La vicenda "coronavirus" ha messo in evidenza in modo inequivocabile, come il già martoriato Sistema Sanitario Nazionale pubblico, sia stato e sia, pur con tutte le sue sofferenze, (determinate da un definanziamento che in Italia ha visto impoverirlo di ben trentasette miliardi dal 2010 al 2019), un baluardo insostituibile nei confronti di un collasso del "sistema paese" , di fronte ad emergenze di questa tipologia. Se il contagio esplodesse, i cinquemilanovanta posti letto di terapia intensiva presenti complessivamente in Italia, sarebbero del tutto insufficienti.
Pensate che, come appena uscito su La Repubblica, fonti regionali lombarde confermano che il dieci per cento dei posti letto attualmente occupati nelle rianimazioni e terapie intensive della Regione, provengono da un'area in cui risiede appena il cinque per cento della popolazione lombarda. E c'è un riscontro concreto e tangibile anche sugli esiti, purtroppo.
In Cina, si passa dalla mortalità (The Lancet) dello 0.9% nelle aree più attrezzate, al 2.9% della provincia, più sguarnita. In Italia si è raggiunto, tagliando di continuo, una delle percentuali più basse riguardo al numero dei posti letto per abitanti, prossima al 3%.
Oggi, se accendete la TV, la priorità è diventata "non sovraccaricare" il già provato sistema sanitario nazionale, mentre qui a Volterra, (come Regione vuole), il sindaco, come primo atto ha invece pensato bene, appena qualche mese fa, di avallare di proprio pugno la volontà di rimodulare/riconvertire=tagliare otto posti letto, sui cinquantaquattro esistenti nell'Ospedale. Mentre in Italia mancano posti letto negli Ospedali, a Volterra chiediamo di diminuirli, in un accordo firmato anche dai medici di famiglia. Assurdo. Noi continuiamo a sostenere e lo faremo anche a Firenze invece, che non debba essere tolto neanche un posto al nostro Ospedale, senza se e senza ma. Oggi ancor di più.
In Italia si sono tagliati quarantamila posti letto negli ultimi quindici anni. È questa la direzione giusta? La crescita per la spesa pubblica in sanità si è arenata intorno al 10%, mentre altri paesi europei la vedono al 37%. A tutto questo si è affiancato un impulso irrefrenabile all'accentramento e ai tagli lineari, che più ha colpito le realtà periferiche e maggiormente fragili. Serve invece andare in direzione esattamente opposta. Ma andarci con cognizione di causa.
Volterra può dare il proprio contributo al sistema paese, anche con la realizzazione di almeno due posti di terapia intensiva/rianimazione, che chiediamo da anni e non certo da ora, considerando inoltre la vocazione e le competenze affinate in area respiratoria, attraverso Auxilium Vitae. Ora tutti si sono accorti che servono le rianimazioni. Ma da noi potrebbe essere già realizzata una struttura di questo genere, unendo le forze di ASL ed Auxilium Vitae, col supporto concreto della Fondazione CRV, in locali già esistenti e con una dotazione tecnica, in parte già pronta.
Ci verrà obiettato che manca il personale. Ma vogliamo sapere allora perché a Volterra cinque anestesisti reggono l'intero sistema Ospedale, comprensivo di ASL, Auxilium, Inail e Rems, mentre a Pontedera si parla di un numero complessivo che oscilla fra ventidue e venticinque anestesisti. Perché anche queste risorse umane, dislocate a Pontedera in gran forze, non vengono messe in rete, come si fa già con i cardiologi? Sicuramente ci sarebbe la possibilità di gestire, senza particolari aggravi, almeno due posti letto di terapia intensiva /rianimazione, che rappresenterebbero una risorsa non solo per Volterra, ma nell'ottica di un rafforzamento complessivo del sistema sanitario nazionale pubblico, in Toscana e in Italia.
Non diciamo solo che serve una rianimazione, ma che c'è la strada concreta per farla. E non lo diciamo tanto per dire, ma c'è una logica, basata sulle evidenze scientifiche, che rafforza il nostro pensiero e ci spinge a chiedere di cambiare completamente rotta. Da subito. O dobbiamo aspettare il prossimo virus, se non questo, per stracciarci le vesti e cospargerci il capo di cenere?
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