Detenuti: passa legge su affettività e sessualità
L’obbiettivo è dare uno sbocco normativo al dibattito politico e legislativo sul tema del riconoscimento del diritto soggettivo all’affettività e alla sessualità delle persone detenute. E’ questo il senso della proposta di legge al Parlamento approvata dal Consiglio regionale (contrari Lega, Forza Italia e Roberto Salvini del gruppo misto), che interviene sulle norme che disciplinano l’ordinamento penitenziario (legge 354/1975 e successive modificazioni). E’ stato il capogruppo Pd Leonardo Marras a illustrare il testo.
All’articolo 28, che regola i rapporti con la famiglia, si aggiunge il ‘diritto all’affettività’ e si aggiunge un comma che recita “Particolare cura è altresì dedicata a coltivare i rapporti affettivi. A tal fine i detenuti e gli internati hanno diritto ad una visita al mese della durata minima di sei ore e massima di ventiquattro ore con le persone autorizzate ai colloqui. Le visite si svolgono in unità abitative appositamente attrezzate all’interno degli istituti penitenziari senza controlli visivi e auditivi”. In questo modo si lascia spazio alla definizione della natura di quelli che possono essere i rapporti affettivi con un familiare, un convivente, una semplice amicizia.
All’articolo 30 sui permessi di necessità si sostituisce il secondo comma - ‘Analoghi permessi possono essere concessi eccezionalmente per eventi di particolare gravità’ - con il seguente: ‘Analoghi permessi possono essere concessi per eventi familiari di particolare rilevanza’, eliminando il presupposto della ‘eccezionalità’ e della ‘gravità’, da sempre interpretato come legato a lutti o malattie dei familiari.
Si interviene inoltre sull’articolo 39 del Regolamento (dpr n. 230 del 30 giugno 2000) sulla frequenza e durata dei colloqui telefonici, prevedendo che possano essere svolti quotidianamente da tutti i detenuti per una durata massima raddoppiata di venti minuti.
Con l’entrata in vigore della legge il diritto di visita dovrà essere garantito in almeno un istituto per Regione.
Il dibattito sulla legge
“Senza bisogno di intervenire sul fronte degli investimenti, sul personale, su tutto quello che interessa l’organizzazione del sistema dei servizi penitenziari, come sarebbe necessario, si propone di correggere alcune norme, in modo da permettere comunque un piccolo passo in avanti verso un livello di civiltà – ha sottolineato Leonardo Marras, primo firmatario della proposta di legge al Parlamento su affettività e sessualità per i detenuti - Il tema è stato affrontato in questi giorni sui social in tono polemico, sarcastico, talvolta anche grave. Non è quello di questo Consiglio. Si tratta semplicemente di permettere la conservazione di relazioni che contribuiscono anch’esse al recupero e al reinserimento, per tutelare il valore riabilitativo della detenzione e la qualità della vita dei detenuti”. Marras ha ricordato che la proposta nasce dal confronto di tutti i garanti dei detenuti in Italia, frutto dell’attività di Franco Corleone. “E’ stata un’attività di alto livello – ha osservato – un’eredità che vogliamo proporre al Parlamento, perché intervenga con queste piccole modifiche. Si tratta di una proposta aperta a chiunque voglia sottoscriverla”.
“Ho fatto un tour nelle carceri toscane – ha dichiarato Gabriele Bianchi (M5S) – E’ bene garantire una tutela a tutto tondo, sia del diritto a vivere in un ambiente sano, sia del diritto all’affettività”.
“Abbiamo condiviso la proposta fin dall’inizio. E’ un obbiettivo minimo di civiltà avere carceri umane, vivibili, in cui sia garantita l’intimità tra coniugi, tra partner – ha affermato Tommaso Fattori (Si-Toscana a sinistra) – Si tratta anche di rompere un tabù. E’ un passo importante quello che facciamo, ci auguriamo di essere seguiti da altre regioni”.
Monica Pecori (misto) ha chiesto di sottoscrivere la proposta, perché anche “il nostro paese possa mettersi in linea con le altre nazioni”.
