Il settore produttivo del comprensorio del cuoio è di fronte a un bivio: di fronte alla possibilità di mantenere aperte concerie e lavorazioni per conto terzi, la stretta da parte dell'Europa con la chiusura delle frontiere per il coronavirus non lascia molte alternative per il mercato dell'export.
Ne abbiamo parlato con Loris Mainardi, segretario generale Filctem Cgil di Pisa.
"La situazione è molto semplice: il Dpcm non dà margini di trattativa, nei luoghi di lavoro bisogna tutelarechi vi opera. O sei in grado di farlo, o ti fermi per la messa in sicurezza, oppure chiudi. Le nostre aziende devono rispettare il Dpcm e il protocollo firmato da associazioni datoriali e dei lavoratori. Non c'è una via di mezzo. È evidente che per una conceria è facile rispettare piuttosto che per un conto terzi. Pensiamo all'utilizzo di alcuni macchinari, degli spogliatoi, dove non si può rimanere a distanza di sicurezza. Serve quindi intervenire con la turnazione, la sanificazione ambienti e altre misure di prevenzione. Non è semplice ma non ci sono alternative, siamo in una pandemia. Se rispettiamo le regole, andiamo a lavoro sani e torniamo a casa sani, sennò sani a lavoro e a casa malati".
La Cgil, oltre all'impegno quotidiano sul fronte del lavoro, chiede che anche altri attori facciano la loro parte: "Invito le istituzioni e i sindaci, responsabili della sicurezza e della salute, a vigilare su questa materia perché è roba loro. Il dilemma è fortissimo, c'è la salute e il lavoro. Se guardiamo alla salute è bene chiudere, se si guarda il lavoro penso che quando riapriremo non tutti ce la faranno. Facendo una proporzione a occhio, siamo tra 1/3 e 1/4 delle produzioni, quasi tutte nel conto terzi".
La situazione pre-coronavirus come si poneva? "Non c'è stato tempo di testare il 2020 per i problemi legati al Covid-19, il lavoro era calato già prima con la pandemia in Cina e la chiusura dei negozi. Le banche non stanno dando denaro, non è semplice per le aziende".
I numeri della prospettata crisi si fanno già sentire: "Venerdì 13 alle 12 il distretto della pelle, tralasciando il settore calzaturiero, tra cassa integrazione e fondo solidarietà artigiani erano ferme 38 aziende con 310 lavoratori. Questo numero è già esponenzialmente in crescita, si sono aggregate quasi 20 aziende negli scorsi giorni".
Da quale parte sta la Ficltecm-Cgil in questa situazione: "Il mio consiglio alle aziende con l'approvazione del Dl Cura Italia è questo. Fermatevi alcuni giorni per adottare le misure giuste e seguire il protocollo, evitate le produzioni che si possono rimandare. Capisco che è complicato ma bisogna rispettare alla perfezione il protocollo. La cosa importante è non fare prendere il virus ai lavoratori".
Elia Billero
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