Sindacati dei medici: "Riconoscere Covid-19 malattia professionale"

I Dirigenti Medici Sanitari e Veterinari denunciano la drammaticità e criticità della situazione sanitaria in cui si trovano ad operare quotidianamente.

Alle carenze del SSN dell’ultimo decennio, già ampiamente denunciate, come il sottofinanziamento annuale, la progressiva riduzione del personale e dei posti letto associata al mancato
sviluppo delle attività territoriali, e l’assenza di adeguamento del Piano Nazionale per le pandemie, si è associata una riorganizzazione sanitaria locale, in risposta alla emergenza
epidemica Covid-19 non condivisa con chi si trova, ormai da 2 mesi, in prima linea.

I numeri (dati nazionali) parlano più di ogni considerazione: 125 medici morti, e la cifra sale ogni giorno, complessivamente oltre14.000 sanitari malati e contagiati sul posto di lavoro.
Da 2 mesi contestiamo l’esclusione dei DMSV dalla gestione di questa emergenza sanitaria. Temi come il tipo di risposta organizzativa, la protezione del personale in termini di sorveglianza
sanitaria e di disponibilità e adeguatezza dei Dispositivi di Protezione Individuale, dovevano essere condivisi con chi lavora “sul campo”.

Abbiamo sostenuto che allestire in ogni zona ospedali dedicati Covid (con solo malati positivi al Covid-19) distinti da ospedali no-Covid (con solo pazienti non infetti) avrebbe consentito di limitare la diffusione del contagio e di lavorare in relativa sicurezza, rispetto alla scelta fatta di ospedali misti, in cui coesistono sia reparti Covid che reparti no-Covid.

Abbiamo lamentato la mancata sorveglianza sanitaria sul personale in servizio negli ospedali misti, che doveva essere fondata su controlli precoci e frequenti su tutti gli operatori allo scopo di isolare tempestivamente i sanitari portatori (i positivi pauci-asintomatici), misura indispensabile per la tenuta del sistema. Questi DMS sono invece rimasti sul posto di lavoro e possono aver costituito una fonte di contagio, e favorito la diffusione della malattia in ospedale e nella popolazione.

Abbiamo ripetutamente denunciato e protestato a tutti i livelli contro l’inadeguatezza e la scarsa disponibilità dei DPI. La limitata o addirittura assente disponibilità troppo spesso opposta
alle richieste dei sanitari impegnati sul campo, e lo stesso concetto di protezione minima possono costituire fonte di auto-contagio e di diffusione della malattia.

La disponibilità e l’adeguatezza di DPI sono elementi fondamentali per contrastare il contagio fra malati certi o sospetti e sanitari, quindi fra sanitari e pazienti, infine tra sanitari e cittadini.
I Dirigenti Medici e Sanitari sono comandati in questa fase ad attività e in servizi diversi dalle loro competenze e discipline.

Abbiamo quindi chiesto un emendamento che, per tutta la durata dell’emergenza Covid-19, sollevi gli esercenti le professioni sanitarie dalla responsabilità per colpa (senza distinzioni) in ambito civile, penale e amministrativo-erariale.

Molti Dirigenti Medici e Sanitari si sono ammalati: abbiamo chiesto che l’Azienda USL Toscana Centro stili un documento di valutazione del rischio biologico da SARS COV-2 che riconosca chiaramente (senza se e senza ma) il lavoro dei sanitari in questo periodo come fonte di contagio e renda quindi agevole per questi Colleghi il riconoscimento di malattia professionale da parte dell’INAIL. Aderiamo allo stato di agitazione nazionale proclamato dalla INTERSINDACALE dei Dirigenti Medici Veterinari e Sanitari.

Ci riserviamo le possibili iniziative del caso se le nostre elementari richieste non ottengano, come finora, risposte appropriate e adeguate alla gravità del momento.

ANAAO ASSOMED – AAROI-EMAC – FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO-SNR) - FVM Federazione Veterinari e Medici - CISL MEDICI

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