Valvirginio cresce: fatturato al +6%, ma occhio a ungulati e Brexit

Più 6% di fatturato e vendite all'estero cresciute del 29%. La Valvirginio Cantina Sociale Colli Fiorentini chiude così il 2019, anche se le preoccupazioni e le ombre dei nuovi assetti dei mercati preoccupano non poco i produttori. "Dobbiamo cercare di incrementare il fatturato dell'imbottigliato, che ora è sul milione di euro, e portarlo al 30% del fatturato totale che oggi è di oltre 11 milioni di euro", ha detto il presidente Ritano Baragli nel corso dell’assemblea ordinaria di approvazione del bilancio che si è tenuta domenica scorsa. Ma non solo: "È necessario essere più uniti che mai in questo momento, a un passo dalla Brexit. Il mercato anglosassone, primo nelle esportazioni di spumanti, rischia una battuta di arresto. Ora più che mai - continua - è necessario avere, sotto la bandiera Italia, un'Europa che faccia accordi commerciali vantaggiosi, che dia ai nostri produttori nuovi sbocchi per portare all'estero l'unicità dei nostri prodotti, la nostra qualità che, è bene ribadirlo, rispetta il territorio".

Oggi la Cooperativa comprende 850 aziende e 1.500 ettari di vigneto situati in prevalenza nelle zone del Chianti Docg, del Chianti Classico Docg, del Toscano Igt e dell'Olio Igp Toscano. Tra sangiovese, canaiolo, colorino, ciliegiolo, malvasia, merlot, cabernet, chardonnay, ogni anno vengono vinificati in media 11 milioni di chili di uve. Mentre la produzione di olio extravergine d'oliva si attesta sui 150mila chili all'anno.

Sul fronte locale, le preoccupazioni non sono da meno e hanno un nome ben preciso: ungulati. "Siamo allo stremo, la densità degli animali sta raggiungendo numeri insostenibili e a poco serve chiudere un tratto di autostrada per fare battute eccezionali. La situazione sta diventando ingestibile, è un problema sociale, anche di sicurezza pubblica“, continua il presidente della Cantina Sociale Colli Fiorentini. Tra le specie, a fare più paura c'è il lupo: "Che per noi olivicoltori  e viticoltori può anche essere un deterrente al capriolo, ma per chi alleva ovini o animali allo stato brado è un problema serissimo e urgente” . Per chi invece coltiva uva è il capriolo il principale nemico: "E' capace di mangiare fino a 15-20 kg di germogli al giorno, un disastro". E al bosco non fa certo meglio: “Oltre a rischiare di distruggere la biodiversità e l'equilibrio del territorio che in una regione boschiva come la Toscana rappresenta un pericolo".

"La parola d’ordine è intervenire - prosegue Baragli - Lo devono fare le istituzioni, lo deve fare la Regione. E ricordiamoci sempre che non c'è ambientalista più convinto dell'agricoltore, che con il suo lavoro ha modellato questo territorio e ne tutela e ne valorizza  la bellezza ogni giorno"

Fonte: Ufficio stampa

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