Si è tenuto oggi il consiglio regionale della Toscana. La seduta si è svolta toccando vari argomenti, tra cui il dibattito riguardo alla nuova legge sulle cave, il Defr 2020, il caso Ciatti e altro ancora.
Estrazione, nuova legge per le Cave: Gli interventi di Giacomo Giannarelli (M5S), Elisa Montemagni (Lega), Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra), Giacomo Bugliani (Pd), Stefano Baccelli (Pd), Paolo Bambagioni (Pd) e la replica dell’assessore Vincenzo Ceccarelli
Secondo Giacomo Giannarelli (M5S) “la proposta di legge fa indubbiamente passi avanti e apporta migliorie rispetto al passato”. “Il problema – ha sottolineato – è che partiamo da una situazione estremamente arretrata, perché porta norme in una giungla, ma occorre una riflessione maggiore sulla definizione del lavorato, in particolare perché i cittadini sono molto positivi sul riuso di qualità”. Sul cosiddetto ‘informe’,“servono maggiori chiarimenti”. Quindi, il consigliere regionale giudica positivamente che “si cerchi di mettere chiarezza in un mondo che è una giungla, anche a tutela delle imprese” e insiste sulla necessità di garantire la qualità del materiale estratto, impedendo che le multinazionali“taglino le montagne per farne carbonato di calcio”. “È vero che così si creano posti di lavoro, ma dobbiamo guardare anche alla qualità dell’attività svolta e a valorizzare la qualità del materiale estratto – ha detto ancora Giannarelli –. Su questo è necessario fare una seria riflessione”. Giannarelli ha quindi dichiarato il voto di astensione del Movimento 5 Stelle su questo provvedimento.
Elisa Montemagni (Lega) ha criticato il fatto che, davanti a numerosi emendamenti portati dal suo gruppo in commissione, la maggioranza non abbia dimostrato alcuna apertura. “Erano emendamenti che tendevano a migliorare la legge – ha spiegato – perché secondo noi il testo così com’è rischia di essere nuovamente impugnato. Non è infatti possibile obbligare i privati a creare un consorzio; noi proponevamo in alternativa un sistema di incentivi per favorire una scelta in questo senso da parte loro”. Per questo la consigliera ha annunciato il voto contrario della Lega alla proposta di legge.
“Siamo contrari al paradigma di fondo della legge: l’attività di coltivazione andrebbe fortemente ridotta e pesante dovrebbe essere il contingentamento del materiale estratto, mettendo al centro la conservazione dell’ambiente”. Così ha esordito Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra) che anche sul fronte occupazione ha le idee chiare: “Il sistema cave, ormai, impiega pochi operatori mentre è altissimo il tasso di infortuni spesso mortali”. Sul disegno di legge il capogruppo ha sollevato diverse obiezioni: “Prende atto della sconfitta di aver trattato in maniera avventuristica il tema dei beni estimati; con la nuova definizione di giacimento si premette un tipo di lavorazione non idonea”. In chiusura di intervento Fattori ha riconosciuto un merito alle nuove disposizioni: “Si fanno passi avanti”, ha dichiarato riferendosi in particolare alla lavorazione in loco del 50 per cento del materiale da taglio.
“Dovremmo avere il coraggio di adottare scelte drastiche, tendere alla progressiva e poi definitiva chiusura delle cave”. Non ha usato mezze misure Monica Pecori (gruppo Misto/Tpt). Nel ricordare l’Overshoot day e il conseguente esaurimento delle risorse rinnovabili che la terra è in grado di produrre in anno, ha parlato di “Alpi Apuane non infinite, ne perdiamo 5mila tonnellate l’anno, ed è solo il dichiarato. Tra poco le definiremo pianura”. “Ogni tonnellata di marmo buono – ha continuato – produce 3 tonnellate di detriti non destinati all’arte. Abbiamo 785 cave in meno di 30 chilometri, a Carrara si contano 7 cave ogni chilometro quadrato”. Nel parlare di “inquinamento acustico e atmosferico”, Pecori ha anche rilevato quanto il sistema sia squilibrato, “Produce ricchezza per pochi”, e sul fronte occupazione: “In 10 anni si sono registrato 158 incidenti. È tra i lavori più usuranti”.
