Cari fratelli e sorelle,
è una grande gioia, per le nostre Chiese, poter tornare a vivere con il popolo le celebrazioni liturgiche, poter riprendere la condivisione, in forma comunitaria, della Mensa Eucaristica.
Come Vescovi toscani, rinnoviamo il nostro compiacimento per l’intesa raggiunta tra Stato e Chiesa nel Protocollo firmato giovedì 7 maggio, nello spirito di reciproca collaborazione per il bene del Paese espresso dalle norme concordatarie.
Abbiamo accettate di buon grado, per senso di responsabilità e animati dalla carità verso tutti, le restrizioni dolorose di questi mesi e che ancora in parte viviamo. Ora siamo lieti che si possa aprire una nuova stagione piena di speranza. Mentre invitiamo le nostre comunità e ciascuno ad agire con responsabilità, adottando tutti gli accorgimenti necessari per mettere in atto, nelle diverse situazioni concrete, le misure indicate nel Protocollo, vogliamo definire anche l’orizzonte pastorale entro cui si colloca questa nuova fase, che vede, nell’ottica di una prudente ripresa della vita sociale, anche la possibilità di una più ampia partecipazione dei fedeli alla vita sacramentale, sebbene a precise necessarie condizioni. Ci ispira la certezza che l’attenzione a mettere in atto quanto è necessario per la salvaguardia della salute di tutti può andare di pari passo con una vita liturgica che permetta ai credenti di poter alimentare alle sorgenti della loro fede il loro contributo alla vita civile.
Invitiamo innanzitutto le comunità a mostrare – anche attraverso lo scrupoloso rispetto delle misure di sicurezza – quanto sia bello e importante poter tornare a celebrare insieme. Sarà un momento di letizia, e allo stesso tempo di vicinanza per chi ha sofferto, e soffre, per tutte le conseguenze che questa pandemia ha provocato e continua a provocare a livello sanitario, sociale, economico. Mentre riprendiamo con rinnovato slancio le celebrazioni dell’Eucaristia con il popolo, vogliamo dire che in esse continueranno a essere presenti, come lo sono stati finora, i malati; i defunti e le loro famiglie nel dolore; le persone che hanno vissuto ansia, solitudine, che si trovano in situazione di disagio o povertà; tutti coloro che si stanno spendendo per il bene comune, con particolare attenzione a medici, infermieri e altro personale sanitario, cui va una ribadita gratitudine per l’abnegazione e l’impegno professionale, nonché chi esercita responsabilità nella vita politica, amministrativa ed economica, perché, guidati dalla ricerca del bene comune, diano forma a una ripresa che non lasci indietro nessuno, famiglie, lavoratori, poveri.
Il Protocollo ci chiede, tra l’altro, che l’accesso agli spazi della celebrazione sia regolato da volontari e collaboratori: è un’opportunità che possiamo cogliere perché la presenza di queste persone serva non solo a garantire il rispetto delle misure di sicurezza, ma anche a mostrare lo spirito di gioiosa accoglienza con cui la comunità vive questo momento, sottolineando come tutti gli accorgimenti che sarà necessario tenere presenti durante la celebrazione sono nell’interesse e per il bene di tutti.
Ribadiamo l’importanza delle nostre chiese come luoghi deputati alla celebrazione liturgica, nelle quali già dal 18 maggio potremo celebrare la liturgia feriale. Per le liturgie domenicali, potrà essere valutata, se necessario, la possibilità di utilizzare altri ambienti parrocchiali più vasti, oppure di individuare, in accordo con le autorità civili, spazi, anche all’aperto, in cui poter svolgere le celebrazioni in forma dignitosa.
Nell’invitare calorosamente tutti i fedeli a tornare a partecipare alla liturgia, ricordiamo anche che, come sempre, quanti per motivi di età o di salute sono dispensati dal precetto festivo potranno continuare a seguire le celebrazioni attraverso i mezzi di comunicazione, a cominciare dai normali canali televisivi.