“Il valore riabilitativo della pena deve rimanere l’orizzonte più ambizioso, ma anche quello perseguito con più convinzione dal sistema giudiziario - ha affermato Massimo Baldi (Italia Viva) – Permane una vecchia visione utilitarista della pena, che ha senso se allontana il ‘corpo malato’ da una società che si presume incontaminata. Una rimozione che fa riaffiorare i problemi in modo anche più intenso”.
“Ci sono già i permessi premio e i detenuti possono andare a casa a trovare la moglie o la fidanzata – ha osservato Roberto Biasci (Lega Nord), annunciando voto contrario - I problemi sono altri. Sistemiamo le carceri come si deve”.
“L’intimità e l’affettività sono alla base della piramide dei bisogni essenziali dell’uomo – ha replicato Andrea Quartini (M5S), annunciando voto favorevole – Non ci sono solo tabù da abbattere, ma anche qualche totem”.
“Chiediamo al Parlamento di modificare una legge di oltre quarantacinque anni, per ribadire il diritto a un’affettività che permette di conservare quei legami forti e importanti per impostare una nuova vita – ha sottolineato Serena Spinelli (misto) - La sessualità, come l’affettività, non si ferma e si interrompe quando si chiudono le porte del carcere. Anche quando si compie un reato non cessiamo di avere diritti”.
Serena Spinelli (Gruppo misto): “Urgente la nomina del Garante dei diritti dei detenuti”
“La nomina del Garante dei diritti dei detenuti continua a tardare e la Commissione consiliare competente non ha ancora avviato la discussione in merito alle candidature pervenute. Dopo la scadenza, anche della proroga fino al 24 gennaio, del mandato del dott. Corleone, l’assenza di questo organo di garanzia priva la Toscana, le sue istituzioni, le associazioni e le realtà impegnate sul tema, e in particolare gli stessi detenuti, di un riferimento imprescindibile per la tutela e il rispetto dei diritti delle persone private della libertà personale, in nome della garanzia di una detenzione dignitosa e sempre tesa alla rieducazione del condannato, così come previsto dalla nostra Costituzione. Per questo deve essere scongiurato ogni ulteriore rinvio e allungamento dei tempi e chiedo che la questione sia affrontata con urgenza e attenzione nelle sedi competenti, a partire dalla Prima Commissione che auspico proceda quanto prima con la convocazione e l’audizione dei candidati” – dichiara la consigliera regionale Serena Spinelli.
“La scelta di chi andrà a rivestire questo importante ruolo deve essere frutto di un confronto aperto e trasparente, che tenga conto delle competenze e del programma dei candidati e di un convergenza la più ampia possibile da parte delle forze politiche. Ed è importante che a farlo sia il Consiglio uscente, per garantire nei prossimi anni la massima autonomia al Garante. Chiedo anche che si rispetti l’impegno che il Consiglio regionale si è assunto, con l’approvazione all’unanimità della mozione che ho presentato ad ottobre, con la quale si è impegnato a valutare, prima della nomina, le nuove Linee d’indirizzo in merito alla disciplina degli Organi regionali di Garanzia adottate dalla Conferenza delle Regioni, che hanno l’obiettivo di rendere omogenee e rafforzare le prerogative e le modalità operative dei Garanti”. – prosegue Serena Spinelli (Gruppo misto).
“In tal senso raccolgo e ringrazio per l’appello rivolto al Consiglio regionale da parte delle associazioni di tutela dei diritti dei detenuti, dai rappresentati delle Camere penali di Firenze e Prato e dai Garanti comunali di Firenze e Prato affinché si proceda quanto prima all’esame nel merito delle candidature e alla nomina del nuovo Garante, rilanciato ieri attraverso un loro comunicato alla stampa e con una lettera che mi hanno indirizzato personalmente” – conclude la consigliera regionale Serena Spinelli.
Cultura e paesaggio: art bonus, sì unanime alle modifiche della legge
Qualificare il patrimonio culturale, i beni artistici e il paesaggio della Toscana in maniera più efficace e in un sistema di maggiore armonizzazione con la normativa nazionale. È questo l’obiettivo della proposta di legge che modifica la legge regionale n. 18 del 2017 sul mecenatismo culturale, più conosciuta con la dizione “Art Bonus”, e che riconosce agevolazioni fiscali per le erogazioni fatte da enti pubblici o privati, comprese le banche, le fondazioni bancarie e le assicurazioni. L’atto, approvato all’unanimità dal Consiglio regionale, è stato illustrato da Gianni Anselmi (Pd).
