#Quarantenadilibri, il Diario di un pazzo... raccontato

Se non trovate mai il tempo per poter leggere, con gli audiolibri non avete più attenuanti. Lo potrete fare in qualsiasi momento della giornata: mentre cucinate, stirate, guidate, fate esercizi o prima di andare a letto. Qualsiasi momento sarà perfetto per ascoltare una storia. E vi piacerà moltissimo.

Tra gli audiolibri facilmente rintracciabili in rete in modo totalmente gratuito ci sono quelli che la Rai ha messo a disposizione degli utenti. Una vasta selezione di testi usciti dal bellissimo programma di Rai Radio Tre “Ad Alta Voce”, recitati da attori del calibro di Tommaso Ragno, Pierfrancesco Favino Alba Rohrwacher, Moni Ovadia, Maria Paiato, Anna Maria Guarnieri, Toni Servillo, Valerio Aprea, Valentina Carnelutti, Massimo Popolizio e tantissime altre voci che rendono la lettura una vera e propria opera di teatro.

Tra i titoli in streaming sono presenti molti degli autori, italiani e stranieri, previsti anche nei programmi scolastici come Pirandello, Calvino, D’Annunzio, Elsa Morante, Primo Levi, Grazia Deledda, ma non solo. Fra gli scrittori stranieri, spiccano i nomi di Proust, Wilde, Austen, Stocker, Conrad, Bronte, Shelley, Gogol e moltissimi altri. Vi è solo l'imbarazzo della scelta. Oggi vi voglio parlare dell'audiolibro recitato da uno straordinario Valerio Aprea, "Diario di un pazzo" o "Memorie di un pazzo" (sono entrambe versioni dei titoli affidati dai traduttori a quest'opera) scritto da Nikolaj Vasil'evič Gogol'.

Il racconto fa parte della raccolta Arabeschi del 1835, in seguito nella raccolta "Racconti di Pietroburgo" nell'edizione del 1842. Il racconto era stato censurato e aveva subito diversi tagli; nelle edizioni posteriori, grazie all'ausilio dei manoscritti, le parti soppresse sono state reintegrate nel testo.

Scritto in forma di un diario, "Diario di un pazzo" racconta in prima persona la lenta e progressiva discesa nella follia del burocrate Aksentij Ivanovic. Attratto dalla bella figlia del suo direttore, si ingegna per sapere qualcosa di più sul conto di lei.

«Verso l'una e mezzo, è successo un avvenimento che nessuna penna può descrivere. Si è aperta la porta, io credevo che fosse il direttore e sono balzato su dalla sedia con le mie carte; ma era lei, proprio lei! Santi del cielo com'era vestita! Aveva un abito bianco come un cigno: caspita, che lusso! e come guardava: un sole, perdio, un sole! Mi ha salutato e ha detto: «Il papà non è stato qui?» Ahi, ahi, ahi! Che voce! Un canarino, davvero, un canarino! Signorina, avrei voluto dire, non ordinate di giustiziarmi, ma, se proprio volete farmi giustiziare, giustiziatemi con la vostra nobile manina. Sì, il diavolo mi pigli, la lingua chissà perchè non mi si muoveva e ho detto solamente: nossignora, no.»

Dopo avere udito la voce della cagnetta della bella figlia del direttore parlare con un altro suo simile di certi loro scambi epistolari cagneschi, Aksentij Ivanovic decide di sottrarre le lettere scritte dalla cagnolina Maggie. «Lo confesso, da qualche tempo mi capita di udire e di vedere cose che nessuno finora ha mai visto nè udito. Adesso, mi sono detto, vado dietro a questa cagnetta, così saprò chi è e come la pensa. Ho aperto l'ombrello e mi sono diretto dietro le due signore.»
Durante la lettura di queste lettere scopre però, o crederà di aver scoperto, tutto il disinteresse della ragazza verso di lui. «Racconti storie, dannata cagnetta! Ah, che brutta lingua! Come se non sapessi che è tutta invidia. »

In seguito, appresa la notizia che il trono di Spagna è rimasto vacante, Aksentij Ivanovic si proclama monarca di quel Paese e prende a firmare i documenti come Ferdinando VIII. L'inizio di questa ascesa nella follia, come si evince dal suo diario, avviene in data 86 marzobre. Fra il giorno e la notte. Aksentij Ivanovic viene portato al manicomio, che però a lui appare come la corte spagnola. A questo punto della lettura, l'ironia lascia spazio alla satira, fino al dramma. Il lettore coglie le sfumature di quel divario che si espande tra la realtà che investe il protagonista e quella distorta, immaginata dallo stesso. La follia inizia una ascesa progressiva, la distorsione degli eventi diventa una via di fuga del personaggio e il racconto si fa denso e commovente. Se in un primo momento il testo sarà divertentissimo, lentamente il dramma calerà lasciandovi una sensazione di profonda emozione e tenerezza nei confronti dello strano Aksentij Ivanovic.

Gogol’ ci racconta la società in cui vive, quella di Pietroburgo, dove il lavoro diventa determinante per classificare e scindere i ruoli. Può diventare fonte di orgoglio ma anche di profonda insoddisfazione. E quel ruolo diventa perfino più importante della persona stessa.

Margherita Ingoglia

Tutte le notizie di GoBlog