Festa a Scandicci per Sapaf Atelier 1954: 65 anni di attività e 40 anni nel distretto del lusso

Una serata per ripercorrere gli oltre sei decenni di attività della famiglia Calistri, la cui storia è legata a doppio filo con l’evoluzione del distretto del lusso di Scandicci. Sapaf Atelier 1954 ha festeggiato ieri i 65 anni di attività e i 40 di sede a Scandicci nell’ambito dell’iniziativa Aperitivo in CNA: il 24 maggio scorso infatti, ha segnato oltre ai 65 anni di attività, i 40 anni di presenza dell’azienda sul territorio (il trasferimento nell’attuale sede di via del Padule risale al 24 maggio del 1979.) Un traguardo fatto di intuizioni, capacità imprenditoriale e fedeltà alle proprie origini ma soprattutto di grande passione per l’artigianato d’eccellenza Made in Italy e Made in Florence.

A condividere il traguardo con Andrea Calistri, titolare di Sapaf Atelier 1954 c’erano anche i sindaci che si sono succeduti negli ultimi 25 anni, il primo cittadino in carica Sandro FallaniSimone Gheri Giovanni Doddoli, l’europarlamentare Simona Bonafè già assessore all'ambiente del Comune di Scandicci, il presidente del Consiglio Regionale della Toscana Eugenio GianiBruno Tommassini presidente CNA Federmoda Toscana, Simone Balducci presidente CNA Scandicci e Lastra a Signa.

«Ciò che ha dato avvio a quello che è conosciuto da tutti come il distretto del lusso è stato, agli inizi degli anni ’90, scommettere sul fatto che la pelletteria italiana di qualità potesse rimanere in Italia, in un momento di forte spinta alla delocalizzazione – spiega Andrea Calistri -. È stata una grande sinergia fra imprenditori, associazioni e amministrazione comunale a portare ai risultati di oggi. Noi siamo felici di tagliare questo doppio traguardo: 65 anni di storia aziendale e 40 nel distretto pellettiero più famoso al mondo».

«Il contesto in cui Sapaf opera è il distretto della pelletteria più grande d’Europa, sono tante le realtà che stanno arrivando e crescendo a ritmi inimmaginabili e questo offre opportunità di crescita che vogliamo gestire – ha detto Sandro Fallani -. Ma la spina dorsale su cui si innestano questi investimenti sono l’artigianalità e il saper fare antico che da oltre sessant’anni trovano un loro riferimento sul territorio e di cui Andrea è uno dei capofila. Se Scandicci è così, lo si deve anche alla storia professionale, familiare e creativa delle famiglie come quella di Andrea Calistri».

«È il cuore artigiano il vero successo delle grandi griffe e Andrea ne è un esempio – ha detto Bruno Tommassini -. La capacità e la magia delle mani di questi artigiani sono un aspetto fondamentale per le produzioni delle grandi griffe e credo che oggi dobbiamo essere uniti perché il mondo è cambiato e sono convinto che sia dal cuore degli artigiani come Andrea che scaturisca tutto».

«Sapaf rappresenta un simbolo per una Scandicci che in chiave regionale è importantissima - ha detto Eugenio Giani –. La Toscana può vantare una filiera regionale d’eccezione, che va dal settore conciario alla qualità espressa dal distretto di Scandicci e in questa filiera Sapaf recita un ruolo da protagonista. È un orgoglio toscano quello che ci porta a sentirci protagonisti in Europa non solo con la quantità ma con la qualità fatta dell’estro e della genialità artigiana di cui Sapaf è un emblema».

«Se oggi siamo qui a festeggiare questi 65 anni è perché Andrea ha saputo coniugare artigianalità a innovazione - ha detto Simona Bonafè -. Nello scorso mandato in Europa abbiamo perso una grande battaglia, quella della riconoscibilità del Made in Italy; con la legislatura che si apre l’impegno è per la riconoscibilità del marchio d’origine dei nostri prodotti che sarebbe ulteriore valore aggiunto per un’azienda come Sapaf».

La Sapaf e Scandicci - Una storia di artigianato lunga 65 anni quella di Sapaf, legata a filo doppio con l’evoluzione di un distretto produttivo diventato famoso nel mondo. A dimostrazione che anche una piccola azienda, se attenta ai cambiamenti e orientata allo sviluppo può non solo dire la sua ma diventare un motore per un intero settore.

È il 24 maggio 1954 quando Silvano e Valdivia Calistri fondano la loro Sapaf (Società artigiana pelletterie artistiche fiorentine), in via del Baluardo al Bobolino. Un’attività fatta di piccoli e grandi sogni che già nel 1955, poco prima del boom economico degli anni’60, inizia ad esportare negli Stati Uniti. I cambi di sede degli anni successivi, nel 1966 li vedono in via Torcicoda: lì l’alluvione passa e porta via tutto, tranne la voglia di fare impresa.

La Sapaf riesce a risollevarsi, grazie anche al Fondo Alfa, (American Loans to Florence Artisans) ideato da Beppe Fantacci, Emilio Pucci ed Enzo Tayar che mostrando ai manager dei maggiori department store americani le immagini del disastro, riescono a raccogliere fondi per aiutare gli artigiani di Firenze a risollevarsi dal fango. Delle 300 aziende che beneficiano del fondo poche sono ancora attive: Sapaf è una di quelle.

Oggi, l’azienda prosegue nella sua attività di produzione d’eccellenza nel settore della pelletteria, guidata dal Maestro Artigiano Andrea Calistri insieme alla moglie Luciana e ai figli Leonardo e Niccolò, terza generazione impegnata nel portare avanti l’attività di famiglia, fondata sull’alta artigianalità delle lavorazioni e adeguati strumenti tecnologici. Nel mezzo c’è la storia: gli anni ’70 con il boom economico e gli ’80 con i contratti di distribuzione in Giappone e lo sviluppo dell’export. Gli anni ’90 con l’avvio della globalizzazione che nei 2000 cambia totalmente i mercati. Nasce da qui l’intuizione di potenziare l’attività di private label di Sapaf, cambiando la struttura interna e investendo in tecnologia applicata.

Nel 1997, Andrea Calistri e altri imprenditori creano una realtà che sarà importantissima per Scandicci: il Consorzio 100% Italiano. Pensato per aggregare il settore della pelletteria sotto la bandiera della qualità Made in Italy, il consorzio getta le basi per il progetto Castello dell'Acciaiolo come centro di formazione d’eccellenza (2001), per l'Alta Scuola di Pelletteria di Scan-dicci (2005) e progetti come Leatherzone (2010) e ZeroImpact (2011).

Fonte: Ufficio Stampa

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