La diffusione della tecnologia 5G sta destando una certa preoccupazione e diffidenza da parte dei cittadini che in più occasioni, negli ultimi mesi, si sono rivolti all’Ufficio relazioni con il pubblico di ARPAT per avere informazioni.
La sperimentazione pre-commerciale di questa nuova tecnologia in Italia è già avviata ed interessa al momento anche la Toscana; abbiamo quindi voluto rivolgere qualche domanda a Gaetano Licitra, Responsabile della Commissione Agenti fisici di ARPAT, che segue nel suo insieme questo settore specifico, definendo metodi di misura e modalità operative per tutta l’Agenzia e tutta la regione.
In che cosa consiste la tecnologia 5G e quali sono le differenze con le precedenti (3G, 4G)?
Dal punto di vista dell’utente, la differenza sta nel considerevole miglioramento che la tecnologia 5G apporta ai parametri che usualmente vengono utilizzati per caratterizzare le prestazioni di una rete: aumento della velocità di trasmissione dati (quella che viene generalmente chiamata velocità di download) e aumento del numero di dispositivi connessi nello stesso istante. In particolare, quest’ultima caratteristica è quella che dovrebbe consentire lo sviluppo dell’Internet delle cose (IdC o più spesso IoT acronimo inglese utilizzato), cioè la comunicazione tra oggetti, come ad esempio la possibilità di “dialogare” con numerosi elettrodomestici di uso comune.
Parallelamente, è iniziata l’adozione delle cosiddette antenne “intelligenti”, che sono in grado di focalizzare la propria emissione sulla posizione del cellulare con cui sono in comunicazione, diminuendo considerevolmente l’esposizione dei cittadini non connessi.
Quindi sono attesi un miglioramento generale nelle prestazioni e la possibilità di avviare servizi innovativi in grado di mantenere connessi una moltitudine di apparati: cellulari o sensori di vario tipo. In questo modo diventa concreta, ad esempio, la possibilità di un veicolo di colloquiare con la strada (o con gli altri veicoli), ricevendo informazioni utili anche ad evitare incidenti.
Cosa riguarda la sperimentazione avviata in Italia ed anche in Toscana?
È una fase di messa a punto della nuova tecnologia: si stanno testando gli apparati e i dati trasferiti dall'apparato mobile all'antenna, e viceversa. Inoltre, sono allo studio tutta una serie di nuovi impieghi, dalla telemedicina allo sviluppo di servizi innovativi per le imprese. Tuttavia, i nuovi telefonini con telefonia 5G sono appena apparsi sul mercato per cui siamo solo all’inizio.
In quali città toscane si svolge la sperimentazione e quanto durerà questa fase?
Al momento la sperimentazione in Toscana si effettua a Prato ed in ambito portuale a Livorno dove sono stati installati i nuovi impianti sperimentali. I gestori stanno chiedendo in altre città toscane (le maggiori) i pareri preventivi per installare le antenne, ma le autorizzazioni ottenute non saranno sfruttate immediatamente per collocare i nuovi impianti 5G. Ciascun gestore , secondo i propri piani di sviluppo, gradualmente costruirà la propria rete e, a seguito di un accordo tra loro di recente siglato, potranno condividere anche i siti, se l'impatto elettromagnetico complessivo non determina situazioni di superamento dei limiti.
Per la città di Prato l’autorizzazione ministeriale vale fino al 31/12/2021, ma l’accordo stipulato tra Regione Toscana, Comune e Fondazione Bordoni “per la sperimentazione di tecnologie riconducibili al settore manifatturiero” scade il 31/12/2020. La sperimentazione ha già dato luogo a test sul campo anche in presenza di esperti del Ministero delle Telecomunicazioni. È probabile che al di là di questi primi test per diversi mesi occorrerà effettuare prove, ma questo dipende dai piani di sviluppo e dalle scelte dei gestori.
La tecnologia prevede un aumento delle antenne e dei livelli di campo elettromagnetico?
