Non Una Di Meno Empolese Valdelsa: "Rabbia per la chiusura dei porti"

Nei giorni scorsi sono stati individuati i nomi delle persone decedute nel naufragio del giorno di Pasqua.
Il collettivo Non una di meno di Empoli coglie questa triste occasione per "esprimere la sua rabbia per la chiusura dei porti italiani con la scusa dell'emergenza sanitaria, chiusura che ha portato a tragedie come quella del naufragio del 12 aprile nel Mediterraneo".
Dal collettivo arriva il messaggio di una delle tante voci della piazza empolese dell'8 marzo 2019, che racconta dell'accoglienza delle donne richiedenti asilo sul nostro territorio:

"La maggioranza delle donne negli SPRAR italiani sono vittime di tratta nei loro paesi di origine e nei paesi che hanno attraversato, oltre che di sfruttamento della prostituzione e di violenza sessuale.
Non solo gli operatori del sociale ma anche la società civile sono responsabili dell'accoglienza e della costruzione, insieme, di un rapporto di fiducia e collaborazione nell'interesse della comunità tutta.
Sulla carta, le donne richiedenti asilo che dichiarano di essere vittime di tratta o di sfruttamento della prostituzione possono accedere tramite l'art. 18 del d.l. 286/98 ad un permesso di soggiorno speciale e seguire dei percorsi di autonomia e integrazione. Tuttavia, è impensabile riuscire a costruire un qualsiasi tipo di percorso senza che venga colmato quel gap culturale che impedisce alle donne di sentirsi sicure nel loro paese di arrivo.
Solo la collaborazione di tutta la collettività può qualcosa perché ognuno di noi quotidianamente incontrerà una donna all'asilo, al supermercato o per la strada ed è da qui che si deve iniziare, insieme, a costruire.
Quello per cui quotidianamente dobbiamo lavorare è creare una rete sana intorno alle donne migranti e richiedenti asilo, partendo dai loro obiettivi, sviluppando il loro empowerment, sostenendole nel farsi promotrici del loro stesso futuro. Integrare, invece che emarginare, è responsabilità in primis delle istituzioni, della politica, di chi amministra il Paese e di chi fa dell'accoglienza la propria professione. Ma niente sarebbe sufficiente senza l'impegno di tutte le cittadine e di tutti i cittadini, delle attiviste e degli attivisti, di una società civile che si faccia portatrice degli ideali e dei valori dell'accoglienza e dell'antirazzismo. Superare i traumi non è facile, e tutte le donne che giungono dal mare hanno conosciuto la prigionia, gli stupri, le torture o la tratta. Davanti a questi vissuti il lavoro si fa anche più delicato e duro, se possibile, ma l'obiettivo è sempre chiaro: rendere realizzabili le loro aspettative di felicità, a partire dalla conoscenza e la consapevolezza dei loro diritti.

Fonte: Non Una Di Meno Empolese Valdelsa - Ufficio stampa

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