Contratti a termine e somministrazione, i sindacati: "Cambiare decreto dignità"

Il recente accordo sottoscritto in Piaggio dopo che i lavoratori a larga maggioranza (71% di SI) lo hanno approvato può consentire un percorso in grado, seppur tra mille difficoltà, di dare una risposta positiva alle lavoratrici e ai lavoratori precari, ex contratti a termine.

A tal proposito, non appena abbiamo conosciuto l’esito del referendum, abbiamo sciolto la riserva ed abbiamo chiesto un incontro all’azienda.

Tra l’altro, FIM, FIOM e UILM avevano già inserito nella propria piattaforma la richiesta di consolidare quel percorso, frutto di numerosi accordi sindacali nel corso degli anni, che ha portato alla stabilizzazione di oltre 580 lavoratrici e lavoratori e che si concluderà con il passaggio al full time degli ultimi 65 lavoratori part time, così come previsto nel recente accordo. Accordi sulla stabilizzazione che, è bene ricordarlo, non sono mai stati sottoscritti da USB.

Ma il problema dei lavoratori precari, non riguarda solo la Piaggio, ma riguarda l’intero territorio e si aggraverà ulteriormente alla luce anche dei fermi produttivi dovuti al diffondersi del coronavirus.

Le responsabilità di questa propagazione della precarietà sono sicuramente da imputarsi, per quanto riguarda Piaggio, alla volontà dell’azienda di non recepire lo scorso anno una proposta unitaria dei Sindacati che prevedeva il progressivo ingresso in azienda dei lavoratori ancora presenti nel bacino concordato nel precedente integrativo del 2009 con un contratto di Part Time Verticale, ma soprattutto sono dovute agli effetti deleteri del cosiddetto “Decreto Dignità”, una legge nata per arginare il fenomeno della precarietà ma che invece sta producendo effetti esattamente contrari.

Nel Decreto Dignità infatti, non è vero che si obbligano le aziende ad assumere dopo un anno di contratti a termine, per il semplice fatto che si da la possibilità alle aziende stesse di sostituire i lavoratori come e quando vogliono, inoltre, con la questione delle causali è stato fatto un pasticcio indescrivibile perché due delle tre causali con le quali possono essere prorogati i contratti fino a due anni sono letteralmente incomprensibili, l’unica comprensibile ma poco usata per ovvie ragioni è la sostituzione di lavoratori assenti. Talmente incomprensibili che tutte le aziende per non incorrere in possibili contenziosi stanno usando, forzando le situazioni, il principio precauzionale di far uscire i lavoratori alla scadenza di un anno (periodo nel quale non servono le causali) per sostituirli con nuovi lavoratori, dando vita in questo modo ad un turn over continuo e deleterio per i lavoratori stessi ma anche per le aziende.

Nel Decreto Dignità inoltre, sta scritto che se un lavoratore ha già lavorato in un’azienda anche solo per pochi giorni, per potervi rientrare necessita non di una proroga ma di un rinnovo e quindi di una causale che per i motivi suddetti le aziende non fanno.
Morale della favola tutti i lavoratori che sono usciti o che usciranno nei prossimi giorni dalle aziende a causa anche del disastro produttivo che sta causando il coronavirus, non potranno più rientrare nelle aziende stesse se non con un contratto a tempo indeterminato e quindi succederà che le aziende, anziché richiamare gli stessi lavoratori, li sostituiranno in blocco con altri nuovi.

Questa è la situazione drammatica che abbiamo di fronte e che, se non cambia la legge, ci vede costretti a prendere in seria considerazione la possibilità di fare degli accordi in deroga alla legge stessa. Una condizione che non vorremmo ma che, allo stato delle cose è l’unica possibile e percorribile.

Alle forze politiche, chiediamo quindi di apporre le dovute modifiche al Decreto Dignità e di farlo con la massima urgenza, prima cioè che la situazione degeneri fino a un punto di non ritorno. Lo chiediamo alle forze politiche di maggioranza e di opposizione perché il Decreto Dignità è stato fatto dal precedente Governo, ma quello attuale non lo ha cambiato.

E a tutti quei politici che in questi giorni fanno a gara per portare la propria solidarietà ai lavoratori precari che stanno in presidio sul Palazzo Blu dell’ASL, chiediamo di farsi promotori di questa nostra richiesta, altrimenti i loro comportamenti risulterebbero privi di ogni fondamento se non addirittura ipocriti.

In ultimo, se FIM, FIOM e UILM di Pisa saranno convocate dalla Regione o meglio ancora dal Ministero in quell’occasione diranno una cosa molto semplice: “ci chiamate per trovare una soluzione che prevede una deroga ad una legge sbagliata che avete fatto voi politici; sarebbe molto più semplice se anziché convocarci, cambiaste la legge!

FIM-FIOM-UILM Segreterie Provinciali Pisa

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