Più che raddoppiati negli ultimi dieci anni, i cinghiali salgono a 450mila in Toscana, con una stima dei danni in campagna che supera i 4,5 milioni di euro. È quanto denuncia Coldiretti Toscana che sollecita la radicale riforma della Legge regionale obiettivo del 2015 ferma al palo ormai da 1 anno.
“Negli ultimi anni le popolazioni di cinghiali hanno guadagnato terreno rispetto alla presenza umana – denuncia Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana - con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. Ogni 100 ettari di territorio si registra la presenza di almeno 20 cinghiali, mentre il Piano faunistico regionale ne prevede da 0,5 ad un massimo di 5 capi, si conta un ungulato per ogni pecora negli allevamenti, 4 per ogni maiale e 6 per ciascun bovino”, insiste Filippi.
L’eccessiva presenza di fauna selvatica rappresenta un rischio per l’agroalimentare toscano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche secondo lo studio Coldiretti/Symbola, dove in Toscana si contano 32 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) riconosciuti dall’Unione Europea tra formaggi, oli extravergine di oliva, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria.
“Oggi si deve passare senza indugi dalle parole ai fatti con la profonda riforma della Legge Obiettivo che dal 2015 ad oggi non ha evidentemente sortito i risultati sperati. Il patrimonio agroalimentare e zootecnico conservato nel tempo dalle oltre 40mila imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari. n tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole”, conclude il presidente Filippi.
Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone – aggiunge Coldiretti Toscana – con il rischio che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. “Quella degli animali selvatici è una minaccia diretta alla sicurezza delle persone - aggiunge Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Toscana - con morti e feriti causati da attacchi di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia. Non più tardi di 3 mesi fa, a novembre 2019 è stata chiusa l'autostrada A11 Firenze-Pisa Nord per circa 25 chilometri, tra Prato Ovest e Montecatini Terme per consentire la cattura di animali selvatici, in particolare cinghiali, nei territori circostanti, dove sono molto proliferati mettendo anche a rischio gli automobilisti”.
“Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati – conclude il direttore Corsetti - e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare. La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale”.
Fonte: Coldiretti Toscana - Ufficio Stampa
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