Con le modifiche introdotte viene eliminata la procedura della delibera di Giunta con la quale si operava la scelta dei progetti presentati al ministero dei Ben artistici e culturali, sui quali far convergere le richieste di donazione. Viene dunque abrogata la cosiddetta “priorizzazione sui progetti sovra comunali”, così che tutti i progetti comunali possano candidarsi sul canale nazionale. Il mecenate, d’ora in poi, selezionerà per proprio conto i progetti che intende finanziare. In questo modo, si amplia la platea dei progetti regionali che possono ottenere finanziamenti.
Per ottenere il beneficio delle agevolazioni previste dalla Regione, i mecenati potranno candidarsi sul portale Art Bonus che sarà operativo tra circa un mese.
I mecenati potranno sommare questa agevolazione fiscale regionale con quelle previste a livello nazionale. Infatti, la legge prevede un abbattimento del 40 per cento dell’Irap in forma di credito d’imposta per i progetti regionali e uno sgravio Irap del 20 per cento cumulabile con i benefici statali (che arrivano fino al 65 per cento) per i progetti già presenti sul portale nazionale. Al fine di distribuire al meglio le risorse fra i mecenati toscani è stato inserito un limite massimo annuale,100mila euro per singolo mecenate, per ottenere il quale il soggetto erogatore dovrà effettuare una donazione pari a 500mila euro.
Ripercorrendo i due interventi legislativi del 2017, la legge regionale 18 e la 72, il presidente Anselmi ha parlato di “risultati importanti”. “Siamo passati da agevolazioni totali di 32mila 200 euro nel 2017; nel 2018, anche per effetto dell’aggancio dell’art bonus nazionale siamo ad un’agevolazione complessiva di 329mila euro dei quali 281mila sul canale regionale; nel 2019 (dati ufficiosi) siamo a 495mila euro complessivi, dei quali 331mila sul canale nazionale e 164mila sul canale regionale”. Per concludere Anselmi ha ricordato che queste agevolazioni hanno favorito “una moltiplicazione espansiva degli interventi che sono passati in tre anni da 80mila 500 euro, in termini di donazioni su questi progetti, del 2017 a 2milioni e 64mila euro nel 2019”.
“Soddisfatto che la cultura dia buoni frutti per il territorio” si è detto Gabriele Bianchi (M5S) che ha espresso voto favorevole all’atto.
Sì alla proposta di legge anche da Marco Casucci (Lega) che la definisce “un buon provvedimento”. “Si tratta di fatto, rispetto alle norme del 2017, di un intervento di natura manutentiva – ha detto il consigliere regionale – che si concretizza nell’eliminazione della ‘priorizzazione sui progetti sovra comunali’ e nell’inserimento di un tetto”. “Occorre adesso, - ha concluso Casucci - lavorare in modo sinergico per far conoscere questi strumenti ai cittadini”.
“Si tratta di una legge che di fatto sblocca l’accesso a queste risorse a molti soggetti che altrimenti le avrebbero precluse” – ha detto Massimo Baldi (Pd) -. “Sia con l’art bonus nazionale sia con la legge toscana sul mecenatismo – ha ribadito – sottolineiamo che la cultura è movimento e radice anche del nostro sviluppo economico e che per fare cultura di qualità dobbiamo immaginare il sistema della cultura non organizzato in distretti ma in reti”.
“Una scommessa vinta – così è intervenuta Ilaria Bugetti (Pd) –. Ad oggi il moltiplicatore che è stato attivato da questa legge è da uno a cinque cioè un euro ne porta 5, per 500milioni di sgravi fiscali ne sono stati attivati circa 2milioni e 64 mila euro da parte dei mecenati”. “Lavorare sulla cultura del mecenatismo è una sfida nuova. La legge adesso – ha aggiunto la consigliera regionale – va animata sui territori”.
Parere favorevole anche da Roberto Salvini (gruppo misto) che ha ribadito l’importanza del “turismo legato al paesaggio e alle opere d’arte” e quindi la necessità di fare investimenti in questo settore.
