Festeggiare la nostra liberazione dal fascismo e dal nazismo come italiani, come Toscani, significa certamente gioire ancora una volta; meditare, custodire la memoria dei partigiani e di tutti gli antifascisti che hanno riconquistato le nostre città alla civiltà e al rispetto dell'uomo sull'uomo; assicurasi che questa memoria giunga ai giovani, nelle scuole, nelle famiglie, nei luoghi di aggregazione e di vita.
Questo il senso delle iniziative per il 25 aprile secondo il presidente della Regione Toscana che sottolinea come celebrare il 25 Aprile serva anche a ritrovare la radice della democrazia rappresentativa, dei partiti democratici, del parlamento, delle libere elezioni.
Ecco perché il 25 Aprile - spiega ancora - è sopratutto una grande responsabilità collettiva: consapevolezza che libertà e democrazia non sono "doni" ma conquiste raggiunte con la lotta; patrimonio collettivo da presidiare e manutenere costantemente.
In questo senso ricordare è militare, battersi e parteggiare. Essere partigiani della memoria è l'esigenza profonda del tempo presente. In questo tempo i diritti dei lavoratori, delle donne, l'inviolabilità delle persone e la Costituzione stessa sono tornati sotto attacco.
Festeggiare il 25 Aprile non è quindi vuota retorica - come balbettano i tanti improvvisati maestri dell'indifferenza - ma rispetto e difesa di queste grandi premesse della nostra Repubblica. Non bisogna essere pessimisti né disperare, la Costituzione italiana è viva. E se lo è la Carta, lo sono anche i valori e le forze storiche di fondo che hanno contribuito a scriverla. In questo orizzonte c'è la spinta ideale con la quale impegnarsi, affrontare e vincere le sfide attuali. Il presidente conclude informando che, domani, sarà a Firenze, città medaglia d'oro per la Resistenza e per il valor militare dal 10 agosto del 1945 (un anno dopo la sua liberazione dal nazifascismo avvenuta l'11 agosto del'44).
Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana
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