“La legge rappresenta un passaggio importante, risultato di un giusto approccio. L’atteggiamento senza pregiudizio che emerge, misura la capacità di governo messa in campo”. Il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani, ha ricordato i “molti tavoli di confronto attivati” per “arrivare a soluzioni che tengono conto dell’economia del marmo, senza tradire i principi di sicurezza sul lavoro. È un grande passo”. Il Consiglio, a detta del consigliere, ha varato una legge “definitiva e chiara, che allontana un regime di conflittualità sul tema marmo e apre ad una nuova stagione di governo del territorio”.
Il presidente della commissione Ambiente Stefano Baccelli (Pd) ha “respinto al mittente” le accuse mosse dalla capogruppo della Lega Montemagni di una maggioranza “non aperta alle proposte di emendamento presentate dalle opposizioni”. “Siamo stati così in ascolto – ha chiarito – che abbiamo sentito il parere dell’ufficio giuridico che, però, si è espresso negativamente”.
“Il lavoro fatto è importante, ancora di più se si considera l’argomento storicamente complesso”, ha detto Paolo Bambagioni (Pd). “La materia non è semplice ma il Consiglio ha saputo fare un atto di governo non scontato e con l’aiuto di tutti i soggetti interessati”. La legge, a detta del consigliere, tiene dentro un “progetto ambizioso: stimola gli operatori a non ‘saccheggiare’ la risorsa”. E rispondendo alla consigliera Pecori ha concluso: “In un mondo ideale chiudere le cave sarebbe possibile, ma non viviamo nel paradiso terrestre, serve il giusto equilibrio”.
In chiusura di dibattito l’assessore Vincenzo Ceccarelli, la legge sancisce il “processo di costruzione di regole precise e non vessatorie per l’escavazione sostenibile e la salvaguardia ambientale. Trattandosi di materia non riproducibile, occorre un uso migliore”. E sulla legge ha ribadito:“è frutto di un lungo confronto e di una grande concertazione. Calibra meglio le possibilità di lavoro spingendo sulla sicurezza e rende più civile l’utilizzo del materiale”. Il combinato disposto legge/Piano “segna una bella pagina politica” ha concluso.
Legge sulle cave, Cgil: "Soddisfatti dell'approvazione, era necessario regolamentare questo settore"
Conciliare e regolamentare con dei punti fermi, in maniera organica, le problematiche ambientali, sociali e produttive dei distretti estrattivi, con ambiti di intervento per la promozione della filiera produttiva locale e quindi per la creazione di nuovi posti di lavoro, per interventi incentivanti la sostenibilità delle attività di estrazione con un giusto rapporto blocchi/derivati anche attraverso il riuso delle materie seconde e degli scarti secondo il principio dell’economia circolare; fissare una percentuale di materiale estratto a fronte dell'escavato, in modo da tutelare il bene paesaggistico ed ambientale prevedendo fin dal momento dell'autorizzazione come dovrà essere riconsegnato il sito al momento della cessazione della attività estrattiva restituendolo, bonificato, alla fruizione della collettività, era quanto come Cgil ci aspettavamo dalla nuova legge regionale sulle cave. Oggi, ad approvazione avvenuta, non abbiamo remore ad esprimere la nostra soddisfazione.
Molto soddisfatti siamo anche per il fatto che tutti i gruppi consiliari sia di maggioranza, sia di opposizione, hanno recepito prima e approvato poi all’unanimità i contenuti degli emendamenti presentati proprio da Cgil Toscana in merito alla tutela del posto di lavoro (premialità per clausola sociale) e della regolarità retributiva a favore dei lavoratori del settore in caso di interruzione dell’attività estrattiva o di filiera a causa di inadempienze, cessazione dell’attività da parte dei datori di lavoro o per altre cause.
Era necessario ed urgente regolamentare un settore dove, di fatto, si è consentito l’utilizzo intensivo di un patrimonio naturale, pubblico, non riproducibile, a beneficio degli ingenti ricavi di pochi con benefici minimali, in termini di redistribuzione delle ricchezze prodotte, per le comunità circostanti e con conseguenze negative sotto i profili del dissesto idrogeologico, paesaggistico e della sicurezza dei lavoratori del settore, in particolare nel distretto Apuano Versiliese
Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) sul piano cave: "Nessun cambiamento dalla Regione, prosegue lo sfruttamento intensivo del marmo apuano"
“Nessun sostanziale cambio di rotta da parte della Regione: prosegue lo sfruttamento intensivo del marmo apuano a vantaggio di pochissimi imprenditori che si arricchiscono depredando un bene comune. Al territorio restano le briciole e gli enormi danni ambientali prodotti da un settore sempre più dominato dalla lobby del carbonato di calcio e degli inerti”. Così il capogruppo di Sì Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori, motiva in Aula le ragioni del voto contrario del gruppo Sì al piano cave e alle modifiche alla legge regionale 35, discusse oggi dal Consiglio regionale.