“Abbiamo fatto un grandissimo passo in avanti – afferma la vicepresidente della Regione Monica Barni – sicuramente adesso c’è da lavorare sulla comunicazione anche con incontri sui territori”. Barni ha ricordato che a breve “sarà presentato il portale Art Bonus, davvero all’avanguardia, in cui i soggetti potranno esporre i progetti che vorranno veder finanziati e ci sarà un collegamento diretto con l’art bonus nazionale. Siamo la prima Regione ad aver realizzato uno strumento di questo tipo”.
“Le novità introdotte da quest’ultima modifica sono sostanzialmente due – spiega Gianni Anselmi, presidente della commissione Cultura, illustrando l’atto in aula –: abbiamo fissato a 100mila euro annue il valore massimo dello sgravio fiscale per ciascun donatore e abbiamo abolito la priorità sui progetti sovra comunali, ovvero adesso i mecenati potranno scegliere i progetti toscani da sostenere direttamente dall’Art bonus nazionale”. E prosegue: “Si tratta di variazioni che si erano rese necessarie per allineare la norma regionale a quella nazionale in materia, con l’obiettivo di semplificare la partecipazione e ampliare la platea di possibili fruitori. È importante evidenziare come in pochi anni i risultati raggiunti in termini di donazioni siano molto positivi: nel 2017 il totale ammontava a 80.500 euro, nel 2018 a 801.486 euro e nel 2019 si è arrivati ad oltre 2milioni di euro. Questo ci dice che abbiamo messo a disposizione della comunità toscana uno strumento che funziona anche se ancora poco conosciuto, quindi l’impegno adesso è a diffonderlo sempre di più certi di ottenere risultati sempre più rilevanti per il nostro patrimonio culturale, artistico e paesaggistico”.
In sintesi, con le modifiche introdotte, viene eliminata la procedura della delibera di Giunta con la quale si operava la scelta dei progetti presentati al Ministero dei Ben artistici e culturali sui quali far convergere le richieste di donazione. Viene dunque abrogata la cosiddetta “priorizzazione sui progetti sovra comunali”, così che tutti i progetti comunali possano candidarsi sul canale nazionale. Il mecenate, d’ora in poi selezionerà per proprio conto i progetti che intende finanziare. In questo modo, si amplia la platea dei progetti regionali che possono ottenere finanziamenti. Altra modifica di rilievo riguarda la fissazione di una soglia massima per lo sgravio Irap fino ad un importo annuale massimo di Euro 100.000,00 per ogni soggetto. L’introduzione di una soglia massima di fruibilità del beneficio per singolo benefattore, con l’individuazione di un limite massimo di detrazione consente una più efficace ed equanime distribuzione del beneficio, stimolando inoltre la crescita di sensibilità verso il mecenatismo culturale nei territori. Risulta così più agevole il raggiungimento dell’obiettivo dell’incremento nei territori delle erogazioni liberali e dei benefici agevolativi sia pure di minore entità; con ciò assecondando la tendenza di andamento attuale delle erogazioni liberali, molto ancorate alle realtà territoriali secondo lo schema di un mecenatismo diffuso, ovvero, di c.d. “prossimità”.
“Inoltre – conclude Anselmi –, proprio nella direzione di una maggior diffusione della misura, da marzo sarà online il portale toscano. Un altro passo avanti per rendere la misura più facilmente accessibile, per il quale ringrazio il lavoro dell’assessorato alla cultura”.
Sicurezza urbana: politiche integrate, al via dibattito sulla legge
E’ il punto di arrivo di un percorso per la definizione di una ‘via toscana’ ai temi della sicurezza nelle città, che diventano oggetto di politiche integrate e tengono conto di più dimensioni: il controllo del territorio, la prevenzione della criminalità, la qualità dello spazio urbano, ma anche il presidio sociale, culturale e commerciale. La proposta di legge su “Norme in materia di sicurezza urbana integrata e polizia locale” affronta in modo unitario quanto finora era stato disciplinato da due leggi distinte in materia di sicurezza (l.r. 38/2001) e in materia di polizia locale (l.r.12/2006), in una cornice di omogeneità e coerenza, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza nei rapporti con gli enti locali, fatte salve le competenze statali.
