Tra le tante benvenute novità pre-elettorali, dopo lo show andato in onda presso l’ex ospedale di Luco di Mugello tra rovi tagliati di fresco, finestre spaccate e transenne per la “presentazione del progetto per il ripristino della copertura”, è di pochi giorni fa l’ulteriore buona notizia che “si stanno predisponendo progetti e finanziamenti per la seconda fase di messa in sicurezza della frana di Panicaglia”. Stupendo. Sull’ospedale del Mugello, ancora per il momento, si aspetta ad esultare con toni trionfalistici: nulla in arrivo? A quando altre mirabolanti novità? Per garantire sicurezza e tutela a famiglie ed attività produttive, i servizi sanitari sono prioritari, così come evidenziato da tutte le forze politiche e sindacali di zona. Il Mugello, con un bacino di utenza di oltre 100,000 persone rappresenta una realtà piuttosto isolata dalla quale è difficile, specie per le aree montuose situate nella porzione nord-orientale della zona, raggiungere in tempi ragionevoli Firenze, particolarmente in inverno.
“Il nostro ospedale”, dice Matteo Gozzi, candidato per la Lega a Borgo “che è un presidio di inestimabile importanza per la vallata, sta invece attraversando ormai da anni una fase di declino strutturale e funzionale che vogliamo riepilogare, anche per attribuirne le responsabilità alle scelte (o non scelte) della politica locale e regionale.
La vicenda dell’ospedale venne alla luce nel luglio 2013 quando una commissione della Regione Toscana ne ufficializzò i problemi di stabilità sismica di portata tale da mettere in dubbio la capacità di resistenza ad eventi sismici che in Mugello si verificano mediamente ogni 100 anni. La reazione dell’allora sindaco Bettarini ai timori espressi da molti fu stizzita e lo indusse ad accusare tutti di allarmismo: cittadini, politici d’opposizione e giornalisti. Nella campagna elettorale 2014, con Bettarini in procinto di trasferirsi dal contado alla città, il tema venne soprattutto sostenuto da Matteo Gozzi e Luca Margheri con Omoboni che si limitava a parole di circostanza, accusando di sciacallaggio politico e terrorismo mediatico coloro che si impegnavano sulla materia: vennero poi gli 80 euro di Renzi a coprire ogni argomento, mentre Omoboni riusciva nell’impresa, rara per un socialista, di diventare sindaco di Borgo San Lorenzo.
Per qualche tempo il tema venne accantonato dal dibattito e mentre Margheri, Gozzi ed altri continuavano ad occuparsi dell’ospedale, da parte della maggioranza comunale e regionale si succedevano silenzi, rassicurazioni di circostanza, riunioni senza relativi verbali, comunicati stampa e tanta confidenza (assiomatica quanto inefficace) da parte dall’assessore comunale alla sanità per rassicurare sull’argomento: assessore oltretutto assente in occasione della seduta di Consiglio del 26.10.2015, una delle poche dell’attuale Amministrazione riguardante il destino dell’ospedale, che avrebbe dovuto in primo luogo interessare proprio il suo assessorato.
Sotto pressione per la polemica montante, il PD a fine 2014 ed in vista delle regionali del 2015 tirò fuori l’asso dalla manica della mozione del Consigliere Naldoni, approvata all’unanimità, che impegnava la Giunta Regionale a stanziare nel "prossimo bilancio" (leggi: bilancio 2015, votato a dicembre 2014) adeguati fondi per il progetto e la prima fase di un nuovo ospedale del Mugello.
Accolta come il deus ex machina, la mozione fu subito presentata dalla Giunta Omoboni come contributo decisivo alla soluzione definitiva al problema, mentre si trattava purtroppo soltanto di fumo negli occhi per arrivare tranquilli alle elezioni. Non fu infatti difficile rilevare che la mozione altro non era che un atto di indirizzo politico privo di valore normativo (il Consiglio Regionale nella passata legislatura ne ha votate a centinaia) e quindi in quanto tale passibile di cadere nel vuoto,
come ad esempio accadde per gli impegni politici sull’elettrificazione della Faentina. La mozione risultava inoltre intrinsecamente contraddittoria (come è possibile stanziare fondi per una prima fase quando il progetto risultava ancora di la da venire? Prima fase di quale progetto se questo non è stato ancora redatto?) presentando infine il rischio di esporre il bilancio regionale ad un residuo passivo.
In effetti, tutto ciò che venne stanziato nel bilancio 2015 furono alcuni fondi di importo limitato, atti a garantire la stabilizzazione “strutturale” dell’edificio (che è cosa diversa dalla messa in sicurezza antisismica), mentre a livello programmatico si passò ad una fase confusa in cui sembrava prevalere l’ipotesi di abbattimento del vecchio e ricostruzione ex-novo della struttura, che alla fine si è invece inabissata nel più profondo silenzio. Quando già si cominciava a sentire odore di “sòla” intervenne nuovamente il Naldoni per “rassicurare”, con le elezioni di febbraio ormai alle porte.
