Coronavirus, DiC: "Clinica di San Rossore a disposizione del sistema sanitario pubblico"

In questi giorni è stato predisposto il piano di riorganizzazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana per far fronte all’emergenza Coronavirus. Sono stati distinti due percorsi: quello del Santa Chiara resta “No Covid 19”, eccetto il percorso nascita; quello di Cisanello prevede due padiglioni con aree dedicate alle valutazioni e ai ricoveri per SARS-CoV 2, dotate di 200 posti letto in ricovero ordinario e 45 dedicati alle cure sub-intensive e intensive.

Nell’enorme sforzo che si richiede al sistema sanitario pubblico, depauperato negli ultimi decenni di miliardi di finanziamenti, personale medico e infermieristico  (mancavano da tempo ad esempio nel SSR 5mila infermieri solo in parte integrati dai 1600 delle ultime assunzioni legate alla emergenza sanitaria) ma anche gestionale e amministrativo, ci si è fin qui dimenticati della Casa di Cura Privata San Rossore. La clinica privata dispone di un'ala dedicata alla radiodiagnostica, ambulatori e 70 posti letto; è possibile svolgervi interventi chirurgici ed è dotata di una sala intensiva.

Non è pensabile, né è più accettabile, che il sistema privato non sia coinvolto in quanto sta avvenendo. Non possiamo consentire a quelle forze politiche, che in questi anni hanno favorito il sistema privato rispetto a quello pubblico, di lasciare ancora una volta il privato fuori da ogni responsabilità. Riteniamo che strutture come quella di San Rossore, possano essere utilizzate dal servizio pubblico, mettendo in disponibilità senza oneri per il SSR, spazi,  personale e prestazioni; magari garantendo quelle prestazioni e attività che, al momento, sono state sospese per evitare la congestione e il sovraccarico e dedicare personale e posti alla crisi da nuovo Coronavirus. Pensiamo, ad esempio, a un percorso “No Covid 19” che si affianchi al Santa Chiara, permettendo ad esempio tempi rapidi e adeguati per i follow up di altre patologie.

In queste ore la Spagna sta procedendo alla requisizione della sanità privata. Noi riteniamo che tutte le strutture private, anche quelle non convenzionate, debbano mettere a disposizione i loro reparti, i loro letti, il loro personale. 

Di fronte al totale disimpegno delle strutture private, lo Stato, tramite le Regioni, dovrebbe procedere alla requisizione delle strutture e, una volta terminata l’emergenza, dovrebbe revocare l’autorizzazione a svolgere l’attività sanitaria. Nessuno può sottrarsi, in nome del profitto, a questi doveri costituzionali e morali.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l'Italia ha dimezzato negli ultimi decenni i posti letto per i casi acuti e la terapia intensiva, passati da 575 ogni 100 mila abitanti ai 275 attuali. Un taglio del 51% operato progressivamente dal 1997 al 2015. La sanità pubblica nazionale ha perso, tra il 2009 e il 2017, più di 46 mila unità di personale dipendente: oltre 8.000 medici e più di 13 mila infermieri, secondo la Ragioneria di Stato. Mentre le strutture ospedaliere hanno perso 70 mila posti letto, solo negli ultimi 10 anni. 

La crisi in corso conferma ulteriormente ciò che da sempre chiediamo e per cui ci battiamo a livello locale e nazionale: rilanciare la sanità pubblica, duramente colpita dalle politiche dei tagli alla spesa e della privatizzazione strisciante, recuperare lo spirito che sta alla base della sua nascita nel 1978, anche contro ogni ipotesi di "autonomia differenziata”. 

Diritti in Comune (Una Città in Comune, Rifondazione Comunista Pisa, Pisa Possibile)

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