In giro per il mondo per trasportare organi, vita dei volontari del Nopc. Intervista a Massimo Pieraccini

massimo; pieraccini

Massimo Pieraccini presidente del Nopc ha ricevuto l'Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana


Immagina una vita normale di una persona normale. Poi qualcosa cambia. Quella persona decide di diventare un volontario del Nopc Logistica dei Trapianti di Firenze per il trasporto nazionale e internazionale di organi. Ora immagina di nuovo la sua vita.

Lavoriamo tutti i giorni con la sopravvivenza di qualcuno”. Massimo Pieraccini è il presidente dell’associazione di volontariato senza scopo di lucro con sede a Firenze che dal 1993 si occupa di trasporto urgente di equipe mediche per prelievi d’organo, campioni per tipizzazioni tissutali, plasma, midollo osseo e altri materiali biologici e sanitari, nonché farmaci salvavita e pazienti trapiantandi. All’inizio degli anni ‘90 cresceva in Toscana l’attività di trapianto degli organi e bisognava assolvere agli spostamenti necessari a fare i trapianti, è così che nacque l’associazione.

Fiorentino, 58 anni, Massimo Pieraccini è stato tra i fondatori del Nopc (Nucleo Operativo di Protezione Civile) e oggi, 17 febbraio, ha ricevuto l'Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Mattarella (qui la notizia). Già Fiorino d’Oro della Città di Firenze, Pieraccini si è detto emozionato e orgoglioso di essere stato insignito della massima onorificenza dello Stato italiano. “La nostra piccola realtà associativa contribuisce a tenere alto il nome dell’Italia nel mondo. I nostri volontari volano anche tra i centri di trapianti esteri, che scelgono i nostri servizi”. Unica associazione di questo tipo in Italia, Nopc e Massimo Pieraccini sono stati al centro del docufilm ‘Il dono’ di Dario Acocella che ha vinto il premio ‘Starlight Award’ al Festival di Venezia.

Memoria storica di un’associazione che conta 11mila viaggi in 27 anni, Massimo Pieraccini gestisce l’associazione di cui è presidente: “Sono una persona fortunata, faccio il lavoro che mi piace, un lavoro in cui tutti i giorni contribuisci a salvare una vita”. Se provate a chiedergli quanti degli 11mila viaggi sono stati portati a termine da lui vi dirà che non saprebbe dirlo: “Non li ho contati, ma ricordo i traguardi belli e significativi”.

I volontari attivi nell’associazione, il cui logo è una tartaruga che con una sirena sul guscio e un box salvavita in una zampa corre sul mondo esclamando “Run wolrdwide for life”, sono circa 80.
Sembrano tanti, ma vi assicuro che non è così” prosegue Pieraccini.
Ai volontari non è richiesta una quota associativa, bensì la risorsa più preziosa in vita: il tempo.
L’associazione è specializzata nei trasporti di midollo osseo per la cura di leucemie oltre che nel trasporto di organi, quindi il momento del prelievo spesso è programmato. Per essere nostro volontario occorre una buona disponibilità di tempo, perché i viaggi non cadono quasi mai nei fine settimana. La maggior parte dei nostri volontari è formata da giovani pensionati che hanno svolto lavori importanti che mettono le loro energie nella nostra mission oppure da persone che riescono a gestire in autonomia il loro tempo”.
I servizi di trasporto, nazionali, internazionali e intercontinentali, sono resi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con esito della missione garantito nei tempi minimi richiesti dalle percorrenze, senza soste intermedie che non siano previste dal servizio.

I volontari sono perfettamente istruiti per compiere i trasporti e il viaggio non è a loro spese.
Una discreta conoscenza dell’inglese è fondamentale per affrontare i prelievi e le consegne. Basti pensare che si viaggia in tutto il mondo. Partendo dall’Italia si può effettuare il prelievo negli Usa e la consegna in Australia. Questo implica passare i controlli di aeroporti internazionali ed è necessario, laddove serva, riuscire a spiegare il motivo del viaggio e del perché il box che si trasporta non possa passare attraverso i Raggi X.
Quando arriviamo in aeroporto siamo fondamentalmente stranieri nei confronti di chi ci vede e deve effettuare i controlli di rito, perché chiediamo di fare qualcosa che apparentemente è contro le regole”. La richiesta è quella di non aprire i box né di farli passare, come ogni altro bagaglio, ai metal detector. “Questo perché i Raggi X distruggono le cellule vive e benché ci sia una normativa internazionalmente riconosciuta, può capitare che ai controlli le persone non siano preparate.”
Un esempio è uno dei viaggi che è rimasto indelebile nei ricordi di Massimo Pieraccini. “Una volta ho rischiato di non riuscire a portare a fine la missione perché a Hong Kong non erano molto ferrati sulla materia. È stata una trattativa serrata e sofferta con il personale dell’aeroporto, ma alla fine ce l’ho fatta”.

Un altro aspetto importante è quello della privacy. Non solo del donatore, ma anche del volontario che effettua il viaggio. “Qualche anno fa dovevo consegnare il midollo per un bimbo, figlio di un importante giornalista estero che aveva creato un gruppo Facebook per sensibilizzare le persone sulla causa. In 60/70mila lo seguivano, la pressione era tantissima, nonostante il mio viaggio fosse segreto, se qualcosa non fosse andata bene avrei avuto tutti gli occhi del mondo addosso. È stato molto stressante”.

Molti dei volontari partono da Firenze. È di pochi giorni fa la notizia della bocciatura da parte del Consiglio di Stato dell’ampliamento dell’Aeroporto di Peretola.
Come l’ha presa?

"L’Aeroporto di Firenze è sempre stato un po’ fragile. Noi lavoriamo con le vite umane e partiamo dal presupposto che qualcuno per sopravvivere ha bisogno di noi. Per far sì che tutto vada bene, cerchiamo di fare una programmazione ampia nel tempo. Programmiamo i voli a metà del giorno e non di sera. Se ci rendiamo conto di correre rischi importanti, ad esempio per condizioni meteo avverse, i nostri volontari partono da Bologna o da Pisa. In tal senso lavoriamo sulla prevenzione. Sull’ampliamento ci contavamo un po’. Non che conti il parere della nostra associazione, ma il nostro sentire è che pensavamo che una pista nuova ci facilitasse la vita. Ma continueremo a stringere i denti, sperando che i ricorsi diano un esito positivo. Lo stesso che succede quando ci avvisano di uno sciopero. Facciamo in modo da pensare a soluzioni alternative, il problem solving è il nostro valore aggiunto. Non abbiamo mai fallito, mai rifiutato una missione in tutti questi anni”.

I controlli delle ultime settimane per il coronavirus vi stanno creando problemi?
Uno dei nostri volontari è tornato ieri da Singapore, che non è la Cina, ma ormai è nella zona d’attenzione asiatica. Negli ultimi giorni stanno iniziando a svilupparsi controlli della temperatura corporea negli aeroporti, ma non abbiamo riscontrato difficoltà vere. Il momento peggiore è stato dopo l’11 settembre 2001: file esagerate e un buon livello di attenzione”.

Cosa manca oggi, dopo 27 anni e 11mila viaggi al Nopc?
Se un’azienda lo volesse, potrebbe diventare nostro partner per realizzare un abito che sia un segno di riconoscimento, una sorta di divisa. Un capo d'abbigliamento che ci identifichi”.

 

Chiarastella Foschini

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