Coronavirus, strategiche anche le aziende dell’export. Rossi: "Ci hanno dato ragione"

Enrico Rossi foto gonews.it

Ripartono i settori produttivi dell’export esposti alla concorrenza internazionale: quelli almeno orientati in modo prevalente alle esportazioni. La possibilità si è concretizzata grazie ad una nota esplicativa dei ministeri allo Sviluppo economico, Salute e Innovazione e trasporti inviata ieri, domenica 26 aprile, al ministro agli interni. Quelle aziende potrebbero dunque riaprire ancora prima del 4 maggio.

“Ci hanno dato ragione – commenta il presidente della Toscana Enrico Rossi – e ringrazio per questo il governo Conte. La Toscana è pronta e ha elaborato protocolli di sicurezza ancora più rigidi di quelli nazionali”.

Da oggi si rimette in moto anche il settore delle costruzioni, ma solo per i cantieri pubblici di opere legate al dissesto, la scuola, le carceri e l’edilizia pubblica residenziale. Anche per loro varrà il protocollo, in Toscana, adottato tra Regione, imprese e sindacati.

Che il settore più vocato ed esposto all’export e alla concorrenza internazionale riaprisse velocemente la Toscana lo avevo chiesto da tempo. E da tempo la Regione, assieme alle parti sociali e le associazioni di categoria, stava lavorando perché ciò avvenisse in assoluta sicurezza, definendo come ciò sarebbe dovuto avvenire. La Toscana aveva individuato tremila aziende che esportano almeno il 25 per cento sui mercati internazionali: imprese che producono macchinari, pelletteria e cuoio, l’oreficeria di Arezzo e tutto il settore della moda, 90 mila lavoratori diretti ed altri 25 mila nell’indotto che insieme realizzano un terzo del Pil regionale, ovvero 33 miliardi di euro. Non è detto che tutte però rientrino tra i requisiti previsti nella nota ministeriale: potrebbero essere un migliaio in meno.

La circolare dice infatti che le «attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale» per le quali è necessaria una semplice comunicazione ai prefetti per riaprire non sono da intendersi solo quelle relative ai settori coperti dalla normativa sul golden power ma «quelle attività produttive orientate in modo prevalente alle esportazioni, il cui prolungamento della sospensione rischierebbe di far perdere al Paese quote di mercato».

“Avevamo chiesto da tempo una riapertura – sottolinea ancora il presidente della Toscana – perché da questi settori dipende una quota importante della ricchezza della nostra regione”. Rossi aveva scritto al presidente del Consiglio Conte il 18 aprile, accompagnando la lettera ad un patto di responsabilità per la sicurezza e la ripresa discusso con sindacati e associazioni di categoria e ad un decalogo anti-contagio con precauzioni ancora maggiori di quelle imposte dal Governo.

Tutto il settore del tessile e del conciario potrà in ogni caso riprendere da oggi una parte almeno delle proprie attività. Sulla base infatti di un’ordinanza annunciata sabato e firmata ieri dal presidente Rossi sono autorizzate le attività di manutenzione e conservazione necessarie ad evitare il deterioramento di scarti di lavorazione di tessuti di origine animale e vegetale giacenti in magazzino.

Sulle aziende dell’export che possono riaprire Rossi scrive ai prefetti

Il presidente della Toscana Enrico Rossi scrive ai prefetti sulla riapertura delle aziende strategiche dell’export, che una nota dei Ministeri competenti ha chiarito ieri, domenica, che possono da subito essere autorizzate a riprendere le attività: quelle almeno orientate in modo prevalente alle esportazioni. In Toscana si calcola che potrebbero essere circa duemila le aziende leader interessate, ma con fornitori e filiera il perimetro si allarga ulteriormente. L’export non è infatti un segmento staccato dal resto dell’economia. Ma come individuare queste aziende?

“Si dovranno considerare – scrive Rossi nella lettera ai prefetti - le imprese per cui almeno il 50 per cento del proprio fatturato , in almeno uno degli ultimi tre anni, è rivolta all’estero”. Imprese e indotto. “E siccome non vi è nessun dato che consenta di cogliere le imprese appartenenti alle filiere – prosegue Rossi – tutto questo deve basarsi su una autocertificazione da parte dell’impresa leader, che, oltre a dichiarare che almeno la metà del proprio fatturato è rivolto all’export, dichiara anche quali sono le imprese della propria filiera”. Una procedura semplice e rapida. Naturalmente le aziende che riapriranno, oltre a darne comunicazione al prefetto, dovranno farlo rispettando le misure di sicurezza e prevenzione previste dal decalogo anti-contagio dell’ordinanza che il presidente della Toscana Enrico Rossi ha firmato il 18 aprile dopo un confronto con le parti sociali e le associazioni di categoria.

Che il settore più vocato ed esposto all’export e alla concorrenza internazionale riaprisse velocemente la Toscana lo avevo chiesto da tempo. E da tempo stava lavorando perché ciò avvenisse in assoluta sicurezza, definendo come ciò sarebbe dovuto avvenire.

“L’export toscano è cresciuto del 70 per cento dal 2008, anno d’inizio della grande recessione – sottolinea Rossi – ed oramai ha superato i 40 miliardi di euro. In tal senso la perdita di posizioni e delle relative quote di mercato nel contesto internazionale costituisce un elemento di rilevanza strategica, in misura ancora più consistente per un territorio come la Toscana che ha una struttura produttiva a base esportativa”.

La Regione, pensando ad una riapertura anticipata, aveva individuato dieci giorni fa tremila aziende toscane che esportano almeno il 25 per cento sui mercati internazionali: imprese che producono macchinari, altre della pelletteria e del cuoio, l’oreficeria di Arezzo e tutto il settore della moda, 90 mila lavoratori diretti ed altri 25 mila nell’indotto che insieme realizzano un terzo del Pil regionale.

La nota dei ministeri, che limita la possibilità di una apertura anticipata prima del 4 maggio alle solo attività produttive “orientate in modo prevalente alle esportazione”, ovvero che esportano per almeno la metà del fatturato, riduce il perimetro. Ma secondo l’Irpet, l’istituto di programmazione economica della Regione, ne rimarrebbero circa duemila. Inoltre considerando che un’impresa può portarsi dietro tutto l’indotto e la rete di fornitori, alla fine le aziende con i requisiti per rimettersi subito in moto sarebbero molte di più.

Fonte: Regione Toscana

Notizie correlate



Tutte le notizie di Toscana

<< Indietro

torna a inizio pagina