“Non possiamo girare attorno al cuore del problema: serve il coraggio di dire chiaramente che le attività di escavazione del marmo devono essere fortemente ridotte. I quantitavi estratti devono essere contingentati, nei prossimi 20 anni, mettendo al centro della pianificazione regionale la tutela di un bene comune dell’umanità come le Apuane. Inutile ricordare che il marmo non è una risorsa rinnovabile”, ha proseguito Fattori.
“Pensiamo che debba essere estratta una quantità assai limitata di marmo, interamente finalizzata alla lavorazione all’interno della filiera artistica e artigianale locale, ad alto valore aggiunto, oltre che a maggior intensità di lavoro. Oggi non è così e il Piano continua a spianare autostrade intere alla megaindustria del carbonato di calcio, che distrugge una risorsa così preziosa per ricavarne una sostanza da mettere nei dentifrici e nei prodotti cosmetici o a vantaggio dell’industria alimentare e dei cementifici, vale a dire una follia assoluta”, ha continuato Fattori in Aula.
“Sappiamo anche che il settore delle cave di marmo garantisce ormai un numero limitato di posti di lavoro, a differenza di quanto avveniva alcuni decenni fa. Fra i 1.650 e i 2 mila addetti al massimo, indotto compreso. Peraltro è un lavoro pericoloso, caratterizzato da infortuni e continui incidenti, persino mortali. Come sappiamo che in tutti questi anni sono stati fatti profitti giganteschi, che rimangono nelle tasche di pochissimi, con ricaduta infinitesimale sul territorio”.
“Per non sottacere del problema ambientale, dell’impatto delle cave, dell’inquinamento da marmettola nei corsi d’acqua, dell’assurda e incredibile presenza delle cave all’interno del Parco delle Alpi Apuane, quando è evidente a tutti che Parco e attività di cava sono oggettivamente incompatibili. Vi sono zone a protezione internazionale SIC e ZPS dove ancora oggi è possibile scavare, in barba alle regole europee”.
“Occorre quindi un cambio radicale di impostazione della pianificazione che punti sulla lavorazione di limitati quantitativi nella sola filiera locale, riducendo fortemente il materiale estratto e inaugurando uno sviluppo futuro che non può più essere fondato sulla monocoltura del marmo”, continua Fattori. “Ad oggi invece la pianificazione e le norme regionali, al di là delle buone intenzioni enunciate sulla carta e di qualche piccolo passo avanti a vantaggio della filiera locale, discendono da una sola esigenza, legata agli interessi di pochissimi: rispondere alla domanda di marmo e di carbonato di calcio da parte del mercato globale”.
Livorno, Stella (Fi): "230mila euro l'anno al City manager, sono questi i risparmi del Pd?"
"Il nuovo city manager, o direttore generale che dir si voglia, del Comune di Livorno prenderà uno stipendio da 230mila euro all'anno, quasi quanto il Presidente della Repubblica Italiana. Sono questi i risparmi della nuova amministrazione comunale a guida Pd?". E' quanto chiede il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (Forza Italia), che ha presentato un'interrogazione sulla decisione del nuovo sindaco di Livorno, Luca Salvetti, che ha stabilito per il nuovo city manager un emolumento da 230mila euro annui, con una manovra di bilancio.
"Purtroppo questo è l'atteggiamento della sinistra, da sempre - accusa Stella -. Parlano di povertà, di persone bisognose e poi concedono stipendi da sogno ai loro dirigenti, sprecano soldi con il business dell'accoglienza dei migranti, e non si occupano dei problemi reali dei cittadini: a Livorno i dati sull'occupazione non sono positivi, c'è un'emergenza abitativa da anni, però il sindaco appena insediato, come primo atto, concede 230mila euro di emolumenti al direttore generale del Comune".