Enrico Rossi, in tournée in Mugello in occasione delle elezioni regionali, tornò a promettere di tutto di più per poi sparire una volta fatta la grazia, lasciando la patata bollente agli amministratori locali. In effetti, mentre a livello strutturale si è riusciti a malapena ad andare avanti con lo stanziamento per il miglioramento statico, il presidio ha continuato lentamente a deperire svuotandosi progressivamente di servizi e professionalità, mentre la messa in sicurezza mediante abbattimento/ricostruzione appare ormai come un’araba fenice alla luce della famigerata legge regionale 84/2015 sull’accorpamento delle ASL. Tra le poche prese di posizione dell'Amministrazione Comunale nel corso di questi ultimi 5 anni si registrava, anche grazie alla pressione mantenuta dalle opposizioni sul tema, l’approvazione di una mozione la quale:
a) invitava l’Amministrazione, come se già non si trattasse di un dovere dell’ufficio ricoperto da sindaco ed assessore di competenza ad attivarsi sul tema, presupponendo forse se ne fossero nel frattempo dimenticati;
b) taceva sui ritardi della messa in sicurezza statica per cui i fondi c'erano, ma risultavano all'epoca fermi da quasi un anno;
c) non prevedeva nessuna opportunità di passaggio in Unione dei Comuni, forse per non andare ad impattare direttamente sui sindaci del PD rischiando di mettere in mora il loro dominus, su un tema che invece avrebbe dovuto porsi per l’intero Mugello;
d) chiedeva il rispetto della mozione Naldoni, cosa peraltro impossibile dal punto di vista giuridico perché ormai il bilancio 2015 era, all'epoca, bello che concluso, mentre politicamente si continuava ad avallare la linea del PD stemperando così la responsabilità del sindaco il quale però, va detto, seppe indire una riunione d’impegno dei diversi candidati mugellani alle regionali per il “Patto dell’Ospedale” ascrivendosi così l’ennesima bella vetrina e passando la responsabilità non più al solo PD che pure la deteneva, ma a tutti”.
“Omoboni all'epoca si dichiarò soddisfatto” continua Luca Ferruzzi, anch’egli candidato per la Lega a Borgo e a Vicchio, “perché quella mozione gli conferiva un -forte mandato...- il che lascia basiti e alimenta leciti dubbi su quanto il sindaco sia stato davvero consapevole dell’entità del problema. Ci si immagina sempre che un sindaco abbia addosso l’ansia di risolvere problemi che la popolazione avverte sulla sua pelle, poi si scopre che forse non è sempre vero: in mancanza di un “forte mandato” che cosa pensava di dover fare? Anche meno? O magari ora poteva battere i pugni sul tavolo dell’assessore regionale Saccardi e prima no?
Il tema venne quindi accantonato in quanto troppo ostico per una politica locale ostaggio dei diktat partitici e dell’intelligencija regionale a tutto vantaggio di operazioni più glamour tipo occupazione di tutte le cariche disponibili. Finalmente in una seduta dell'Unione dei Comuni del maggio 2018 il Direttore Generale dell'ASL si sbilanciò nell'annunciare l'iperbolico stanziamento di 32 milioni, apparentemente non risultante da nessun atto formale di ASL o Regione. La manfrina fu di nuovo ripetuta a fine 2018 e portò alla conclusione che, in carenza di qualsiasi impegno formale, si rinviavano i lavori di adeguamento sismico (del vecchio ospedale) alla seconda metà del 2020 così da scavalcare bellamente il doppio appuntamento delle amministrative 2019 e delle regionali 2020. Possiamo allora azzardare qualche conclusione:
· la Regione non ha realmente idea di come intervenire sull'ospedale, affidandosi ad un più pragmatico e scaramantico “Chi vivrà vedrà”;
· il PD locale e l'amministrazione comunale hanno fatto da sponda alla Regione impegnandosi in un gioco di specchi volto ad avvalorare promesse più o meno velate o verbali privi di rilevanza giuridica;
· la maggioranza del Consiglio di Borgo si è fatta passare i mal di pancia per 4 anni e se li è fatti tornare solo a fine 2018 quando per alcuni era ormai pronta una nuova avventura politica;
· la cittadinanza borghigiana e mugellana subisce il peggioramento dei servizi ed incrocia le dita che al nostro ospedale non succeda nulla.
È infine evidente che il senso di sudditanza che gli uomini del PD hanno nei confronti della Regione impedisce di risolvere questo problema che rimane eminentemente politico e richiede un cambio di amministrazione con persone che non abbiano niente da perdere o da guadagnare nelle trattative e possano quindi battersi per far valere le ragioni della gente. Per questo la Lega pone come priorità del proprio contributo al programma amministrativo la salvaguardia delle funzioni e dell’operatività dell’ospedale del Mugello, del Centro Polivalente di Borgo San Lorenzo e dell’Agenzia della Salute, individuando inoltre una serie di azioni sussidiarie e complementari di supporto ai servizi sanitari attivi e la realizzazione, anche tramite la collaborazione delle RSA presenti sul territorio, di una struttura per la continuità assistenziale destinata alla riabilitazione post-dimissioni ospedaliere e alle medie degenze. Su questi punti la Lega è disponibile al confronto con i cittadini e le associazioni del territorio per definire una strategia che porti alla soluzione di un problema esiziale per il futuro di tutti”.
Luca Ferruzzi
Portavoce Lega Mugello
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