La Regione Toscana ha definito di inserire tra i soggetti cui dare la priorità per la esecuzione dei test sierologici rapidi anche la Polizia Municipale e i dipendenti pubblici la cui attività implica contatto con il pubblico (per attività a contatto con il pubblico si intendono attività svolte in luogo pubblico e luogo aperto al pubblico nei confronti di un'utenza indistinta)
Coloro che rientrano nelle tipologie sopra definite, sono chiamati a sottoporsi al test su base volontaria. Alcuni gruppi di loro hanno ricevuto la richiesta di comunicare entro domani lunedi 4 maggio alle ore 10 la propria disponibilità ad effettuare il test.
Ora, il test può dare risultato positivo, dubbio o negativo. In caso di esito positivo o dubbio, i soggetti saranno messi in quarantena domiciliare e resteranno in isolamento fino a quando non saranno sottoposti a tampone orofaringeo per la diagnosi definitiva. Eppure ad oggi, a fronte di un risultato positivo o dubbio, non solo non risulta definita una tempistica massima entro la quale sarà effettuato il tampone (In assenza di sintomi o di dichiarazione di essere venuti a contatto con soggetti risultati positivi al contagio, la richiesta di tampone collegata al solo risultato del test andrà in coda a tutte le altre) ma neppure la certezza di ottenere la richiesta dello stesso tampone da parte del medico di famiglia, poiché il test non ha valore diagnostico, come ricordato anche nella circolare a firma del Direttore Generale del Comune.
Fino all’esecuzione del tampone i soggetti risultati dubbi o positivi al test non potebbero andare a lavoro, ma neppure potrebbero essere considerati in malattia e allora come giustificherebbero la loro assenza ? Prendendo giorni di ferie? Il soggetto che si sentisse negare dal proprio medico curante la richiesta di tampone sulla base del solo test, come dovrebbe agire? Protraendo la quarantena sine die, con tutti i delicati risvolti psicologici collegati?
E’ indispensabile garantire ai lavoratori che si sottopongono al test la certezza di poter effettuare il tampone in caso di test positivo o dubbio, la certezza sui tempi del medesimo, il riconoscimento di impossibilità a recarsi al lavoro alla stregua della malattia in caso di esito positivo o dubbio del test fino all’esecuzione del tampone e il rinvio del termine previsto già per domani per comunicare la propria disponibilità a fare il test sierologico.
Altrimenti il lavoratore che volontariamente decide di effettuare il test paradossalmente rischia di più di quello che si rifiuta. E questo non è accettabile.
Confido in una risposta positiva alla domanda di attualità che ho presentato in merito alla seduta del Consiglio Comunale di domani.
Jacopo Cellai
Forza Italia
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