Trasmettiamo agli organi di informazione il testo dell’appello “Firenze Popolare” promosso da un gruppo di donne e uomini legati a Firenze da ragioni di vita, studio, lavoro e affetto. Firenze, patrimonio universale, deve tornare a essere una città vera, aperta e popolare. L’obiettivo dell’iniziativa, rivolta alle istituzioni, al mondo delle associazioni e, soprattutto, alle cittadine e ai cittadini della città gigliata, è aprire un serio dibattito sul futuro di Firenze per affrontare insieme la profonda crisi che sta segnando il nostro territorio, sotto tutti i profili: sanitario, economico, sociale e ambientale.
L’appello è promosso, a titolo personale, da:
Grazia Galli, Sandra Gesualdi, Tomaso Montanari, Vezio De Lucia, Antonella Bundu, Dmitrij Palagi, Chiara Giunti, Emanuele Baciocchi, Lara Cioni, Laura Grandi, Vincenzo Russo, Serena Pillozzi, Roberto Di Loreto, Sandra Carpi Lapi, Antonio Iocca, Massimo Lensi.
L’Associazione Progetto Firenze ha messo a disposizione la sua piattaforma web e il suo ufficio stampa per la diffusione dell’appello, che potrà essere sottoscritto sul sito www.progettofirenze.it o scrivendo a dilloaprogettofirenze@gmail.com
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FIRENZE POPOLARE
Per un futuro diverso
Uno spettro si aggira per Firenze, lo spettro dell’anti-consumismo. Il virus Covid-19 ha mandato a gambe all’aria un modello di sviluppo locale che, di fronte all’emergenza, ha dimostrato tutta la sua debolezza. Un modello che invece di creare sviluppo popolare ha mostrato il volto avido del consumo di risorse e beni comuni. Firenze è di tutti, ma negli anni passati è stata consumata per la ricchezza di pochi. Dopo aver investito forsennatamente nella crescita del turismo di massa fino a soffocare per overtourism, Firenze è oggi una città in ginocchio. Noi non vogliamo che Firenze torni a percorrere quel modello insostenibile e quegli stessi errori. Noi vogliamo cambiare la nostra città.
Una moltitudine di imprenditori, grandi medi e piccoli, ma soprattutto di lavoratori e lavoratrici, obbligati già nell’epoca delle vacche grasse alla partita Iva o a contratti parziali e temporanei, quando non del tutto in nero, oggi si ritrova prostrata e bisognosa di aiuto per far fronte al presente e a un futuro denso di incognite. Incalzati dal vento populista e dalle paure per le imminenti elezioni regionali, Governo, Regione e Amministrazione comunale appaiono spinte ad agire in continuità con le politiche che hanno portato al disastro attuale, senza costruire una visione di prospettiva e, ancor peggio, senza alcuna apparente consapevolezza del grande rischio di riproporre in peggio gli errori sin qui commessi.
Limitarsi alla restaurazione del recente passato ci indebolirebbe ulteriormente, condannando definitivamente la città alla speculazione e alla mercificazione di ogni residuo spazio sociale, politico e culturale, oltretutto esponendoci ancor di più al rischio che tragedie come quella che stiamo vivendo si ripetano. Sappiamo bene, infatti, che, con oltre dieci milioni di visitatori l’anno e una ricettività capillarmente diffusa nelle abitazioni e poco controllabile, solo la fortuna ha salvato Firenze dallo scoppio dei gravi focolai epidemici verificatisi in altre provincie e regioni. Una fortuna che sarebbe irresponsabile sfidare e porrebbe sul piatto dell’azzardo la perdita di altre vite e lo sperpero di quelle irripetibili risorse di aiuto che ora si invocano.
Noi crediamo che Firenze meriti un futuro più sicuro e sostenibile di quello basato su una mera restaurazione del periodo pre-pandemico, e che abbiamo il dovere di cominciare a costruirlo insieme già da ora. Riteniamo che ai necessari interventi di sostegno al reddito debba affiancarsi un coraggioso programma di riconversione delle filiere unicamente basate su turismo, luxury ed export. Per rafforzare il sistema immunitario, non solo biologico, e il tessuto sociale della nostra città, occorre liberarne gli spazi e le energie concentrando gli sforzi su investimenti prioritari in ricerca, sanità, cultura e formazione, manifattura, artigianato, difesa e recupero del territorio e dell’ambiente. Un programma che non lasci indietro nessuno e tolga ragion d’essere alle contrapposizioni coinvolgendo tutte le forze sociali, culturali ed economiche della Città Metropolitana in un patto di responsabilità reciproca con le istituzioni, vincolando gli aiuti al salvataggio dei posti di lavoro, alle verifiche contrattuali, alla correttezza fiscale, alla sostenibilità ambientale e sociale delle nuove produzioni, al recupero per una fruizione condivisa dei beni pubblici.
Sortirne insieme è politica – ricordava Don Milani. Questa è ora l’unica strada percorribile per rifondare Firenze, perché torni a essere città vera, davvero aperta e ospitale per chi ci vive e per chi vorrà tornare a visitarla. Perché Firenze torni a essere una città popolare e popolata da tutte e tutti, veramente ovunque. Una città di tutte e tutti.
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