‘L’Ape sopra il Leoncino’, l’autobiografia di Salvatore Costa accende la memoria di Palaia

14 Gennaio 1968, la Sicilia trema. Un terremoto colpisce la Valle del Belice. A Calatafimi, in provincia di Trapani, vive un bambino di nome Salvatore insieme alla sua famiglia. Da quel giorno per loro, come per molte altre famiglie, le cose cambiarono. Ed ecco che Salvatore si trasferisce in Toscana all’età di otto anni con la madre, il padre e il fratellino Vincenzo.

Doveva essere una fase transitoria durante l’assestamento del territorio. E invece la nuova vita dei Costa comincia a Palaia, proprio qualche giorno dopo il terremoto.

Il rimettersi in gioco, il sisma, la famiglia, il lavoro, tutto quanto visto dagli occhi di un bambino. Un punto di vista ingenuo, fresco e leggero, tralasciando la pesantezza e la serietà che spesso avvolge il mondo degli adulti. Un uomo che dopo 50anni ha deciso di aprirsi non solo su questo episodio della sua vita, ma su esperienze e persone che ne hanno fatto parte. Un’autobiografia personale che durante la lettura sembra riflettersi come in uno specchio nella vita di tanti. La storia di chi è arrivato e se n’è andato, di usanze che oggi potremmo definire vintage, di passaggi dal dialetto siciliano a quello toscano, di vecchi vicini di casa, amici e parenti tutto in chiave presente e attraverso continui flashback, secondo la prospettiva del bambino che ancora vive nell’autore.

Tutto ciò è racchiuso nel libro di Salvatore Costa, neo scrittore alla sua prima pubblicazione con ‘L’Ape sopra il leoncino – Racconto semiserio e semicomico di un ragazzo di campagna’. Ieri pomeriggio, domenica 1 dicembre, il libro è stato presentato in Comune a Palaia. Presenti il Sindaco Marco Gherardini, l’attrice e presentatrice Rosita Bimbi, il parroco di Palaia Don Giuseppe Volpi, l’Associazione Olifante con Roberto Boldrini e lo stesso Salvatore Costa.

Un titolo particolare che incuriosisce il lettore per il suo impatto, non immediatamente comprensibile ma dal tono fiabesco. Il nome dell’intero racconto infatti già descrive il collage di ricordi che ha cucito Costa:  L’Ape si riferisce al famoso mezzo Piaggio mentre Leoncino era un piccolo camion costruito dalla Fiat: un accostamento nato dal fatto che il padre, prima del trasferimento dal sud Italia alla Toscana, trasportò i mobili sopra il camioncino caricando anche il motore a tre ruote, al quale era molto affezionato.

Quella di ieri è stata una presentazione dal gusto familiare, come ci si può aspettare dal clima che si respira nella piccola Palaia: sala del consiglio gremita di amici, conoscenti e curiosi che hanno scambiato domande e ricordi con l’autore.

Per Palaia questo è un libro particolare, come ha sottolineato il sindaco Marco Gherardini: “Il lettore è sollecitato a recuperare i suoi ricordi, poiché sono citate tante persone che conosciamo e i luoghi delle nostre colline. Troviamo esperienze che ci uniscono come comunità, e ciò lo rende prezioso”. Il primo cittadino ha poi aggiunto un suo commento personale: “Sono rimasto sorpreso nel vedere l’abilità di Salvatore, non solo di raccontare il paese e il nostro stare insieme ma anche per la poetica sottesa nei passaggi del racconto, poetica che denota una sensibilità acutissima e per questo lo ringrazio”.

Rosita Bimbi, presentatrice che ha curato l’esposizione del racconto e la lettura di qualche passaggio del libro, ha ripreso il filo lasciato da Gherardini soffermandosi sulla personalità di Costa, definendolo “un autore già consumato”. “Fa percepire un’abilità nella scrittura come se fosse già affermato. Per me è stata l’immagine del film che lui avrebbe voluto vedere della sua vita – ha continuato la presentatrice – Essere così semplici e spontanei significa avere molto talento”.

L’autore ha infine descritto la sua “creatura” come una forma di “gratitudine per tutte le persone che mi sono passate davanti”. “Chi se la legge la biografia di un comune mortale? In genere si fa a un personaggio famoso” si è domandato Costa durante la presentazione. “Dentro di me non ho mai espresso determinate cose e da grande mi sono imposto di farlo. Adesso si vive in un mondo che differenzia chi accoglie da chi deve essere accolto: mi è sembrato un segnale di condivisione”. Il neo scrittore ha parlato anche di valori, che in questo momento storico “sembra si siano un po’ abbassati”, per questo in conclusione ha ribadito la volontà di riportare vivi e presenti questi messaggi: “Io l’ho fatto con questo libro che contiene tutte le cose che più amo, come se qualcuno mi avesse detto di mettermi a nudo e dare tutto ciò che prima non avevo dato”.

Pagine che non parlano solo della vita di un uomo ma anche della sua famiglia con foto e precisi riferimenti, di ciò che lo ha colpito nell’infanzia e nell’età adulta e di un paese che nello sfogliare questa opera trova la sua memoria. Un racconto nato dall’esigenza per l’autore di parlare con se stesso ma che infine sembra parlare a molti.

Margherita Cecchin

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