"Il nostro esordio con un album new-prog": gli Opra Mediterranea raccontano 'Isole'

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Sono passati pochi giorni dall'uscita di Isole, il primo album degli Opra Mediterranea, ma già i commenti si sprecano. Il disco d'esordio del gruppo prog empolese è disponibile sia in digitale sia nel classico formato cd in tutti i negozi di musica. Sta andando bene e ricevendo critiche molto positive, stando a quanto si legge in giro. Ma come è nato Isole? Di che tratta? Chi ci ha lavorato? Un po' di risposte si trovano qui, molte altre le hanno date i diretti interessati.

Mattia Braghero (voce), Federico Ferrara (chitarra), Manuele Mecca (batteria), Michael Aiosa (tastiere) e Lorenzo Morelli (basso) sono stati intervistati in esclusiva da gonews.it e hanno raccontato qualcosa di inedito riguardo al loro primo lavoro in studio.

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Partiamo dalle domande facili, come nascono gli Opra Mediterranea?
Manuele: "Sembra assurdo ma passati dodici anni da quando abbiamo cominciato a suonare insieme, prima sotto il nome The Phoenix e dal 2010 come Opra Mediterranea. Eravamo un gruppo di giovani musicisti con la consapevolezza di avere qualcosa di 'diverso'. Fin dall’inizio abbiamo combattuto per affermare la nostra identità al posto degli stilemi imperanti".

Qual è stato il vostro percorso?
Federico: "Il comun determinatore all’inizio è stato la lontananza dal blues. Sembra poco, ma non è così quando hai diciassette anni. Il blues è la base. Ti affranca almeno dalla metà del mondo anglofono, per alcuni è un male, per noi è stato fondamentale. Venivamo dal metal, dal jazz, dalla musica classica, il nostro progressive rock è in pratica la sintesi di tutto quello che ci è piaciuto ascoltare e suonare nella nostra vita".

Non è stato tutto rose e fiori, vero?
Manuele: "Sì, qualche anno fa ci siamo presi un periodo di pausa, perché avevamo ricevuto troppe delusioni, essere un gruppo prog sembrava più un fardello da portare che una risorsa. Ma siamo di nuovo qua, più forti e uniti di prima".

Si arriva a Isole, che lavoro c'è stato dietro?
Michael: "Un lavoro iniziato praticamente nel 2016, quando finì la 'pausa'. Abbiamo fatto una cernita del vecchio materiale, supportati da un produttore artistico all’interno del Campus della musica. Abbiamo scartato tanti pezzi finché non ci siamo ritrovati con una ventina di minuti di musica omogenea. Ripartiti da lì abbiamo cominciato comporre e a registrare demo all’infinito. A ogni incisione le parti diventavano più complesse e ci divertivano tantissimo".

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Qual è, se ce n'è uno soltanto, il vostro 'metodo'?
Michael: "Lavoriamo per sfinimento finché le cose non diventano naturali da suonare e ascoltare. Può sembrare insano, ma non riusciamo a immaginarci un metodo diverso".

La scrittura dei testi per voi come si svolge?
Mattia: "Il lavoro sui testi non è sempre lo stesso. Alcuni nascono di getto, come 'Numeri Primi', e altri che invece hanno dietro un lavoro di ricerca e confronto molto lungo. Solitamente io e Manuele ci dividiamo i compiti. Lui è più concettuale, fa ricerche, mi manda un sacco di letture, video, materiale che poi io cerco di tradurre in frasi musicali che racchiudano quel significato. Altre volte io scrivo un testo e Manuele mi aiuta a sistemarlo. Ogni pezzo ha una storia a sé".

E la musica?
Federico: "Componiamo sempre in maniera diversa. L’idea può venire da un divertissement improvvisato in sala, da qualche riflessione su un testo di Mattia o da un lavoro casalingo di uno di noi".

Facci un esempio.
Federico: "Isole è partita da un arpeggio che mi frullava in testa da tempo ed è diventata una suite di dodici minuti! Il percorso di canzoni come Numeri primi e Oceano mare, dalla demo alla stesura completa, ha dell’incredibile, le demo sono irriconoscibili da quanto ci abbiamo lavorato. Importantissimo è il mettere a disposizione di tutto il gruppo l’idea, che la cambia e la deforma finché non assume una forma condivisa".

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Lo si capisce dal titolo, il tema dell'isola è fondamentale.
Manuele: "Ci è sembrato di avvertire una tendenza all’isolamento nei rapporti tra massa e individuo. Una sorta di deriva verso la passività sociale e sentimentale. Nel lavoro, nell’amore, tra culture diverse, c’è sempre più la tendenza alla separazione. L’isola è la rappresentazione perfetta di questo stare fermi nella stasi. Anche il mare è una dimensione simbolica, perché divide ma è pur sempre percorribile. Per un gruppo che si chiama Opra Mediterranea poi, non avere nessun riferimento al mare sarebbe stato semplicemente poco credibile (ride, ndr)".

