docenti).
In queste condizioni si è chiesto, in modo implicito, al genitore di diventare “l’insegnante del proprio figlio” sostituendosi agli stessi docenti per illustrare le indicazioni da seguire nello svolgimento delle attività; o per spiegare i contenuti disciplinari “semplicemente inviati all’alunno” o, in altri casi, “spiegati frettolosamente” (i nuovi contenuti sono nel libro di testo
o in schede di approfondimento indicate e/o inviate dai docenti). Tutto ciò è quello che è accaduto in moltissime realtà scolastiche.
Non bisogna inoltre sottovalutare difficoltà relative a particolari situazioni familiari: non tutti nelle proprie abitazioni dispongono, non solo di strumenti sufficienti, ma anche di spazi riservati per svolgere le video lezioni; inoltre questo “accesso” di altre persone all’interno delle famiglie avviene anche in situazioni delicate, rendendo impossibile la comunicazione (si pensi alle condizioni di malattia o malessere di uno dei familiari, come pure a tensioni o altri bisogni propri della famiglia, infatti molti hanno perso il lavoro e altri vivono in condizioni precarie e senza sufficienti garanzie da parte dello Stato).
A tutto ciò si aggiungono altre condizioni di responsabilità e di sicurezza, assai note: i rischi della rete, l’eccessiva esposizione davanti al monitor, con rischi sulla salute, anche fisica; l’eccessivo carico di lavoro che, con la didattica a distanza, è aumentato a dismisura soprattutto per i genitori e senza offrire spesso condizioni di apprendimento significativo per gli alunni.
[...]
3) Esame di maturità e misure contenitive per lo svolgimento degli esami di stato in presenza
A partire dal 17 giugno 500 mila studenti italiani saranno chiamati a svolgere l'esame di Stato, in un contesto completamente diverso rispetto al passato a causa dell'emergenza Coronavirus. Dopo una serie di ipotesi avanzate dal Ministero dell'istruzione nei mesi scorsi, con un tira e molla tra esame in presenza o da remoto, il ministro Lucia Azzolina ha presentato prima una bozza di decreto e poi il decreto solo il 15 maggio. Dal decreto si evince il nuovo svolgimento dell'esame, che sarà in presenza, nonostante le scuole siano chiuse da marzo in seguito al lockdown per contenere la diffusione del contagio; non ci saranno le canoniche prove scritte ma solo un maxi-colloquio orale dalla durata di circa un'ora; inoltre la commissione sarà composta da 6 membri, tutti interni, scelti direttamente dai singoli consigli di Classe, che dovranno comprendere i docenti di italiano e delle materie delle seconde prove previste per ciascun indirizzo.
I presidenti, invece, saranno esterni e designati dagli uffici scolastici regionali entro il prossimo 21 maggio; durante lo svolgimento di tutti i lavori sia i componenti della commissione che lo studente ed eventuali accompagnatori dovranno indossare la mascherina di protezione e tenere una distanza di due metri.
Fin qui forse tutto potrebbe apparire nella norma, ma non possiamo sottovalutare alcune ombre di non poco conto: la ministra ha annunciato che ci sarà un elaborato sulle materie di indirizzo, ma non ha fornito maggiori dettagli, cosa che ha scatenato il panico tra gli studenti che a circa un mese dall’esame che inizierà il 17 giugno e che si chiedono di cosa si tratti.
A destare incertezze è anche l’analisi del testo di italiano (non può un orale sostituire uno scritto) e anche l’analisi del materialescelto dalla commissione, che fa pensare alle famose buste del precedente anno scolastico, anche se pare che quest’anno non ci siano.
[...]
Conclusioni
Il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonio Giannelli, parla di “responsabilità improprie” per docenti e dirigenti in vista dell’esame di maturità e a settembre per la ripartenza,
Come può fare un docente ad impedire ad un alunno di togliere per scherzo la mascherina ad un altro compagno nel cambio dell’ora? Come si fa a caricare le persone di queste responsabilità? I compiti dei lavoratori devono essere esigibili, ma se diventano inesigibili… dove vogliamo arrivare?
Come se nulla fosse il ministero continua a emanare circolari, il “Comitatone” si occupa dell’area teorica del domani, mentre i funzionari guardano l’aspetto concreto del diritto in modo tale da scaricare ogni decisione e responsabilità su docenti e presidi.
La scuola è stata stravolta ed è completamente da ricostruire, sarebbe interessante sapere cosa si stia meditando al ministero di viale Trastevere. A settembre si tornerà forse sui banchi di scuola ma le lezioni si potranno seguire per metà del tempo in classe e per metà online. Ma senza doppi turni (inizialmente ipotizzati) o smembramenti: gli alunni che restano a casa seguiranno le lezioni con i loro compagni ma collegati al computer. E si alterneranno nei posti sui banchi, nel corso della settimana, per evitare gli affollamenti nelle scuole.
A questo si aggiunge il recupero dei debiti per gli alunni che verranno promossi con le insufficienze alle superiori: si può seriamente pensare ad un recupero serio ed efficace da svolgere
solamente nelle prime due settimane di settembre a fronte di lacune accumulate in tre mesi scuola a distanza con tutti i limiti precedentemente evidenziati? Non sarebbe forse meglio pensare ad una scuola veramente inclusiva con Linee Guida autorevoli affinché la ripartenza non venga lasciata all’improvvisazione e al buonsenso di qualche insegnante o al delirio di altri?
Non è sufficiente dire che si deve fare così, ma anche chi paga e di chi è la responsabilità …ma con un governo che ha rovesciato tutta la responsabilità sul popolo, c’è veramente poco da gioire.
Notizie correlate
Tutte le notizie di Empoli
<< Indietro