Le nostre Chiese hanno fatto sentire, in questi mesi, la loro vicinanza attraverso un’intensa attività caritativa, che si è moltiplicata di fronte alle tante nuove situazioni di povertà e ha coinvolto numerosi volontari. Ma anche la vita spirituale e l’attività pastorale sono proseguite, attraverso nuovi strumenti e modalità. Molte chiese sono sempre rimaste aperte per la preghiera personale, così come i nostri sacerdoti non hanno mai interrotto la celebrazione del culto a nome della Chiesa. Anche quando hanno celebrato da soli o con pochissime persone, lo hanno fatto a nome di tutti, continuando a offrire per tutto il popolo il sacrificio di lode nel memoriale della passione e risurrezione del Signore.
Questo tempo difficile ci ha fatto riscoprire anche cose importanti, sulle quali sarà necessario ritornare con una riflessione più attenta. C’è stata la scoperta di una ministerialità diffusa, la valorizzazione della famiglia come Chiesa domestica, in cui la vita di preghiera e l’ascolto della Parola di Dio hanno conosciuto una bella fioritura, la ricchezza spirituale della preghiera e della meditazione di ciascuno, in specie degli anziani. La Chiesa, nel suo insieme, non ha mai smesso in questi giorni di annunciare la buona notizia di Cristo Crocifisso e Risorto, facendo arrivare in tanti modi la sua voce. Tutto questo non deve andare perduto, e dovrà aiutarci a ripensare per i prossimi mesi la vita ecclesiale. È fondamentale vedere in questa nuova fase della vita comunitaria, pur nel permanere dell’emergenza sanitaria, un’occasione di vero rinnovamento di tutta la vita cristiana. Nella continuità di un cammino che mai si è interrotto – lo vogliamo sottolineare – intendiamo cogliere in questo momento l’invito del Signore a compiere un passo ulteriore nella fedeltà al Vangelo, trovando modi nuovi di vivere come comunità, segnati da un desiderio di conversione autentica, da uno slancio di ritorno al Signore, con una fede arricchita anche dal sacrificio.
Sappiamo che il cammino verso una piena ripresa della vita delle nostre comunità dovrà essere graduale e progressivo: dovremo essere pronti, nei prossimi mesi, a individuare, in un proficuo dialogo con le autorità civili, le forme più idonee in cui poter riprendere anche tutte quelle attività educative e formative, rivolte in modo particolare a bambini, ragazzi e giovani, che costituiscono un prezioso servizio per tutta la società. È un’attesa viva tra noi, ma che potrà prendere forma solo in considerazione di come si svilupperà la diffusione della pandemia. L’attesa non deve tradursi in scelte affrettate, ma in paziente preparazione.
Dobbiamo essere consapevoli che per un tempo, che sarà ancora probabilmente lungo, dovremo adeguare la nostra vita alle limitazioni e alle modalità che questa emergenza ci impone, pur auspicando che tutti i momenti che caratterizzano la nostra esperienza di fede possano gradualmente aprirsi a una piena partecipazione. In questo momento quello che più ci preme è ribadire il nostro essere profondamente lieti che le nostre comunità possano tornare a celebrare insieme l’Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana. Un segno di questa gioia sarà la celebrazione che le Chiese di Toscana faranno della Messa Crismale il 30 maggio, vigilia della Pentecoste, la Messa in cui, con la benedizione degli Oli, vengono offerti ai credenti i segni dell’amore di Dio che fa nuova la nostra vita.
Un ultimo invito. L’“Alto Comitato per la fratellanza umana”, composto da capi di diverse religioni, ha proposto ai credenti di tutte le religioni di vivere il prossimo 14 maggio una giornata di preghiera, digiuno e opere di carità, una comune condivisione degli spiriti per implorare Dio che aiuti l’umanità a superare questa pandemia. Il Papa ci chiede di aderire a questa giornata e noi vi esortiamo a farlo, con la fiducia che i credenti ripongono nella preghiera.
Vi salutiamo, in questo tempo di Pasqua, con l’antico annuncio: “Cristo è risorto. Cristo è davvero risorto!”. Lo Spirito del Risorto, che è gioia, pace e novità di vita, sia con tutti voi.
Fonte: I Vescovi delle Diocesi della Toscana
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