E’ stato il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd) ad illustrare il testo in aula. “La nostra comunità nazionale avverte un senso di fragilità, di un’esposizione maggiore all’insicurezza, che nasce da un progressivo peggioramento delle condizioni di vita, dalle difficoltà economiche, ma anche da una minore coesione sociale – ha osservato – Occorre reagire con un sistema serio e articolato di politiche per la sicurezza, che metta da parte affermazioni di carattere propagandistico e entrino nel vivo dei problemi”.
Bugliani ha ricordato che la riforma costituzionale del 2001 ha precisato le attribuzioni del legislatore nazionale e di quello regionale su questi temi. L’ordine pubblico e la sicurezza sono competenze esclusive dello Stato, mentre la polizia amministrativa locale viene lasciata alla competenza residuale della potestà legislativa regionale. Altro riferimento legislativo è il cosiddetto ‘decreto Minniti’ (decreto legge n. 14 del febbraio 2017, poi convertito in legge 48 del 18 aprile 2017), che non solo rafforza il potere dei sindaci sulla sicurezza urbana, ma dà attuazione per la prima volta alle forme di coordinamento richieste dal terzo comma dell’articolo 118 della Costituzione, delineando strumenti di integrazione tra i diversi livelli di governo ed amministrazione, interessando quindi le competenze regionali. Il sistema integrato che ne risulta è scandito su tre diversi livelli: le linee generali di politica pubblica di sicurezza poggiano su un accordo sancito in sede di Conferenza unificata; sono previsti accordi specifici con le singole regioni; iniziative a sostegno delle comunità locali.
Tre le principali linee di intervento della proposta di legge in esame: politiche di sicurezza, polizia locale, degrado urbano. La sicurezza integrata combina interventi di natura preventiva, sanzionatoria e interventi a favore della vivibilità urbana. La proposta innova la materia degli accordi e delle intese, sia con gli organi statali, sia con gli enti locali, che rappresentano uno strumento fondamentale per raggiungere gli obbiettivi. Il sostegno agli enti locali viene garantito finanziando alcune tipologie di intervento, come la prevenzione sociale nelle aree a rischio, il rafforzamento della vigilanza, il potenziamento della polizia locale, ma anche forme nuove di sicurezza partecipata e di riqualificazione dello spazio urbano. In questo quadro assumono un ruolo particolare le comunità locali attive ai fini della sicurezza, come i gruppi di vicinato e di assistenza civica.
La Regione definirà specifiche linee guida per valorizzare le buone pratiche, quali strumento di supporto ai comuni e di indicazione per la struttura regionale. Una Conferenza regionale sulla sicurezza urbana integrata, presieduta dall’assessore competente e composta dai sindaci dei comuni capoluogo e dai presidenti della conferenza zonale dei sindaci, eventualmente allargata ai presidenti di provincia ed al sindaco metropolitano, avrà il compito di tenere aggiornate tali linee guida e di promuovere le opportune intese politiche.
Nel sistema di polizia locale vengono privilegiati i moduli di polizia di prossimità, che avvicinano i cittadini con forme di incontro ed ascolto, rovesciando il rapporto tradizionale con le istituzioni. Viene inoltre ribadita la necessità di sviluppare rapporti con le associazioni di volontariato e di promuovere gestioni associate, più funzionali per i comuni più piccoli. La Regione promuoverà e sosterrà nuclei specializzati in specifiche materie (sicurezza urbana, vigilanza e controllo in materia edilizia e commercio, tutela ambientale ed ecologica, infortunistica stradale). La polizia locale svolge infatti specifiche funzioni di polizia giudiziaria, pubblica sicurezza e polizia stradale. In questo modo specifiche competenze potranno essere messe a disposizione dei comuni che ne risultano sprovvisti. Una conferenza tecnica regionale sarà organo di consulenza e proposta alla Giunta.
Il contrasto ai fenomeni di degrado sarà sviluppato con specifiche linee guida, che saranno un punto di riferimento per i regolamenti degli enti locali su vari aspetti: igiene pubblica, quiete, attività produttive, sanzioni e previsione di lavoro volontario di interesse pubblico come alternativa alla sanzione pecuniaria.
Viene promossa la mediazione sociale, intesa come risoluzione bonaria dei conflitti fra privati nell’ambito dell’applicazione dei regolamenti di polizia urbana, attraverso personale specificamente formato. Potrà essere istituita una Conferenza permanente per la vivibilità cittadina.