Defr 2020, sì al regionalismo differenziato della Lega: "Questione determinante per il rilancio della Toscana"
Nel corso della discussione in Aula sul Documento di economia e finanza regionale 2020, passa una risoluzione presentata dalla Lega in merito alla realizzazione del “regionalismo differenziato”. L’atto di indirizzo ottiene il voto favorevole del Partito democratico, come già preannunciato nel corso del dibattito dal capogruppo Leonardo Marras, una volta accolti gli emendamenti proposti dal gruppo di maggioranza.
La risoluzione impegna il presidente della Giunta regionale “ad applicare gli indirizzi politici deliberati dal Consiglio regionale con particolare riferimento alle risoluzioni n.163 – “in merito all’avvio delle procedure finalizzate all’attribuzione di condizioni particolari di autonomia ai sensi dell’art.116 comma terzo della Costituzione” – e la risoluzione 217, collegata alla Comunicazione della Giunta regionale in merito alle “proposte di regionalismo differenziato per la Regione Toscana”. Il presidente della Regione è chiamato anche a “riferire al Consiglio nella prima seduta di settembre circa le azioni e gli atti volti a garantire alla Regione maggiore autonomia, nel rispetto delle procedure definite dall’articolo 116 della Costituzione”.
“Chiediamo in sostanza di attuare indirizzi politici già approvati da questo Consiglio – dichiara in Aula il consigliere della Lega, Marco Casucci – Si tratta di una questione determinante per il rilancio della Toscana”. Casucci ricorda “tentativi forti di altre Regioni per ottenere davvero l’autonomia”e rileva che il cammino verso l’autonomia si muove nel solco del “percorso della riforma del Titolo V della Costituzione voluto da una maggioranza di centrosinistra”. Annuncia l’intenzione di accogliere le proposte di emendamento del Pd e quindi cassare la parte in cui vengono elencate le spese delle Regioni a statuto ordinario per la solidarietà al resto del Paese, così come calcolate dall’ufficio studi della Cgia di Mestre. E infine si rivolge al gruppo del Movimento 5 stelle, per ricordare che “il regionalismo differenziato fa parte del contratto di governo”.
“Voteremo questa risoluzione, riteniamo che non vi sia conflitto tra la richiesta di maggiori autonomie e il rimanere in piedi del solidarismo nazionale”, annuncia Massimo Baldi (Pd). Una posizione confermata e precisata dal capogruppo Marras.
Il Movimento 5 stelle “è a favore del regionalismo differenziato, purché non vada ad alimentare una ipotetica secessione”, precisa Giacomo Giannarelli. “L’Italia è fatta di tanti bisogni, ci sono alcune materie che non possono essere oggetto di regionalismo differenziato. Ricordo alla Lega –prosegue Giannarelli – che in Toscana abbiamo altre priorità: il lavoro, l’occupazione, la sanità, gli ospedali che vogliono chiudere e i pronto soccorso che non funzionano. La Lega che vuole parlare in Toscana di regionalismo differenziato ha perso un po’ la bussola”.
Il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, Tommaso Fattori, annuncia il voto contrario, “perché questa è una delle grandi questioni del paese e si tratta di un tentativo di operare una secessione di fatto. Il principio del residuo fiscale è intrinsecamente secessionista, rompe la solidarietà tra le Regioni. In discussione ci sono i criteri di riparto di una quantità finita di risorse”.
Voto contrario annuncia anche Serena Spinelli (gruppo misto/Art.1-Mdp): “La Costituzione si deve leggere tutta – dice rivolta ai consiglieri della Lega – afferma che l’Italia è una e indivisibile. Sul regionalismo credo molto, ma non mi vedrete mai approvare qualcosa che possa minacciare questa condizione”, dichiara la consigliera, secondo la quale in questa fase “si sta determinando una secessione dei ricchi. Un tema così complesso deve essere affrontato con coerenza politica e attenzione – dice ancora Spinelli –. La riforma del 2001 ha dimostrato le difficoltà di attuazione del regionalismo”.
Il sì del Partito democratico arriva a seguito dell’emendamento accolto, conferma il capogruppo Leonardo Marras: “Siamo per un regionalismo temperato e collaborativo, che si basa sul principio della sussidiarietà – spiega – Con gli emendamenti abbiamo disinnescato un meccanismo pericoloso che scardina il sistema di governo nazionale. Confermiamo invece gli atti che questo Consiglio ha già approvato, come chiede la risoluzione. È piuttosto la posizione della Lega in Toscana che, votando questa risoluzione, si dimostra per un regionalismo diverso da ciò che stanno proponendo Lombardia e Veneto: nella nostra proposta non c’è il federalismo fiscale, non ci sono i 24 punti che quelle Regioni hanno chiesto al governo”.
