Il lavoro continua ininterrottamente ad uccidere in Italia con una media di 3 morti al giorno. Un bollettino di guerra drammatico, ingiusto, che segna il grado di civiltà di un paese. Per una larga parte delle imprese la competitività si gioca sui costi e sui diritti, le principali cause degli incidenti sul lavoro sono spesso dovuti alla precarietà e alla mancanza di garanzie. Ci sono molte imprese che investono in sicurezza, ma altrettante che fanno anche calcoli cinici tra costi, benefici e rischi, come se la sicurezza e la vita delle persone potesse essere un mero calcolo di bilancio.
Sindacalmente siamo impegnati ogni giorno a sostegno dell’azione costante delle RSU e dei rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza in ogni luogo di lavoro, svolgendo un’azione costante di intervento e controllo di processi produttivi sempre più complessi e parcellizzati, dove si riscontrano condizioni di lavoro che spesso arretrano anche in termini di ambiente e nocività a causa di lavorazioni che si intrecciano tra appalti e sub appalti.
Le responsabilità dei datori di lavoro sulla sicurezza sono pesanti e non possono essere solo ricondotte all’ultima catena di un subappalto magari preso al ribasso, ma va ricostruita la catena delle responsabilità e ricondotta a chi ha gli effettivi poteri decisionali, sia dell’organizzazione del lavoro, sia del vero potere di spesa.
L’imprenditore deve adottare tutte le misure che sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori. Spesso molti lavoratori se qualcuno li avesse informati correttamente sui rischi del lavoro non avrebbero subito incidenti. Se verifichiamo la dinamica di tanti infortuni, anche mortali,
ci si rende conto che si muore per poco sul lavoro, e questo ci fa provare ancora più rabbia.
Infine, troppi sono i silenzi e i ricatti che tanti lavoratori sono costretti a subire a causa della preoccupazione di perdere il posto di lavoro. Abbiamo il dovere di far salire di nuovo il livello delle responsabilità in modo da restituire al lavoro tutto il valore e la dignità che merita.
Massimo Braccini, segretario generale Fiom Toscana
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