Coronavirus, il dibattito in Aula sulla comunicazione della Giunta regionale

Coronavirus: il dibattito in Aula sulla comunicazione della Giunta regionale Gli interventi di Elisa Montemagni (Lega), Stefano Scaramelli (Iv), Paolo Marcheschi (FdI), Giacomo Giannarelli (M5S), Gabriele Bianchi (Gruppo Misto), Maurizio Marchetti (FI), Tommaso Fattori (Sì -Toscana a sinistra) di Paola

“Mi piacerebbe avere una Regione che si fida dei propri cittadini, che sta loro accanto e dà loro la possibilità di riaprire le attività, in sicurezza, e che dice: ‘noi ci siamo’”. Così Elisa Montemagni (Lega) ha aperto il dibattito sulla comunicazione dell’assessore Vittorio Bugli. “Ci sono attività che possono e devono riaprire, in caso contrario rischiamo l’esplosione del lavoro nero”. La consigliera si è quindi soffermata sulla mancanza di “chiare linee guida per la sanificazione degli ambienti di lavoro e sulla necessità di una burocrazia semplificata”. E dopo aver accennato alla crisi degli aereoporti toscani e degli operatori balneari, ha concluso con forza: “La Regione Toscana agisca sul Governo per far riaprire”.

Apprezzamento sul presidente Rossi e su tutta la Giunta toscana è stato espresso da Stefano Scaramelli (Iv): “il modello toscano ha dimostrato di saper funzionare e non ci deve essere dicotomia tra salute ed economia”. Da qui la necessità che il Governo tenga conto della Toscana: “gli ultimi provvedimenti ledono i diritti fondamentali della persona e sono stati assunti senza la necessaria condivisione, a differenza di quanto accaduto nella nostra regione”. Il consigliere ha inoltre criticato le misure assistenziali, come il reddito di cittadinanza, chiedendo l’adozione di provvedimenti che, al contrario, favoriscano lavoro e sviluppo. “E’ corretto avere paura di morire, ma non possiamo avere paura di vivere - ha concluso Scaramelli – no alla paura, la Toscana può fare la differenza”.

“Il governatore Rossi non ha voluto il nostro supporto e non ha neppure bisogno del Consiglio regionale perché può fare per conto proprio”, ha esordito Paolo Marcheschi (FdI), soffermandosi sulle iniziative del Governo, definendole “inconcludenti e intempestive”, quindi generatrici di “regole confuse e contraddittorie”. Secondo il consigliere “il decreto legge liquidità non è servito a niente e non possiamo aspettare né il Governo né l’Europa, perché c’è un problema immediato di liquidità per le imprese: gli imprenditori non sono codici Ateco”. “La Regione deve fare un salto di qualità e mettere subito le mani sul proprio bilancio – ha concluso – perché il tempo è il confine tra la vita e la morte delle nostre aziende”.

Giacomo Giannarelli (M5S), dopo aver espresso delusione per gli interventi che lo hanno preceduto, ha affermato che “la Toscana nel complesso si sta comportando bene” e, entrando nel merito dei rapporti tra Governo e Regioni, ha sottolineato che quest’ultime non possono contrapporsi al Governo nazionale: “ci vogliono regole chiare e uniche per tutte le Regioni”. Secondo il consigliere “il Governo sta agendo con cautela per non sottovalutare il rischio, ha adottato misure necessarie ma non sufficienti”, difendendo il reddito di cittadinanza e plaudendo al bonus per i lavoratori autonomi. Giannarelli ha infine concluso che, ai tavoli nazionali e in sede di Conferenza stato-Regioni, si rifletta sull’opportunità di istituire “strumenti innovativi”, come ad esempio le “zone speciali di crisi complessa”.

Un grazie all’impegno della Giunta e del Consiglio è arrivato da Gabriele Bianchi (Gruppo Misto), che ha apprezzato “il lavoro sulla liquidità, portando la voce di chi è disperato”. La sfida, secondo il consigliere, è dar vita a “modelli replicabili”, evitando “l’arrivo delle mafie sul turismo”. “La politica deve dare un segnale di coesione – ha concluso – evitiamo il litigio e costruiamo insieme soluzioni concrete, per rispondere alle aziende e ai cittadini toscani”.

“Io invece non mi sento di ringraziare nessuno” ha esordito Maurizio Marchetti (Fi): “ho apprezzato l’intervento dell’assessore Bugli ma mi aspettavo anche qualcosa di più”. Da qui l’invito ad accelerare i tamponi per riaprire al più presto le attività, avendo anche il coraggio di azzardare, perché di fronte ad uno schermo opaco è difficile programmare il futuro”. Tra i dati sottolineati: solo il 15 per cento dei lavoratori ha riscosso la Cig e facendo riferimento all’appello del Presidente del Consiglio Conte alle Banche, ha affermato: “fa ridere, poiché il ritardo nell’erogazione delle risorse risiede nel mancato arrivo delle garanzie da parte di Sace”. “Mi aspettavo segnali più forti da parte del Governo”, e soffermandosi sulle difficoltà del settore dell’edilizia e sul turismo, ha invocato la necessità di un “tuscany bond”.

Tommaso Fattori (Sì – Toscana a sinistra) ha esordito sostenendo che è “prioritaria la sicurezza dei lavoratori, poiché il contagio avviene soprattutto nei luoghi di lavoro”. Per questo occorrono maggiori controlli ed è necessario un protocollo di sicurezza più rigido, così come occorre incentivare l’uso massiccio dei tamponi, propedeutici alla riapertura delle aziende. E ancora: “è necessario disincentivare il ricorso al mezzo privato e immaginare una riorganizzazione del Tpl, che sarebbe dovuto essere in mano pubblica”. “Questa tragica emergenza deve almeno farci riflettere sulla necessità di ripensare il nostro modello di sviluppo, si è infatti puntato troppo sul turismo e siamo troppo dipendenti dall’export”. Da qui la conclusione di Fattori: “bisogna incentivare l’economia circolare in Toscana e, a livello nazionale, ripensare ad una sorta di nuova Iri”.

Fonte: Consiglio regionale della Toscana - Ufficio Stampa

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