Porto di Livorno, Fattori (Sì-Toscana a Sinistra): "Regione intervenga per tutelare i diritti dei lavoratori portuali"
“I portuali interinali livornesi sono ormai i riders del mare, con diritti ridotti all’osso e pessime condizioni salariali e di sicurezza. Ma oggi è arrivato un bel segnale dal Consiglio regionale che ha chiesto, all'unanimità, alla Regione Toscana di attivarsi e intervenire”. Così il capogruppo di Sì-Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori, commenta l’approvazione da parte del Consiglio regionale della Toscana della proposta, firmata assieme al collega Paolo Sarti, a favore dei diritti lai lavoratori dei portuali livornesi. La Regione dovrà attivarsi e sollecitare l’apertura di “un tavolo di trattativa con le agenzie interinali, le ditte che utilizzano il lavoro interinale portuale, le organizzazioni sindacali e i lavoratori” con l’obiettivo di ripristinare “condizioni lavoro dignitose, sicure e maggior tutela e diritti per tutti i lavoratori interessati”.
“La situazione - spiega Fattori - è grave e sostanzialmente determinata dalle agenzie interinali, a partire dalla stessa Agenzia per il Lavoro Portuale (ALP) che è stata costituita nel 2013 dalle principali imprese operanti nel porto con la partecipazione maggioritaria dell’ex Autorità Portuale di Livorno. ALP fornisce manodopera temporanea specializzata avvalendosi anche di personale somministrato. Insomma, i lavoratori sono stati messi gli uni contro gli altri, a colpi di una rincorsa ai salari più bassi all’interno dello stesso porto, risparmiando sulla sicurezza. Per non dire del fenomeno diffuso del lavoro in nero, come peraltro appena accertato dalla Guardia di Finanza”.
“Lo sfruttamento dei lavoratori portuali interinali ha raggiunto vette odiose: dai tre ai venti contratti al mese, ciascuno di 6 ore, o chiamate via sms solo tre ore prima dell’inizio turno, ovviamente senza ferie né malattie. Nel caso in cui vi sia invece un picco di necessità e occorra lavoro, si arriva a chiedere fino a tre turni consecutivi, per un totale di 18 ore. Per non dire del panorama di contratti giornalieri che si ripetono per anni, senza alcuna possibilità di stabilizzazione o del ritorno a missioni giornaliere persino per i lavoratori storici, a cui non viene riconosciuta alcuna professionalità. Insomma, questo è il trionfo del lavoro a chiamata. Dobbiamo intervenire immediatamente e impedire che il modello 'fattorini-riders' sia applicato ai portuali livornesi, che svolgono peraltro mansioni spesso rischiose. Dobbiamo tutelare i diritti del lavoro e prevenire incidenti e infortuni, per non trovarsi poi a dover piangere sul sangue versato”, conclude Fattori.
Caso Ciatti, Stella (Fi): "Giustizia per Niccolò, la Regione convochi il console di Spagna"
"Sono passati due anni da quella tragica notte nella discoteca di Lloret de Mar: quello che ci aspettiamo, insieme ai famigliari della vittima, è che i magistrati spagnoli procedano celermente e facciano giustizia per Niccolò Ciatti, come giustamente chiedono i genitori della vittima". Lo afferma il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (FI), dopo che il Gup di Blanes (Girona) ha rinviato a giudizio per l'omicidio del giovane fiorentino soltanto Rassoul Bissoultanov, mentre ha assolto gli altri due ceceni presenti in discoteca quella sera.
"Chiediamo che la Regione Toscana convochi il console di Spagna a Firenze, per fare il punto della situazione e - aggiunge Stella - per far sì che la famiglia Ciatti abbia a sua disposizione le autorità di quel Paese durante il dibattimento processuale. Ci auguriamo che il sistema giudiziario spagnolo arrivi a sentenza in tempi rapidi e che sanzioni duramente il colpevole. Non si può morire così, senza motivo".
