Questa mattina ho incontrato una delegazione delle lavoratrici e dei lavoratori che insieme ai rappresentanti di alcune categorie sindacali mi hanno rappresentato una situazione di mortificazione e disagio legata alla propria storia di collaborazione (interrotta) con il Gruppo Piaggio. Dopo aver maturato nel corso degli anni i requisiti per una assunzione stabile a tempo indeterminato almeno in regime di part time verticale quei lavoratori ritengono, con motivazioni plausibili, di aver subito un torto dall'azienda in cui hanno prestato servizio per molti anni con la speranza e la legittima aspettativa che il proprio sacrificio fosse premiato tramite una stabilizzazione: una assunzione definitiva che non solo non si è concretizzata ma che questa volta si è accompagnata addirittura ad una mancata (ri)chiamata anche a termine.
Mi preme sul tema intervenire, come sempre ho fatto in casi analoghi, per rivendicare come la dignità del lavoro sia un tema costituzionalmente tutelato e che debbano essere messi in campo strumenti normativi e risorse economiche nuove per evitare che la flessibilità eccessiva e prolungata finisca, come spesso purtroppo accade, in precarietà: una condizione inaccettabile che mortifica la vita di troppe famiglie in questo Paese.
Per questo faccio appello alla direzione aziendale di Piaggio affinché ponga attenzione particolare alle dinamiche ed alle esigenze di un territorio che molto ha ricevuto dalla propria azienda più grande ma che moltissimo ha dato in cambio per poterla far crescere e sviluppare a livello nazionale ed internazionale.
Dall'altra parte penso anche che le modalità dei rapporti tra lavoratori ed impresa, soprattutto delle dimensioni di Piaggio, non possa esser rimessa al buon cuore dei dirigenti d'azienda ma che debbano esser disciplinati, oltre che dalla contrattazione collettiva di primo e secondo livello, anche e soprattutto da leggi capaci di trovare meccanismi concreti ed efficaci per tutelare i diritti dei lavoratori. Ecco perchè il Decreto Dignità fortemente voluto dal governo gialloverde, invece di esser sbandierato come l'abolizione della precarietà, deve esser rivisto, aggiustato e potenziato per raggiungere il fine che dichiaratamente dice di perseguire. Una legge che si prefigge l'obiettivo della stabilizzazione ma che finisce per essere invece lo strumento e l'alibi di aziende per sostituire lavoratori con altri avviando un turn-over infinito di contratti e persone diverse, genera una lotta degli ultimi contro i penultimi lasciando la stabilizzazione come un miraggio sullo sfondo.
Il mio appello dunque è rivolto anche ai parlamentari del territorio, di ogni forza politica, perchè si attivino con il Ministero competente per rivedere ed "aggiustare" una legge che oltre al titolo sia davvero in grado di tutelare la dignità del lavoro ed i diritti dei lavoratori.
Simone Millozzi, sindaco di Pontedera
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