In “Preghiera per Cernobyl”, spettacolo ideato e diretto da Massimo Luconi, spiccano due percorsi umani di segno opposto: la grande forza dell’amore tra due persone e la condizione di sofferenza, dolore e morte vissuta nella più grande tragedia nucleare del mondo, che per dimensioni e numero di vittime superò le catastrofi di Hiroshima e Nakasaki. La stagione in abbonamento 2019-2020 del Teatro Comunale Niccolini di San Casciano si prepara ad accogliere la produzione firmata dal Festival di Radicondoli/Fondazione Istituto Dramma Popolare e in collaborazione con Factory Tac.
Nomi di spicco nel panorama teatrale italiano scelgono di condividere la grande forza emotiva di un dramma che si ispira all’opera di Svetlana Aleksievic. Sono Massimo Luconi che cura la regia e l’ideazione scenica, e Mascia Musy in coppia con Francesco Argirò che interpretano la storia di profonda umanità sulla quale è costruito l’allestimento e l’impianto narrativo. La messa in scena è prevista sabato 22 febbraio alle ore 21, mentre sarà possibile conoscere il regista Luconi, alla vigilia della sera della rappresentazione, venerdì 21 alle ore 18 nel foyer del Teatro Niccolini nell’ambito di un ciclo di iniziative e di incontri aperti al pubblico “Teoria dell’essere spettatore”, promossa dal Comune di San Casciano, dallo storico partner nella programmazione artistica Fondazione Toscana Spettacolo, in collaborazione e con il contributo di Fondazione Cr Firenze e Nuovi Pubblici.
Un dramma che semina smarrimento, angoscia e allo stesso tempo ricerca salvifica dell’amore. La storia sublima il legame tra un uomo, partito fra i primi volontari a riparare il reattore nucleare senza nessuna preparazione e protezione, e una donna che continua ad amare, nonostante la consapevolezza di un’esistenza senza garanzie per il futuro. Una narrazione di straordinaria forza emotiva che racconta con diverse inquadrature il dramma umano, sociale e politico del disastro di Cernobyl e della fine del comunismo. Una eccezionale storia epocale, con una materia densa dal punto di vista emotivo e di denuncia politica, in un mix fortemente teatrale che lascia senza fiato. Svetlana Aleksievic, premio Nobel 2015, affronta la tragedia di Cernobyl e la disfatta del mondo comunista, restituendo con implacabile fedeltà le voci e i sentimenti delle persone che hanno toccato l’ignoto di un dramma che non ha eguali nella storia contemporanea. Le musiche sono di Mirio Cosottini, i costumi di Aurora Damanti.
Fonte: Ufficio Stampa Associato del Chianti Fiorentino
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