Gli obiettivi del Chianti Economic Forum sono stati raggiunti nella seconda edizione che si è tenuta il 15 Novembre 2019 presso la Cantina Antinori nel Chianti Classico dei Marchesi Antinori.
Questa seconda edizione non è stata solo un appuntamento annuale per analizzare ed immaginare il futuro del sistema economico del Chianti, ma uno scambio di eccellente valore tra aziende (dai brand solidi e affermati sino alle startup e PMI), sistema della ricerca (con Università di Firenze, IRPET, uffici studi di CNA e Confindustria) e amministrazioni locali (Unione Comunale del Chianti Fiorentino).
Uniti si è più forti e lo si è capito durante il Forum, in cui i grandi nomi del sistema produttivo Chiantigiano sono stati generosi di spunti di riflessione. L’esperienza dei più affermati può essere infatti un eccellente traino per innescare processi virtuosi anche nelle imprese più piccole e con minore esperienza.
Il Forum quest'anno aveva come tema principale il mercato del lavoro e le competenze da sviluppare per far rimanere il nostro territorio competitivo anche in presenza dell’odierna rivoluzione digitale.
Questa edizione, come accaduto lo scorso anno, si è svolta in due momenti ben distinti: una tavola rotonda su invito ed una conferenza plenaria aperta al pubblico. Durante la tavola rotonda sono emersi molteplici aspetti di rilevante importanza e questo ha consentito anche di instaurare un dibattito coinvolgente fra i presenti. Dopo le presentazioni di IRPET (con il direttore Stefano Casini Benvenuti), la sede fiorentina di Banca d’Italia (Marco Tonello), Università degli Studi di Firenze (Giorgia Giovannetti) e Confindustria Firenze (Agostino Apolito), gli imprenditori, i responsabili degli enti formativi e gli amministratori locali si sono confrontati sul tema.
Le analisi presentate dagli esperti hanno sottolineato la difficoltà dei giovani Toscani nel trovare una posizione lavorativa che possa soddisfare le loro aspettative ed essere coerente con il percorso di studio affrontato. Esiste infatti un mismatch sul mercato del lavoro per cui i giovani tendono ad avere un alto livello di istruzione mentre le imprese spesso richiedono lavoratori con qualifiche basse.
Questo implica che molti giovani si vedano costretti, pur avendo una laurea, a svolgere lavori in cui non è richiesta la loro qualifica. Tuttavia, i giovani toscani continuano a voler aumentare le loro competenze come affermato dai ricercatori di Banca d'Italia che sottolineano come i giovani “inattivi per motivi di studio e formazione” crescano in Toscana in misura maggiore della media nazionale. Sono le scelte future a portare incertezza per i giovani: preoccupante è stato notare, dai risultati delle prove INVALSI, come gli studenti che hanno un genitore disoccupato tendano a non voler proseguire gli studi rispetto a chi non ha genitori disoccupati. Ne consegue che l’ascensore sociale garantito dall’istruzione potrebbe bloccarsi nella nostra Regione.
Il sistema universitario in questo ambito può contribuire molto, come spiega Giorgia Giovannetti, prorettore dell’Università degli Studi Firenze, ma bisogna prima comprendere dettagliatamente le cause del mismatch nel mercato del lavoro, procedere ad un rilancio tecnologico del tessuto produttivo toscano e, contemporaneamente, delineare i percorsi formativi da sviluppare. Il tema dell’abbandono scolastico nella scuola secondaria è stato centrale nella seconda parte della discussione che ha visto confrontarsi i responsabili delle Scuole Superiori e gli imprenditori presenti.
Per quanto riguarda la conferenza plenaria, grazie ai moderatori David Rinaldi, direttore del Chianti Economic Forum e Sara Mariani, giornalista di Agorà - Rai Tre, sono emersi concetti inizialmente inaspettati, ma che danno chiara visione della centralità dei temi della formazione e dell'innovazione per il futuro sviluppo locale.
Alessandro Sordi, amministratore delegato e fondatore dell’Incubatore Nana Bianca, ha sottolineato la necessità di cambiare i metodi di lavoro e la possibilità di farlo anche attraverso la collaborazione con le startup che hanno una naturale tendenza a svilupparsi grazie ad innovazioni strutturali.
Chiara Mancini, ricercatrice dell’Ufficio studi FILT CGIL, ha sostenuto che sia fondamentale porre attenzione ai modelli sociali e all'inclusione di tutte le parti sociali nei processi legati all’innovazione. Mentre Silvia Donnini, direttore Risorse Umane di Carapelli S.p.A., sostiene che sia necessario saper innovare i processi tecnologici promuovendo la cultura e l'etica impresa.
In ultimo, secondo Renzo Cotarella, amministratore delegato di Marchesi Antinori, è fondamentale riscoprire l'importanza del ruolo istituzionale dei formatori. Inoltre, è importante per i giovani sviluppare una conoscenza ampia dei processi produttivi che è possibile acquisire solo grazie all'istruzione di base e non attraverso percorsi di formazione troppo specifici.
Fonte: Chianti Economic Forum
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