«No a un provvedimento su sicurezza e polizie locali troppo leggero, a fronte poi delle risorse consistenti investite, rispetto al bisogno di sicurezza del territorio»: è in sostanza questo il senso dell’intervento con cui il Capogruppo di Forza Italia nel Consiglio regionale della Toscana Maurizio Marchetti ha dichiarato il voto contrario del suo gruppo alla proposta di legge Norme in materia di sicurezza urbana integrata e polizia locale.
«Questo approccio non mi convince. Sulla sicurezza urbana servono misure più incisive, e invece questo atto è troppo leggero. La videosorveglianza, ad esempio, aiuta certo. Ma la sua efficacia interviene a posteriori, nella fase investigativa. C’è invece bisogno – ha argomentato Marchetti – di una maggiore presenza della polizia locale, anche attraverso sistemi integrati, anche includendo il privato. Perché no? Il pubblico non riesce, in questo come in altri casi, a dare le risposte necessarie. Non si deve quindi avere pregiudizio verso forme di collaborazione col privato che agevolino il raggiungimento dell’obiettivo: assicurare maggior sicurezza ai territori e alle popolazioni. Accade per la sanità, a nostro avviso in misura ancora scarsa ma insomma: è una via da praticare. Capisco l’importanza di trasmettere la cultura contro il degrado ma francamente, anche viste le risorse impiegate, ci pare un po’ pochino. La politica poteva a pari risorse infondere un impulso maggiore, migliore, più incisivo. In questo senso, il provvedimento è un’occasione perduta. Per questo voteremo contro».
“Il PD non ho avuto nemmeno il coraggio di venire in aula a votare contro la nostra proposta di legge sulla sicurezza – spiega il consigliere regionale della Lega, Jacopo Alberti - pur di non fare una figuraccia, votando contro a provvedimenti sacrosanti per la tutela dei toscani, hanno presentato una loro proposta portandola in aula prima della nostra. Sanno benissimo che, in caso di voto favorevole, la Pdl ‘Tolleranza Zero’ presentata un anno fa dalla Lega, decadrà. Si vergognano così tanto a votare una legge che mette prima i toscani, che tutela la sicurezza, che smantella i campi Rom, che supporta le forze dell’ordine, che ne presentano una alternativa, che non è altro che una lunghissima supercazzola: 49 articoli che non vogliono dire niente”.
“Questa è la politica del PD e della sinistra in Toscana: far finta di cambiare tutto senza cambiare niente. Un politica da ‘gattopardesca’ portata all’estremo, che evita infatti anche il confronto in aula. La Pdl 431 è stata depositata a gennaio 2020, ma è arrivata in aula prima della proposta Tolleranza Zero, che invece risale a aprile del 2019. Uno stratagemma per far decadere la nostra proposta, che stanno mettendo in atto anche su altre nostre Pdl su cui abbiamo lavorato mesi – conclude Alberti – questo modo di fare politica denota la totale mancanza di idee della maggioranza, costretta a questi mezzucci pur di non approvare le nostre proposte”.
“Ci aspettavamo molto di più visto che l’emergenza sicurezza riguarda anche le città toscane. Bene la videosorveglianza, ma il controllo del territorio non può essere affidato al solo “occhio elettronico”. Nella legge non si fa cenno a nuove dotazioni per le polizie locali, non è stato recepito ad esempio l’utilizzo del taser già sperimentato anche a Firenze. Soprattutto, non si prendono in considerazione i presidi territoriali, non c’è il poliziotto di quartiere, non si prendono in considerazione presidi fissi in piazze o strade a rischio. Eppure dalla classifica del Sole24 ore emerge che nelle città toscane i reati sono in aumento -sottolinea Capogruppo regionale Paolo Marcheschi (Fdi)- Sarebbe stato opportuno mettere risorse speciali dedicate a Firenze ed alle sue “zone rosse”, così come indicate dal prefetto. In vari quartieri del capoluogo toscano negozianti e cittadini sono costretti a raccolte firme per chiedere interventi a sindaco e forze dell’ordine contro furti e rapine. Quando al Viminale c’era Salvini erano quotidiane le richieste di invio di nuovi agenti, adesso sembra che tali richieste non siano più una priorità”.
