Coronavirus, l'Rsd 'La Ginestra' rispetta le regole, e si vede: 100% di negativi

In tutta Italia il tema della gestione dell'emergenza Coronavirus nelle RSA e RSD sta esplodendo in tutte le sue contraddizioni. Anche in Toscana il caso di Comeana, solo per fare un esempio, sta accendendo i riflettori sulla vicenda. Che i soggetti più deboli fossero anche quelli più esposti alla letalità del virus è stato l'unica 'caratteristica' che il Covid-19 non ha mai nascosto: era immaginabile che strutture come le case di riposo potessero diventare delle vere e proprie 'trappole', per questo serviva proteggere quelle strutture con più fermezza.

gonews.it ha ripercorso le fasi dell'emergenza e le misure prese. I tempi di intervento e il rispetto puntuale delle indicazioni sembrano essere aspetti decisivi. Un esempio positivo che confermerebbe ciò  arriva da Castelfiorentino: è notizia di oggi che nella RSD 'La Ginestra' il 100% del personale e degli ospiti sono risultati negativi agli screening sierologici. La struttura è stata prontamente chiusa ai visitatori subito dopo il Dcpm del Governo che interveniva sulla materia. Alcuni ospiti frequentavano i Centri Diurni del territorio e anche in quel caso ci si è attivati al più presto per interrompere le visite. Una pronta chiusura che, insieme al rispetto puntuale di tutte le direttive sanitarie, ha permesso alla struttura di tutelarsi. In totale sono 23 i soggetti ospitati, mentre sono 26 gli operatori, tra Oss, infermieri, educatori, responsabili e personale medico. La struttura, di proprietà pubblica, è gestita dalla cooperativa Di Vittorio, abbiamo parlato con la direttrice operativa Lara Panieri.

Fondamentale è stato il rispetto delle misure: "Noi abbiamo seguito alla lettera ogni misura -  spiega la responsabile - a tutti i livelli, sia quelle del Governo, sia quelle della Regione dell'Asl e della nostra cooperativa, cercando di attivarci nel più breve tempo possibile. Abbiamo chiuso immediatamente le strutture, formato il personale seguendo tutte le procedure riguardanti i Dispositivi di Protezione e i piani di lavoro contro il contagio. Questo è stato fondamentale per tutelare i nostri ospiti e arrivare a questo risultato che per noi è un gran sollievo". Misure che sono state prese grazie anche all'attenzione e al controllo di tutti i soggetti coinvolti, cioé le autorità sanitarie, le istituzioni e la cooperativa: "Siamo stati in questo percorso sia dalla cooperativa, sia dalle autorità sanitarie e dalle istituzioni. Siamo stati formati sull'utilizzo dei DPI, sulle modalità di pulizia delle superfici con i disinfettanti e sulle procedure da rispettare. Questo ci ha permesso di mantenere il passo con le direttive e proteggere operatori e ospiti"

Le difficoltà non sono però mancate: "Il problema dei dispositivi di protezione, a partire dalla mascherine, è innegabile ci sia stato, soprattutto in un primo momento. Eravamo molto in difficoltà. Ma allo stato attuale l'Asl ci sta mettendo nella condizione di lavorare in sicurezza con mascherine, guanti e tutto il necessario". Il risultato negativo dei test è un grande respiro di sollievo, anche perché spesso non si comprende abbastanza bene la gravità degli ospiti delle RSD: "C'è molta attenzione per le RSA, ma spesso non si tiene conto che i nostri ospiti hanno disabilità tanto importanti da ricevere assistenza 24h su 24. Il loro quadro clinico è fortemente compromesso, si tratta quindi di soggetti molto a rischio. Se il virus fosse entrato ci sarebbe stata una strage, e siamo felici che ciò non sia avvenuto".

Molto difficile, proprio a causa delle condizioni degli ospiti, è stata la gestione del rapporto con le famiglie, uno dei punti cardine per la riuscita di un adeguato contenimento del contagio: "È stato - spiega Palmieri - lo voglio dire qualcosa di molto doloroso. Qui ci sono anche giovani, che hanno genitori, sorelle e fratelli, che vedono almeno una volta a settimana. Nelle loro considerazioni non è facile dire ad un familiare non puoi più vederlo. Per le famiglie è stato un evento doloroso, per alcuni degli ospiti poteva destabilizzarli. Abbiamo attivato dove possibile videochiamate e cercato di creare attività per ridurre l'impatto della decisione. Nello specifico abbiamo deciso di fare foto e video delle attività che svolgevamo per inviarle ai parenti, in modo da coinvolgerli e creare un dialogo tra dentro e fuori. Si è creato un dialogo positivo, un genitore ci ha anche ringraziato con un cartello per Pasqua. Abbiamo cercato di creare un rapporto e devo dire che grazie anche ai familiari siamo riusciti a rispettare le norme. Senza la loro comprensione sarebbe stato un dramma".

Come è stata vissuto invece questa situazione dagli operatori? "All'inizio molti avevano paura, poi è prevalsa la responsabilità verso gli ospiti. Se la struttura era stata chiusa gli operatori ovviamente rientravano a casa e avevano la loro vita, non è stato facile vivere la paura di prendere il virus e portarlo a casa, cos come la paura di infettare gli ospiti della struttura. Ognuno però ha capito l'importanza del suo ruolo, ha cercato di lavorare facendo attenzione alle procedure e limitando le possibilità di contagio. Anche questo è stato fondamentale"

 

 

 

Giovanni Mennillo

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