In un mondo che va sempre più verso il digitale, come spiegate la decisione di produrre il disco anche in cd?
Michael: "Perché è il modo migliore per raggiungere anche altre fasce di ascoltatori. Il digitale è comodo e immediato, ma ti toglie l’esperienza dello sfogliare le pagine del libretto, di osservare la copertina. Senza parlare del fatto che spesso il digitale vuol dire mp3, quindi compressione e diminuzione della qualità dell’ascolto. Nell’ambiente progressive il pubblico è ancora affezionato all’oggetto. La mia più grande voglia ora come ora è di curare un’edizione in vinile...".

Torniamo ai testi. Sono molte le ispirazioni letterarie: da Oceano Mare che rimanda a Baricco, all'Odissea, a Numeri Primi in cui riecheggia Paolo Giordano.
Mattia: "Credo che sia praticamente impossibile, per un artista, non essere 'contaminato' da ciò che lo circonda. In realtà in tutti i nostri brani c’è, in qualche modo, un’influenza. Prendi Oceano Mare, c'è sì Baricco ma la storia è ispirata alla lettera di un ragazzo annegato nel Mediterraneo in uno dei naufragi disastrosi del 2015. Quindi letteratura ma anche cronaca. Oppure Marionetta, che è in parte ispirata a Metropolis di Fritz Lang".

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Influenze letterarie nei testi, ma anche nella musica ci sono forti rimandi. Si sentono molto i Pink Floyd o i King Crimson o la PFM.
Federico: "Le influenze per noi sono fondamentali. Chi coglie le citazioni capisce che veniamo da un mondo preciso, digerito e assimilato. Abbiamo in passato preparato molte cover e si sono rivelate utilissime per imparare un linguaggio, scoprire suoni e soluzioni ritmiche, per crescere insomma. Influenze musicali, ma anche liriche. Amiamo il lavoro dei cantautori, Dalla e De André su tutti".

In definitiva, come vi considerate? Siete un gruppo prog, pop-prog o cos'altro? O rifuggite le etichette?
Michael: "Rifuggire le etichette è una bella cosa da dire, ma resta una frase. Credo che nel nostro caso invece darsi un’etichetta sia fondamentale, almeno per sapere a chi ci rivolgiamo. Non ci sentiamo pop né alternativi, allo stesso tempo cerchiamo di suonare un genere come il progressive che di sicuro è passato di moda anni fa, ma senza l’intento del revival. Per questo ultimamente ci piace parlare di new-prog, speriamo ci porti fortuna".

New-prog, dunque. Pensate che il vostro genere possa ampliare la sua nicchia come ha fatto l'indie?
Manuele: "Non credo che sia una questione di genere, ma di contenuti. Strano a dirsi, ma la musica sta tornando a essere 'impegnata'. Non sentiamo di appartenere certo a filoni in voga, ma noto una voglia di ricominciare a dire qualcosa in più rispetto a 'baby ti voglio stasera baila con migo'. Le nicchie culturali e musicali si espandono e collassano regolarmente e perché no, stavolta potrebbe essere il turno della 'musica difficile', come la chiamano Elio e Le Storie Tese".

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Chi vi conosce da una vita, sa che avete lasciato fuori alcuni vostri vecchi classici come Riflessi o Medico un giorno. Che ne sarà?
Mattia: "Tocchi un tasto dolente, in senso buono. Durante il nostro primo periodo non abbiamo mai registrato niente, il tempo è passato e quei pezzi sono invecchiati, alcuni erano addirittura in inglese e non ci rappresentano più. Ci dispiace davvero non aver fotografato quel momento con un disco o addirittura due. Tuttavia alcune canzoni sono registrate in SIAE, e nel caso di un cofanetto 'Opra: the early years' potrebbero tornarci utili… (ride, ndr)".

Ora gli Opra Mediterranea che fanno?
Federico: "Adesso è un problema grosso! La preoccupazione più grande è di ripetersi. Ci sono già delle idee, come la collaborazione con un’orchestra o il rifacimento di un disco molto importante per noi che presto compirà gli anni. Abbiamo qualche pezzo in cantiere ma non programmi certi. Forse ora come ora l’attenzione va posta sulla dimensione live di questo disco per chiudere il ciclo Isole. Ci manca tornare sul palco a suonare".

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Le prossime date degli Opra Mediterranea sono in costante aggiornamento e le trovate sui loro social ufficiali. Il 3 ottobre comunque saranno al Forte Belvedere a Firenze, il 4 all'Off Topic di Torino e l'11 ottobre torneranno all'Alchemist Pub di Empoli, lì dove hanno mosso i primi passi e dove sono 'di casa'.

Gianmarco Lotti

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