Nella seduta del Consiglio comunale del 30 aprile verrà approvato il rendiconto della gestione dell’esercizio 2018. Da una analisi del bilancio emerge con chiarezza una continuità di fondo su alcune delle scelte strategiche tra la giunta Filippeschi e quella Conti, e vengono al contempo al pettine i nodi che da tempo mettiamo in evidenza rispetto alla gestione del bilancio.
Fin dalla scorsa consiliatura, abbiamo evidenziato che il piano faraonico di alienazioni è solo un gioco contabile che viene usato per far “quadrare” i conti e costruire un piano altrettanto faraonico delle opere pubbliche, piano che però resta solo sulla carta. Infatti, ecco i numeri: a fronte di una previsione assestata fatta dalla giunta Conti di 8 milioni e 346 mila euro – addirittura aumentata di un milione di euro rispetto a quella previsionale della giunta Filippeschi – sono entrati nelle casse comunali appena 561 mila euro.
Il bilancio serve così solo a dare l’illusione che le opere pubbliche verranno attuate, divenendo sostanzialmente una grande e sterile operazione di immagine, mentre migliaia di metri quadri di proprietà comunale – la Mattonaia, Santa Croce in Fossabanda, l’Asilo Coccapani, solo per fare alcuni esempi – vengono lasciati deperire e diventano un ulteriore costo.
A fronte di questa operazione, rilanciamo la nostra proposta di congelare il piano delle alienazioni degli immobili e dei terreni comunali per scegliere la strada dell’assegnazione ad usi sociali, dall’abitativo al produttivo.
Ma anche un altro dato diventa sempre più preoccupante. L’inefficacia e la tardività dell’azione dell’amministrazione per quanto riguarda il recupero dell’evasione, in particolare di ICI e IMU.
A fronte di accertamenti per 3 milioni e 320 mila euro nello scorso anno risultano riscossi appena 158 mila euro, ovvero il 4,77%, con un peggioramento rispetto agli anni precedenti. Tutto ciò è ancora più grave se si considera il fatto che, nel bilancio preventivo approvato dalla maggioranza lo scorso dicembre, non vi è nessuno stanziamento per il piano antievasione e che le nostre proposte per introdurre nuove misure per contrastare evasione ed elusione fiscale sono state bocciate. Ciò nonostante sia noto, anche grazie alla nostra attività di controllo, che alcuni grandi proprietari e imprenditori – basti pensare agli oltre 7 milioni di euro dovuto da Andrea Bulgarella al Comune di Pisa - hanno maturato negli anni debiti enormi verso l'amministrazione: risorse che se recuperate potrebbero essere investite per le emergenze sociali della nostra città.
A questo si aggiungono le criticità legate al recupero della evasione della tassa di soggiorno (per una cifra che si aggira intorno ai 300 mila euro), il cui sistema di controlli risulta fortemente deficitario.
Parimenti colpisce il dato sulle sanzioni in materia di codice della strada che per quest’anno ammonta a 10 milioni e 322 mila euro, con una riscossione pari a meno del 50%: 4 milioni e 195 mila euro. Al riguardo si uniscono, quindi, due dati negativi: un minore rispetto delle regole da parte dei cittadini e una minore capacità di recupero da parte del Comune rispetto all’anno precedente. Con oltre 6 milioni di euro che finiscono nel fondo di svalutazione.
Sul bilancio pesano, poi, come macigni due questioni le cui responsabilità sono tutte politiche da parte chi ha governato Pisa in questi anni: 1) il contenzioso con la Cisalpino Srl in merito alla bonifica dell’area usata negli anni passati come discarica a Croce Marmo, per il quale sono stati già stati accantonati nel Fondo rischi 2 milioni di euro a fronte di una richiesta per alcune decine di milioni di euro da parte del soggetto privato; 2) la Sesta Porta, una vera e propria operazione immobiliare realizzata dal centro-sinistra e il cui peso economico di fatto rende Pisamo quasi inoperativa da un punto di vista finanziario, con un debito per il mancato versamento del canone nei confronti del Comune di Pisa per oltre dieci milioni di euro.
Infine il tanto decantato avanzo di amministrazione pari a circa 27 milioni di euro è la dimostrazione concreta ed inequivocabile della mancanza di qualsiasi capacità di progettazione, programmazione e spesa da parte di chi governava ieri e di chi governa oggi la città. La quasi totalità di queste risorse, infatti, sono fondi vincolati che non si è stati capaci di utilizzare portando a compimento i progetti e gli investimenti previsti.
Numeri alla mano viene facilmente smascherata l’inconsistenza di questo primo anno di amministrazione Conti, durante la quale non vengono date risposte ai bisogni delle cittadine e dei cittadini rispetto ad un miglioramento della qualità urbana della vita e alla erogazione adeguata dei servizi.
Pisa non ha bisogno di manganelli e taser ma di serie politiche di giustizia fiscale, di un concreto recupero del proprio patrimonio pubblico, di dare priorità agli investimenti volti alla tutela del diritto all’abitare e a ridare respiro alla macchina comunale e al suo personale ridotto ormai all’osso, e rispetto al quale non esiste alcun piano strategico da parte della destra che invece sta smantellando alcuni servizi fondamentali per la comunità, come quelli educativi.
Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile
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