La XXVII edizione del Festival Fabbrica Europa prevista a Firenze nei mesi di maggio/giugno, in conseguenza delle misure di contrasto alla diffusione del Coronavirus è stata posticipata e si svolgerà nel periodo settembre/ottobre 2020. Fabbrica Europa, crocevia di scambio e dialogo tra gli artisti di tutto il mondo, in questa fase di emergenza internazionale non può proseguire nella normale programmazione del Festival.
Fabbrica Europa ha lavorato in questi anni per unire culture e artisti sotto il segno delle arti performative, con l’obiettivo di abbattere i confini tra Paesi, linguaggi e formati.
Mentre si chiudono le frontiere, siamo chiamati a forzare le barriere dell’individualismo, mossi dalla volontà di recuperare i valori della solidarietà e sostenibilità, e di un senso di comunità e società civile in grado di immaginare un futuro possibile. Molto di ciò che poteva esser dato per acquisito è ora da ritrovare, con modalità nuove e diverse e con la consapevolezza che sarà un percorso da ricostruire gradualmente, passo dopo passo e insieme.
In questi giorni sono tantissimi gli artisti e gli operatori di ogni parte del mondo legati a Fabbrica Europa che stanno dando testimonianza della loro vicinanza e incoraggiamento. Dalla Cina all'India, dal Mali alla Tunisia, dal Nord Europa fino al Canada: una generosa presenza che vuole contribuire con idee, proposte o azioni di sostegno a un territorio creativo fatto di persone e progetti da condividere.
Il sistema sta manifestando in questa fase tutta la sua endemica fragilità. Le istituzioni culturali, gli artisti, gli operatori, i professionisti, i lavoratori si trovano a dover affrontare perdite incalcolabili a causa della chiusura dei teatri, cancellazione di spettacoli, annullamento di festival e rassegne.
L'arte e la cultura devono essere messe nelle condizioni di sopravvivere alla crisi. Sono fondamentali per la formazione di un pensiero critico consapevole, individuale e collettivo, esistenziale e sociale.
Ora dobbiamo trovare modalità diffuse e condivise. Una rete internazionale che ci piacerebbe invasa e mossa da un fare comune per ricostruire processi artistici e produttivi senza confini o appartenenza, ma in nome di una nuova comunità, universale.
Ora dobbiamo guardare al futuro e - anche attraverso e grazie alle arti sceniche - ritrovare fiducia nelle forme di socialità, partecipazione e aderenza alle espressioni di libertà individuale, oggi mortificate. Alla ricerca del senso di una nuova contemporaneità.
Fonte: Ufficio Stampa
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