Gassificatore di Fornaci di Barga, Bianchi (M5S): "Con noi adesso è contrario anche Marcucci (Pd)"
“Dal marzo 2018 il Movimento 5 stelle tramite atti depositati dal sottoscritto chiede alla giunta di esprimere la propria contrarietà al cosiddetto gassificatore di Fornaci di Barga. Siamo felici che adesso lo dichiara anche un esponente del Pd, Andrea Marcucci: così la battaglia per il no sarà ancora più forte”. Così il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Gabriele Bianchi. “La nostra posizione è sempre stata chiara: istituire un tavolo di lavoro con il coinvolgimento delle Università toscane, con esperti nazionali, internazionali e associazioni di categoria, tutto per prevedere forme di supporto tecnico e scientifico nei confronti delle aziende toscane che vogliono modernizzare i propri impianti e abbattere i costi di smaltimento di rifiuti speciali o supportarli nella scelta di soluzioni innovative per l’installazione di grandi impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile”. Per Bianchi “Il sistema produttivo toscano ha la necessità di un nuovo piano energetico e di trattamento e recupero degli scarti di lavorazione, ma questo non può in alcun modo sfociare nella realizzazione di un impianto come quello previsto a Fornaci di Barga. Da circa un anno e mezzo spieghiamo, dati alla mano, la nostra contrarietà al progetto del gassificatore”.
Massaciuccoli, Marchetti (Fi): "Nuova vita per bilance e ricoveri barchini, trasformare in fatti la petizione popolare"
«Nuova vita per bilance e ricoveri barchini del Lago di Massaciuccoli attraverso un’evoluzione normativa che abbandoni la concezione volumetrica ed edilizia di questi manufatti per includerli tra i semplici strumenti da pesca»: questa la richiesta principale su cui il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti punta a impegnare la giunta regionale toscana affinché attivi in questa direzione un percorso condiviso con enti locali, Parco e Soprintendenze così da restituire a nuova vita queste testimonianze storiche e secolari dello stretto legame tra comunità locale e Lago di Massaciuccoli.
«Si tratta – illustra Marchetti – di un indirizzo frutto della petizione che a Massarosa ha raccolto circa 1.900 firme e che è stata sottoscritta da tutti i candidati sindaco alle ultime elezioni amministrative, di ogni forza politica. Beh: ora bisogna tradurre in fatti quelle intenzioni fatte proprie da tutti i partiti, sinistre comprese, e qualcuno doveva pur cominciare. L’ho fatto io, ora mi aspetto massima condivisione».
In premessa la mozione Marchetti ricapitola i termini della questione: «Incastonato tra i territori provinciali di Lucca e Pisa – vi si legge – si trova il Lago di Massaciuccoli che, così come l’area palustre che lo circonda, è parte del Parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli nonché inserito nel circuito Rete Natura 2000 ex Direttiva 92/43/CEE Habitat. Lo status di area protetta appare collidere con la condizione in cui versano la gran parte dei manufatti storicamente impiegati per la pesca nel Lago, le cd. bilance, nonché i ricoveri per i barchini. Testimonianza dell’attività umana e della stretta relazione tra Lago e comunità locali, bilance e ricoveri per i barchini sono infatti classificati come ricadenti in ambito edilizio, pertanto il loro recupero (in area soggetta a vincolo) diviene sovente impraticabile o massimamente difficoltoso. Per contro, con il progressivo degradamento di queste peculiari strutture documentate fin dall’Ottocento, mentre si va a perdere un segmento di storia e memoria del rapporto virtuoso tra l’uomo e il Lago di Massaciuccoli, contemporaneamente si rende l’area protetta esposta ad agenti inquinanti e comunque a fonti di degrado sia paesaggistico che ambientale».
«Presso le comunità locali – prosegue la parte narrativa della mozione di Forza Italia – la questione è talmente percepita come problematica che una recente petizione attivata nel territorio comunale di Massarosa (LU) ha ottenuto circa 1.900 sottoscrizioni. In tale documento, sottoscritto trasversalmente da tutti i candidati sindaco alle elezioni amministrative 2019 per il Comune di Massarosa, si chiede alle Istituzioni di cooperare per la definizione di una fonte normativa che ascriva bilance e ricoveri per barchini tra gli strumenti di pesca, sottraendoli dall’ambito edilizio». Marchetti sottolinea «l’urgenza, anche sotto il profilo della tutela ambientale, di individuare ed attuare ogni azione normativa e progettuale per risanare il Lago di Massaciuccoli e le sue sponde riqualificando e valorizzando bilance e ricoveri per barchini».
Fonte: Toscana Consiglio Regionale
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