Antonio Cariglia dieci anni dopo: la Fondazione Turati ricorda il suo primo presidente


Un libro che racconta la lunga carriera politica tesa a costruire in Italia una grande forza di alternativa socialista, democratica e laica uscirà entro marzo. E altre iniziative e convegni che ricordano la sua presenza nei consigli comunali di Firenze e Pistoia, le realizzazioni in campo urbanistico di nuovi pezzi di città quali Belvedere e Scornio, in campo sociale con la Fondazione Turati e culturale quale la sede fiorentina della Università Internazionale dell’Arte. Giovedì 20 febbraio, nel decennale della scomparsa, alle 21 in Palazzo De’ Rossi, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia (g.c.) un concerto in suo onore.

Per ricordare Antonio Cariglia a dieci anni dalla scomparsa la Fondazione Filippo Turati ONLUS, l’eredità ancora attiva e vitale del suo impegno civile, sociale e politico, ha promosso una serie di iniziative distribuite nel corso del 2020.  

È di imminente uscita presso Marsilio il volume di Simone Visciola «L’alternativa impossibile. L’idea socialdemocratica di Antonio Cariglia tra Italia e Europa negli anni della “prima” Repubblica». Legato indissolubilmente a Saragat, sin dall’esperienza fondativa di Palazzo Barberini, Cariglia espresse con chiarezza e perseguì con coerenza, senza soluzione di continuità, la sua idea socialdemocratica e riformista di cui il  libro traccia la traiettoria: riunire tutte le forze del socialismo italiano in una “casa comune” e costruire in Italia una grande forza socialista, democratica e laica di alternativa in grado di “sbloccare” un sistema politico forgiato, dal 1948, sull’asse DC-PCI. Convinto del fatto che, dopo il 1989, i comunisti potessero finalmente avviarsi sulla strada della socialdemocrazia, Cariglia tentò sino all’ultimo di convincere Craxi e il PSI a costruire un fronte socialdemocratico e laico, sperimentato con successo in diverse realtà dell’Europa occidentale e mai in Italia. Perché, sempre secondo l’ultimo timoniere del piccolo e sinistrato PSDI, rendere possibile quell’alternativa avrebbe non solo permesso di aprire al cambiamento, ma fors’anche di evitare il collasso della “prima” Repubblica.

A Simone Fagioli è stata affidata la ricerca sulla attività di Cariglia negli enti locali tra gli anni Cinquanta e Settanta «Le parole e le cose. Antonio Cariglia consigliere comunale tra Pistoia e Firenze (1956 – 1979)». Cariglia dal 1956 al 1979 è consigliere comunale, prima a Pistoia (1956-1964) e poi a Firenze (1964-1979), ruolo che si intreccia indissolubilmente a quello di parlamentare e ai ruoli all’interno sia del PSDI sia del PSU, del quale è vicesegretario nella breve parentesi unitaria.

La sua azione locale in questo senso non è marginale, in una realtà fatta di tempi ed eventi assai complessi, basti citare l’alluvione di Firenze del 1966, che lo vede appunto nel duplice ruolo di consigliere comunale e parlamentare, con riflessioni e azioni di ampia portata, non solo locali

In questo senso, e più in generale nella politica locale del PSDI, una profonda attenzione sociale e riformista non viene mai meno, un’attenzione più matura alle esigenze dei cittadini, pienamente investiti del loro ruolo attivo, riflettendo sullo sviluppo di nuove e mature infrastrutture, analizzando i dibattiti, gli scontri nei consigli, inquadrando gli interventi di Antonio, non numerosi ma di acuto e attento valore, in un quadro più generale, che di continuo passa dal locale al globale

A Pistoia, dal 1956 al 1963 Antonio Cariglia anche è presidente dell’Istituto Autonomo delle Case Popolari.  Sono gli anni del boom, accompagnato da una grande richiesta di case: Cariglia spinse il Consiglio comunale di Pistoia a costruire non solo case ma un pezzo di città, un pezzo di città per costruire relazioni. Belvedere, è stato progettato come un quartiere: non solo case popolari, ma luoghi, luoghi dove crescere, conoscere, pregare, amare, vivere.

A questa esperienza sarà dedicato un convegno, curato dall’architetto Marco Bernardi, per ripensare quella straordinaria realizzazione, occasione anche per rilanciare l’urgenza di un impegno per il rilancio dell’edilizia pubblica in grado di rispondere alle nuove domande generate da profondi cambiamenti demografici, sociali ed economici nella lunga fase di transizione che stiamo attraversando.

Non solo ricostruzione storica dell’azione di Cariglia ma proiezione verso il futuro della sua visione riformista: il tema prescelto è quello della condizione della popolazione anziana a Firenze. È stata commissionata da Fondazione Turati a PoieinLab, Istituto di Ricerca convenzionato con il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università l'indagine da titolo «Ritorno al futuro: fragilità, progettualità, bisogni della popolazione anziana nel Comune di Firenze».

Questa ricerca mira soprattutto ad indagare il substrato del vissuto ed emotivo di chi si affaccia - o e già nel pieno - a questa fase matura della propria vita, proponendosi di cogliere le raffigurazioni che i singoli intervistati nutrono nei confronti del proprio passato, presente e futuro e le strategie di condotta che essi, a partire da quelle, intraprendono oggi nei diversi campi sociali della loro esistenza: quella medico-sanitaria, quella assistenziale ma anche quella degli stili di vita, del tempo libero, dell'affettività, della progettualità in genere.

Dimensioni - tutte queste - quanto mai cruciali da comprendere e interpretare anche al fine di un’efficace prevenzione, cura e miglioramento della propria qualità della vita pure in momenti di

criticità, di malattia, di fratture biografiche in genere.

Intanto, giovedì 20 febbraio alle ore 21, nel giorno del decimo anniversario della scomparsa di Antonio Cariglia, si terrà la prima iniziativa promossa per ricordarlo: un concerto di musica da camera presso la sala delle assemblee di Palazzo De’ Rossi (Pistoia), sede della Fondazione Caript. L’evento, a ingresso libero, è organizzato in collaborazione con il conservatorio statale di musica «Luigi Cherubini» di Firenze. Il programma della serata prevede musiche di Debussy, Emmanuel, Caplet, Haudebert e Chaminade, eseguite dai maestri Paolo Zampini (flautista e direttore del «Cherubini»), Tiziano Mealli (pianoforte) e Paola Leggeri (soprano).

Fonte: Ufficio Stampa

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