Certamente le antenne aumenteranno, probabilmente anche in numero 10 volte superiore all'attuale, proprio per le caratteristiche della rete che occorrerà sviluppare e per la tipologia dei servizi. In particolare, proprio per consentire gli utilizzi precedentemente descritti, crescerà notevolmente il numero di impianti, pur di bassa potenza, presenti a pochi metri dal suolo a bordo strada, nelle piazze e più in generale nei luoghi di maggiore frequentazione. I tempi in cui questo avverrà dipenderà dalle scelte dei gestori, dalle aree che vogliono coprire nelle varie fasi di sviluppo, dalla penetrazione nel mercato delle nuove tecnologie e delle loro applicazioni.
Per quanto riguarda i campi elettromagnetici già oggi, in molti ambienti cittadini e specialmente nei centri storici, si è raggiunto il massimo livello di esposizione possibile in base alla normativa, per cui non è possibile aggiungere ulteriori impianti, di qualsiasi tecnologia nelle situazioni già “sature”. Con l’incremento del numero di antenne che si attende con il 5G in tempi abbastanza brevi questa situazione potrebbe diventare ancora più frequente, ma non potrà mai portare ad una crescita indiscriminata dei livelli di campo elettromagnetico, perché l’Agenzia verifica sempre che i progetti dei nuovi impianti, o di modifica di quelli esistenti, siano compatibili con i limiti normativi.
Cambiando la tecnologia, come cambiano (se cambiano) i possibili impatti sulla salute?
Per quanto noto, il tipo di tecnologia non comporta un diverso impatto sulla salute. Pertanto, quello che viene tenuto sotto controllo è il livello di campo elettromagnetico totale a cui è esposta la popolazione, indipendentemente dalla tecnologia usata (2G, 3G, 4G e 5G, ma anche Radio o TV).
Il 5G è in grado di utilizzare sia frequenze già presenti in aria (usate per la telefonia e la TV, nonché per collegamenti direttivi), che ulteriori frequenze finora non utilizzate: nello specifico, l’asta per l’assegnazione delle frequenze 5G che si è svolta nel 2018 ha assegnato risorse nelle bande a 700 MHz, a 3,7 GHz e a 26 GHz, che verranno progressivamente messe a disposizione degli operatori.
Se comunque potranno cambiare gli spettri elettromagnetici, in termini di intensità di livello per certe frequenze rispetto ad altre, se confrontato con quanto c’è attualmente, gli studi finora condotti non danno indicazioni specifiche per rischi aggiuntivi, così come comunicato dall’Istituto superiore di sanità (si veda Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche).
Sono in corso molti studi ai cui risultati la nostra Agenzia guarda con attenzione. ARPAT applica comunque le norme e non può che riferirsi a queste nell'espressione dei propri pareri.
In che modo e da chi è regolamentato il mercato 5G?
Le licenze 5G sono state assegnate a seguito di gara pubblica dal Ministero delle telecomunicazioni. In materia autorizzativa il codice delle comunicazioni DLgs 259/2003 e s.m.i. stabilisce che i comuni autorizzano gli impianti previo parere preventivo di ARPAT, che valuta le caratteristiche emissive degli impianti, l’orografia del territorio e la posizione dei recettori a tutte le quote, per verificare il rispetto dei limiti di legge che, come è noto, sono tra i più restrittivi al mondo.
Solo per impianti a bassa potenza (potenza inferiore a 10 Watt) la norma prevede la possibilità di fare una comunicazione di installazione accompagnata dalla autocertificazione del rispetto dei limiti, senza quindi passare per l’autorizzazione dell’amministrazione comunale.
ARPAT effettua dei controlli per questa tipologia di impianti?
ARPAT esegue i controlli a seguito della richiesta dei Comuni o su programma secondo un piano di attività compatibilmente alle risorse disponibili e ai livelli di attività garantita ai sensi della Legge Regionale 30/2009.
In casi particolari i Comuni possono chiedere ad ARPAT campagne di misura da concordare ed eccedenti il numero di quelle stabilite nel piano di attività annuale. I cittadini possono chiedere ai Comuni di effettuare specifici controlli con misure e/o valutazioni dei campi presenti presso le proprie abitazioni che per prima cosa partono dalla verifica della presenza di una autorizzazione e del rispetto di eventuali prescrizioni fornite al momento del loro rilascio. ARPAT effettua il controllo andando a verificare la corrispondenza dei dati dichiarati e verificando i livelli complessivi di campo elettromagnetico presenti presso i recettori.
Fonte: Arpat
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