A distanza di oltre un mese il presidente FISE, probabilmente sotto pressione per i disagi arrecati in molte strutture ai proprietari, ai cavalli e agli stessi centri ippici, scrive al Ministero della Salute comunicando “la necessità di far accedere ai circoli affiliati/aggregati alla nostra Federazione i soci/tesserati e proprietari o affidatari o affittuari di cavalli” e chiedendo al Ministro la possibilità di farli accedere nei circoli.
Una richiesta insensata, perché non è certo compito del Ministro della Salute decidere quanto è già stato scritto e chiarito dalla stesa Presidenza del Consiglio dei Ministri sin dal 10 marzo, e cioè che non c’è nessun divieto a far entrare i proprietari dei cavalli nei circoli e nei maneggi, purché nell’assoluto rispetto del distanziamento sociale e prediligendo, laddove possibile, accordi interni che limitino al massimo la loro presenza nella struttura per accudire il proprio cavallo.
IHP lo aveva detto a chiare lettere già il 12 marzo, all’indomani del primo Decreto del Presidente del Consiglio: il provvedimento del Governo (così come i seguenti) non impedisce in alcun modo le attività di accudimento e assistenza dei cavalli per le normali necessità fisiologiche (escluse quindi attività di allenamento/addestramento di qualsiasi genere), oltre che per le eventuali cure veterinarie.
Il fatto che provvedere alle cure e alla salute del cavallo sia un'esigenza “indifferibile”, tale da consentire lo spostamento del proprietario, era scritto anche nella Nota di chiarimento inviata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri alla FISE il 10 marzo. Ma, nonostante questo, il presidente della FISE aveva diffuso una circolare in cui raccomandava a tutti i centri affiliati di chiudere le porte e impedire l’accesso ai proprietari, eccezion fatta per gli atleti di interesse nazionale e situazioni “certificate da un veterinario”: pur non avendo alcun carattere di norma (neanche nell’ambito degli stessi circoli ippici), questa nota era bastata per creare disinformazione e panico in moltissimi proprietari di maneggi, centri ippici e stalle che avevano subito sbarrato le porte, spesso illegalmente, temendo chissà quali sanzioni e denunce.
Sin dal 12 marzo dunque ci siamo adoperati per fare chiarezza, prima scrivendo un approfondimento sul nostro sito (http://www.horseprotection.it/dett_articolo.asp?id_a=1461) e mettendoci a disposizione delle decine di persone che via e-mail e telefono ci hanno chiesto chiarimenti. Nei giorni seguenti abbiamo anche organizzato una diretta Facebook per rispondere a tutte le domande e abbiamo costantemente aggiornato la pagina del sito con le più recenti edizioni del fac-simile di autodichiarazione e con tutte le norme inerenti le restrizioni per l’emergenza coronavirus che sono in relazione con l’accudimento di animali.
Sempre il 12 marzo abbiamo anche scritto alla FISE per chiedere che fosse rettificata, o almeno chiarita meglio, la nota federale che, così come era stata scritta, stava creando problemi e disinformazione. Ma lo stesso presidente Di Paola ci ha risposto che i circoli FISE sono ampiamente attrezzati per gestire i cavalli: in altre parole, la presenza dei proprietari degli animali non era necessaria nel perdurare delle restrizioni.
Oggi che i problemi causati da quella intransigenza sono evidenti e accresciuti, perché continua a chiedere a organi istituzionali permessi, note e circolari di cui non c’è alcun bisogno? È forse così difficile ammettere di aver sbagliato ad assumere una posizione estremamente rigida all’inizio (“Chiudete i centri ippici!”) e rettificarla adesso usando il buon senso, senza scomodare per l’ennesima volta i Ministeri alla ricerca di ulteriori inutili provvedimenti?
Fonte: Italian Horse Protection Onlus - Ufficio stampa
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