Un teatro e numerosi studenti delle scuole superiori seduti in sala: per presentare un libro, "Partigiani della memoria", che la Regione Toscana – e l'ufficio del portavoce del presidente della giunta in particolare – hanno scritto e distribuito tra i giovani. Un evento per ricordare le 822 stragi nazifasciste che in Toscana, settantacinque anni fa, inghiottirono quattromila cinquecento persone, molte di loro donne e bambini. Un'iniziativa - una delle tante, assieme al Treno della memoria che negli anni dispari porta cinquecento ragazzi ad Auschwitz e li prepara a scuola nei mesi precedenti – per evitare che sulla memoria cada troppa polvere e facendola diventare qualcosa che si cristallizza ma non vive.
E' accaduto stamani al Cinema Teatro "La Compagnia" di Firenze ed è stata un'occasione per intrecciare passato, presente e futuro.
I ragazzi ricordano la strage di Sant'Anna di Stazzema, dove il 12 agosto 1944 in più di cinquecento furono uccisi. Si rievoca,con uno spettacolo, l'eccidio di Vallucciole ad Arezzo: 108 persone trucidate il 13 aprile 1944 a colpi di mitra e bombe incendiarie, con i coltelli anche, i rumori della strage a riempire una valle intera e una sorta grande caccia dove la malcapitata selvaggina, non animali del bosco ma famiglie inermi, non poteva avere scampo.
Il direttore dell'istituto storico della Resistenza ricorda l'importanza della storia, che va prima studiata, che è complicata spesso e che non si può interpretare sulla base del pressapochismo. Si parla della Resistenza, del partigiano Silvano Sarti, scomparso di recente, che fino all'ultimo ha voluto raccontare di scuola in scuola la storia di quegli anni. Si discute di cosa vuol dire razzismo oggi, dei social dove troppo spesso domina la superficialità e dell'importanza di musei e luoghi della memoria. L'avevano capito bene a Prato, dove i sopravvissuti di Mathauseen sono stati tra gli artefici del Museo della deportazione, perché il racconto si tramandasse alle future generazioni.
Dal palco del teatro della Compagnia viene lanciata anche un'idea: far adottare ad ogni scuola una strage, per mantenerne viva la memoria. Si ricorda la caccia agli ebrei, un po' più di seicento i deportati dalla Toscana, complici e protagonisti gli italiani, a partire dall'Ufficio degli affari ebraici che aveva sede a Firenze al civico 26 di via Cavour, diretto da un funzionario della prefettura. Si accenna anche alla deportazione politica che seguì agli scioperi del 1944, con retate nelle strade di Firenze, Prato ed Empoli e le scuole Leopoldine che, con il loro elegante porticato, in piazza Santa Maria Novella, diventarono un campo di transito.
Quelle persone che misero a rischio la loro vita, ricorda l'assessore alla presidenza della Toscana, hanno spiegato che scelsero da che parte stare, assumendosene la responsabilità, semplicemente perché capirono che era giusto fare così. Una risposta semplice. Ma banale, sottolinea l'assessore, è spesso anche il male e gli sbagli che portano ai grandi errori che hanno prodotto il peggio della storia. Per questo, ripete, è necessario non sottovalutare gli episodi che si ripetono di giorno in giorno, minimizzandoli: l'odio che dilaga sulla rete o il bullismo a scuola dove riemerge con violenza, sdoganata, una cultura razzista o antisemita, come è successo nei giorni scorsi a Ferrara. La memoria va coltivata, come un vaccino che ha bisogno di continui richiami.
L'ultima battuta è sul 25 aprile: chi riveste cariche pubbliche ed ha giurato sulla Costituzione, dice l'assessore, dovrebbe difendere quei valori e dunque partecipare alla cerimonia annuale, così come far applicare le leggi che vietano e puniscono l'apologia di fascismo.
Fonte: Giunta regionale
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