Irpet: via libera a bilancio preventivo 2020
Voto favorevole a maggioranza del Consiglio al bilancio preventivo 2020 di Irpet, l’Istituto regionale di programmazione economica. Secondo quanto illustrato dal presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd), “il valore stimato della produzione è di 3milioni e 368mila euro e i costi stimati di produzione ammontano a 3milioni e 228mila”. A questi si aggiungono un importo di Irap pari a poco meno di 132mila e imposte sul reddito derivante da attività commerciali pari ad 8mila euro.
“I contributi regionali – come ha ricordato Bugliani - sono pari a 2milioni 750mila per il funzionamento e di 531mila per l’attuazione del programma di attività”. E’ stata inoltre accolta la richiesta di Irpet per l’applicazione del canone ricognitorio alla concessione in essere sulla parte dell’immobile Villa La Quiete alle Montalve sede dell’istituto. Il costo del personale è invariato in valore assoluto, 2milioni e 42mila euro, ma sono stati stabilizzati tre ricercatori e sono usciti due amministrativi.
Le stime complessive di costo per telefonia, comunicazioni e informatica aumentano del 32 per cento (25mila euro in valore assoluto). Non è al momento quantificabile il costo che l’istituto dovrà sostenere per l’acquisizione dei servizi previsti dal contratto di gestione del sistema di interconnessione regionale, finora conosciuto come TIX, stipulato da Regione Toscana come ente aggregatore. In via cautelativa sono stati previsti costi aggiuntivi (20mila euro) rispetto allo scorso anno.
In aumento anche la spesa per l’acquisizione di servizi e prestazioni di ricerca e professionali (+10,5 per cento, pari a 422mila euro. In particolare, l’acquisizione di servizi e professionalità esterne serve allo sviluppo di alcuni processi gestionali, che non possono essere assolti da personale interno, per l’assenza di idonee professionalità e per la limitata consistenza del personale. Si fa riferimento all’applicazione della normativa sul trattamento dei dati personali, all’introduzione di un minimo livello di digitalizzazione delle procedure e dei documenti, alla manutenzione dell’immobile ove è ubicata la sede, oltre che all’esigenza di ampliare e sviluppare il sistema di comunicazione istituzionale. Nel 2020 si prevede di attivare nuove borse di studio in ambiti di ricerca che l’Istituto intende sviluppare, quale la sostenibilità ambientale ed i relativi costi economici, che si aggiungono a quelle avviate nell’anno precedente.
Il consigliere Gabriele Bianchi (M5S) ha dichiarato l’apprezzamento per l’attività condotta da Irpet, ha espresso “preoccupazione per l’esternalizzazione” e la necessità di “formare il personale” e di “rafforzare la digitalizzazione”.
Marco Casucci (Lega), “relativamente all’attività, oggettivamente importante, dell’istituto”, ha rilevato che “malgrado le buone intenzioni nel programma di attività non c’è la dovuta menzione al nuovo studio dell’Irpet in merito all’autonomia differenziata che era stato votato in una mozione in aula. Ciò ci rende un po’ delusi”. Per Casucci “ è un segnale debole, da parte di un Istituto che in ogni caso svolge un’ attività importante. Ci asterremo”.
Massimo Baldi (Pd), pur dichiarando di condividere “nello spirito” quanto detto da Casucci, ha ricordato che la mozione approvata non è ancora stata attuata dalla Giunta: “Non trovo questo problema ostativo al voto favorevole” ha quindi annunciato.
Andrea Quartini (M5S) ha affermato che “Irpet non deve essere condizionato, da un punto di vista di valutazione, dalle scelte del Consiglio: non vorrei che nel dibattito si tentasse di condizionarne l’operato. Noi continuano ad apprezzare il lavoro indipendente svolto in questi anni”.
Roberto Salvini (gruppo misto), ha detto che di fronte ai cambiamenti economici c’è la necessità di avere un istituto di programmazione e studio che permetta quanto meno di attenuare gli effetti delle crisi. Irpet diverrà sempre più un istituto strategico, per dare indicazioni su come muoverci e investire” . Irpet è dunque “indispensabile, ma dovrebbe approfondire un po’ di più le ricerche”.
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