Incentivare la mobilità sostenibile, tassare inquinamento e spreco, dire basta ai sussidi alle fonti fossili e ridurre in Italia il pesante carico fiscale che grava sulla mobilità delle persone: 73 miliardi di euro nel 2018. Tasse che vanno nella fiscalità generale e non servono per coprire i costi sociale dei trasporti, e che spesso sono perfino “ingiuste”: spesso, paga di più chi inquina di meno (una ibrida Euro6 paga di bollo e carburante di più di un vecchio pickup diesel del professionista con partita iva). E' più caro rottamare un vecchio Euro0 che pagare il bollo alla regione (in media ognuno dei 50 milioni di veicoli a motore – dal ciclomotore al camion - paga 120 euro di bollo all'anno). Il possesso del veicolo costa pochissimo, costa invece molto spostarsi tutti i giorni (11% della spesa della famiglia italiana, Istat).
Sono queste in sintesi le quattro grandi proposte che Legambiente lancia oggi, in tempo di Def, al Governo in occasione del Forum Quale Mobilità, organizzato a Firenze nell’ambito dell’ExpoMove, il primo grande evento sulla mobilità elettrica e sostenibile, con l’obiettivo di ricordare all’Esecutivo l’importanza di inserire norme finalizzate allo sviluppo della mobilità sostenibile. Proposte che per l’associazione ambientalista devono essere accompagnate da politiche concrete e lungimiranti che mettano al centro l’abbandono delle fonti fossili e che mirino anche a disincentivare il traffico inquinante andando nella direzione di una mobilità sempre più sostenibile, elettrica, connessa, multimodale accompagnando, così, quella rivoluzione che sta prendendo piede nella Penisola, con Milano che detta l’esempio (Qui i trasferimenti in modo sostenibile sono oltre il 52%). Perché oggi – ribadisce l’associazione ambientalista – la sfida è davvero grande e ambiziosa: occorre fermare i cambiamenti climatici, ridurre un inquinamento che provoca conseguenze gravissime sulla salute e l’ambiente, e rendere più vivibili e sostenibili le città. Ciò vuol dire in termine di mobilità ripensare alla mobilità delle persone, a quella pubblica e condivisa, incrementare i mezzi di mobilità leggera per arrivare così a città a zero emissioni.
Entrando nel dettaglio delle proposte, Legambiente chiede di orientare le tasse sui trasporti in misura proporzionale all'inquinamento e allo spreco. Di introdurre un voucher sulla mobilità sostenibile di mille euro all’anno a chi rottama la vecchia auto, per almeno 2 anni, per acquistare abbonamenti e biglietti del trasporto pubblico, servizi sharing mobility, noleggio auto, moto, o l’acquisto di veicoli elettrici leggeri per uso personale (dalla micromobilità sino ai quadricicli leggeri). Di pensare ad un welfare sulla mobilità. Sul fronte della sharing mobility agevolare l’IVA (10%, come sui biglietti di mezzi pubblici). E poi pensare le città in una chiave smart greed permettendo lo scambio di elettricità in rete e privilegiando, nei trasferimenti statatali ai comuni, i piani (Pums, Paes) obiettivi sfidanti come basse emissioni, smartless… Tra le altre proposte: l’energia elettrica per la ricarica in ambito pubblico non deve essere gravata da nessuna accisa; inoltre per quanto riguarda il bonus elettrico l’associazione chiede incentivo, 20% del prezzo, per acquistare mezzi elettrici ed elettromuscolari leggeri (dall'e-bike al quadriciclo), anche indipendentemente dalla rottamazione di un veicolo a motore a combustione (come oggi per auto elettriche e plugin). E poi la micro mobilità: monopattini, monoruota ed altri (hoverboard e skateboard), musculari, elettrici ed elettromuscolari, dovrebbero essere sottoposti a norme assimilate a quelle delle e-bike: 1) sicuri, 2) velocità massima 6 Km/h sui marciapiedi, 3) 25 km/h nelle piste ciclabili e ammessi sulla strade urbane. E dovrebbe essere consentito il trasporto gratuito sui mezzi pubblici.
“Le proposte che formuliamo – spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente - mirano ad iniziare un cambiamento, progressivo ma radicale, del sistema fiscale che grava sui trasporti, con l’obiettivo di guardare lontano, a quel che desideriamo si realizzi tra 10 o 15 anni, quando tante cose saranno cambiate profondamente: dalle modalità degli spostamenti (più intermodalità e condivisione degli veicoli e dei viaggi), ai veicoli per trasportare persone e merci (leggeri, emissioni quasi zero, rinnovabili), alla maggior sicurezza (dalle infrastrutture alle coperture assicurative), alle stesse necessità di trasporto. Ci vuole una visione di lungo periodo: esplicitarla, intraprenderla oggi con coerenza, accompagnata da politiche industriali, infrastrutturali e cittadine, è indispensabile per il consenso di breve e di lungo periodo ai cambiamenti che si propongono”.
“Sul fronte della mobilità sostenibile – aggiunge Andrea Poggio, responsabile Mobilità Sostenibile di Legambiente - non ci basta qualche incentivo o qualche autobus elettrico, ne vogliamo nuove e altre tasse da aggiungere alle tante che già paghiamo nel settore dei trasporti. Ma vogliamo che si inizi a cambiare, con tutta la progressività possibile, il pesante carico fiscale che grava sulla mobilità delle persone in Italia. I prezzi legati ai trasporti, e ancor più alle fonti energetiche, sono talmente influenzati da tasse e da correttivi di mercato da poter essere considerati dei prezzi “politici”. Basti pensare all’incidenza sui carburante (attorno al 70% su benzina e gasolio), ma anche sull’elettricità (il costo industriale è circa la metà di quel che paghiamo in bolletta). All'opposto, paghiamo pochissimo di tasse di possesso sui mezzi di trasporto. Paghiamo relativamente poche tasse sui carburanti a gas (metano e GPL), meno il gasolio della benzina, senza nessuna proporzionalità rispetto all'inquinamento generato o all'efficienza reale dei motori. Le tasse e le accise sui carburanti e sull'elettricità prodotta da fonti rinnovabili sono pari a quella che proviene dalle fossili, con il paradosso che siamo costretti a reperire risorse per incentivarle”.
Fonte: Legambiente
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