La Regione Toscana ci ha investito e scommesso, il modello funziona, il ruolo delle cooperative di comunità è stato rafforzato anche con una legge e la Regione firma adesso un protocollo con Anci Toscana, centrali cooperative, le stesse cooperative di comunità e i Comuni, più di venti, dove sono nate. Un modo per fare un ulteriore passo in avanti. Un’alleanza per dare vita ad una rete: uno strumento per individuare tutti insieme un percorso di lavoro che sia capace di rafforzare e migliorare l’esperienza fin qui fatta, ciascuno con un impegno preciso da portare avanti.
“Come Regione, in collaborazione con le centrali cooperative, ci prenderemo cura della formazione dei soci attivi di queste cooperative, che è un bisogno emerso in questo anno di sperimentazione – spiega l’assessore alla presidenza e alla partecipazione, Vittorio Bugli - . Allestiremo anche un desk per dare informazioni a chi una cooperativa la vuole costituire, per risolvere dubbi che si presentassero lungo il percorso a quelle già costituite e per dare loro tutte le informazioni circa i fondi di sostegno e comunitari utili per realizzare di nuovi progetti. Stiamo allestendo anche un sito: uno spazio web per promuovere le attività delle cooperative di comunità ma che sia anche di interscambio di notizie. Perché una cosa è evidente: ciascu na di queste esperienze è più forte se si tengono tutte insieme”. “Da qui - conclude Bugli - anche il marchio che presentiamo oggi, ideato insieme alla cooperative, perché c’è un brand comune a tutte queste esperienze tra loro diverse: un modo di stare insieme, di concezione sociale e un rapporto particolare con l’ambiente che le accomuna e che le avvicina peraltro a diversi temi dell’agenda europea”.
“Il modello che si è realizzato è di grande interesse – rimarca Simone Gheri per Anci Toscana, l’associazione dei Comuni -: uno strumento utile per aiutare i cittadini a restare in territori oggi marginali, sostenere le economie locali ma anche riattivare tutta una serie di servizi”.
Un’esperienza innovativa
Quelle di comunità sono cooperative speciali, di cui fanno parte tutti gli abitanti (o quasi) di un borgo. Fino all'anno scorso la più famosa in Toscana era quella del Teatro Povero di Monticchiello, paese del senese colpito dalla crisi della mezzadria all'inizio degli anni Settanta e che allora ha scelto di aggregarsi intorno ad un'idea di teatro di piazza che costituisce oggi un'economia importante per i residenti.
A dicembre del 2018, su spinta anche del bando della Regione che ha messo a disposizione poco meno di un milione e 200 mila euro e finanziato venticinque esperienze (poi diventate ventiquattro), molte altre cooperative sparse in Toscana sono nate. Un secondo bando da 740 mila euro – c’è tempo fino al 28 febbraio per le domande - è stato pubblicato a gennaio 2019 e non si rivolge solo a cooperative di aree montane od interne, ma anche ad aree metropolitane o periferie urbane caratterizzate da minore accessibilità sociale, economica e di mercato che si traduce in rarefazione di servizi. Molte cooperative di comunità sono animate da giovani e donne, da gente che magari ha studiato e vuole provare a mettere a disposizione le proprie capacità nel posto dove è nata e non essere costretta invece ad andarsene.
Investire sulle persone
“Sono autentici ‘motori pensanti’ - sottolinea l’assessore alla partecipazione e alla presidenza, Vittorio Bugli -, capaci di generare a cascata ulteriori progetti ed animare un territorio. Sono un investimento sulle persone. D’altronde per rivitalizzare un territorio è importante l’hardware ma anche il software, servono le infrastrutture e le tecnologie ma sono necessarie anche i progetti e le persone pronte ad utilizzarli e farli diventare strumenti operativi”.
Tra le cooperative già nate e all’opera c’è chi punta al turismo sostenibile o alla valorizzazione dell'ambiente o dei beni culturali del posto. C'è chi pensa all'agricoltura, alla pesca o alla promozione di altre eccellenze enogastronomiche. Si creano così occasioni di lavoro e si mettono insieme attività economiche che da sole non avrebbero più la forza per andare avanti, da rilanciare magari attraverso le opportunità offerte dalla rete e collegamenti ad internet veloci che la Regione Toscana, con risorse proprie e dell'Europa, ha portato anche nei borghi e paesi più sperduti, laddove il privato aveva rinunciato ad investire. Tutte sono poi pronte ad investire gli utili in servizi ai residenti o per la manutenzion e di sentieri, strade, arredi urbani ed altri beni comuni.
“Le cooperative di comunità sono sicuramente un esempio di economia collaborativa, su cui in questa legislatura abbiamo lavorato su più fronti – spiega ancora Bugli - Finanziare i loro progetti è stato un modo per provare ad invertire il trend di spopolamento e impoverimento delle aree più marginali della Toscana. Diventano anche un’occasione per gestire beni comuni”. “La rete a cui daremo vita col protocollo, aperto, firmato oggi – prosegue – aiuterà a scambiare buone prassi e a sostenere processi pubblici di innovazione civica e sociale. Servirà anche a promuovere lo sviluppo di competenze collettive”.
Un marchio delle cooperative di comunità
Con il protocollo, come anticipato, nascerà anche una sorta di marchio di qualità delle cooperative di comunità toscane. “Ci impegneremo inoltre – spiega Bugli - per una loro adeguata normazione in sede di Conferenza delle Regioni e Province autonome e nelle sedi nazionali competenti”. “Vogliamo anche stimolare un dibattito in seno all’Unione europea, sulle cooperative di comunità e più in generale sull’economia collaborativa” conclude Bugli, che rivela come al modello ed esperimento toscano l’Europa stia già guardando, interessata a saperne di più e magari prenderlo ad ispirazione come due anni fa fu fatto con Arcipelago Pulito, il progetto dei pescatori spazzini del mare.
Sindaci e mondo della cooperazione soddisfatti
Plausi dal mondo della cooperazione. “Il protocollo ci aiuterà a fare un passo in avanti e consolidare questa esperienza che crea valore sociale ma anche economico” sottolinea Claudia Fiaschi di Conf Cooperative. “La Toscana ha il primato di aver affrontato, tra le prime, anche un percorso normativo” aggiunge Alessandro Giaconi dell’Associazione generale cooperative italiane. “Si tratta di uno strumento importante perché è uno stimolo alla partecipazione attiva dei cittadini – si sofferma Irene Mangani per Legacoop – e la risposta molto forte che arriva dai territori ci fa ben sperare”. Plausi anche dai sindaci. La prima cittadina di Pontremoli ringrazia per il sostegno in questa avventura. Il sindaco di Sorano coglie l’occasione per riaffermare come, contro lo svuotamento e spopolamento dei territori, occorra lavorare su più fronti. E la Regione Toscana lo sta facendo.
Fonte: Regione Toscana
Notizie correlate
Tutte le notizie di Toscana
<< Indietro