Si è riunito oggi il consiglio regionale della Toscana. Ecco di cosa si è discusso.
Careggi: dimissioni Giaccone, il dibattito sulla comunicazione di Giunta
Una valutazione oggettiva di ciò che è meglio, è quanto servirebbe al sistema per il consigliere Andrea Quartini che ha lamentato la mancanza di un valutazione virtuosa. A fronte di una comunicazione che contiene toni trionfalistici, non ci sono parole per sostenere un ulteriore miglioramento pur nella complessità di organizzazione delle attività che Quartini ha riconosciuto a più riperse. Su Careggi, il consigliere ha speso parole di elogio, definendo l’azienda ospedaliera un presidio straordinario e di eccellenza, significativo anche per le altre regioni.
Professori indagati e medici in fuga è la sintesi dell’intervento di Jacopo Alberti che ai dati resi dall’assessore ne ha contrapposti altri in particolare sul numero di accessi fuori regione. Per il consigliere, infatti, Careggi è sì sul podio ma solo al terzo posto dopo Pisa e Siena. L’azienda fiorentina non può quindi definirsi una eccellenza nell’attrattività di pazienti che preferiscono curarsi in Toscana. Sull’oggetto specifico della comunicazione, ossia le dimissioni di Giuseppe Giaccone, il consigliere ha ipotizzato un allontanamento per promesse disattese ma ha continuato a chiedere spiegazioni sulle reali cause.
Le rassicurazioni date dall’assessore alla Sanità sono invece state definite confortanti da Paolo Sarti che ha riconosciuto la presenza di grandi eccellenze a Careggi pur rimarcando, al suo interno, un senso di malcontento diffuso. Per il consigliere è indubbio che l’azienda fiorentina sia una polo di eccellenza, ma occorre indagare a fondo sull’insoddisfazione di personale medico e sanitario.
Trincerarsi troppo dietro ai dati, dimenticando rapporti umani e motivazioni non è proficuo per Paolo Bambagioni che ha lamentato anche la difficoltà di confronto se non attraverso singole iniziative di consiglieri. All’assessore ha rivolto l’invito ad ascoltare tutto il sistema perché il malcontento è una realtà. Interrogandosi poi sul tipo di sanità che si vorrebbe in Toscana, ha lanciato un modello che prevede più soldi in tecnologia e meno risorse nei professionisti.
Le eccellenze mediche dovrebbero essere tutelate e valorizzate secondo Paolo Marcheschi che ha comunque definito Careggi presidio di eccellenza anche se non ai livelli di cinque, sei anni fa. Definendo le scelte operate dalla Giunta come ricerca di ‘doctor star’, Marcheschi ha parlato di promesse e suggestioni non rispettate. Da qui l’appunto a non nascondersi dietro ad un alibi perché se medici di alta qualità scelgono di lasciare il polo fiorentino, a detta del consigliere le motivazioni risiedono in una Riforma e in una gestione sbagliate.
A riportare il dibattito su un binario corretto, il consigliere Enrico Sostegni che ha rilevato quanto la Riforma nulla abbia a che fare con Careggi. La riflessione da fare, ha rilevato, dovrebbe essere approfondita e basata su dati certi perché una battaglia sulla sanità pubblica si combatte analizzando la realtà ed elaborando le risposte, non improvvisandosi giornalisti. Da Sostegni è arrivata anche una prima analisi sulle criticità che dovrebbero essere affrontate e tra queste rientra certamente la limitazione sulle spese per il personale.
Che la sanità continui ad essere pubblica in Toscana, ne è convinta Monica Pecori che si è detta tuttavia non certa sull’accessibilità universale del servizio. Ricordando l’insoddisfazione del personale sanitario, Pecori ha rivolto un appello a fare autocritica perché le criticità che oggi si manifestano a Careggi, domani potrebbero coinvolgere altri presidi. Trovare soluzioni diventa quindi la parola d’ordine.
Se la sanità si adagia su se stessa non cresce e non migliora. Trattare temi di interesse primario con attenzione e responsabilità è quanto chiesto dalla consigliera Serena Spinelli che si è detta per nulla interessata al podio sugli accessi fuori regione. Il sistema toscano è per tutti, ha ribadito invitando a non trasmettere messaggi distorti quale quello che chi ha soldi sceglie altri servizi sanitari. Tra i veri problemi individuati e su cui occorre lavorare, la consigliera ha individuato la sofferenza di personale e ha poi invitato l’assessore a verificare quanto di quel personale specializzato a Careggi è poi diventato un’eccellenza medica.
D’accordo con chi afferma che il sistema è sotto stress anche Maurizio Marchetti che pure ha rilevato quanto la richiesta di una comunicazione alla Giunta non fosse per stigmatizzare il sistema sanitario regionale, quanto per capire come mai figure di alto rilievo scelgono di lasciare la Toscana. L’impressione, sempre più forte per il consigliere, è quella di guardare un po’ troppo al risparmio mentre servirebbe rendere più attrattivo il sistema, restituendo libertà di esercizio della professione. Da Marchetti è arrivato anche il suggerimento a inserire limitazioni all’attività di intramoenia.
A ribadire che si tratta di una ‘fuga’ singola e non di un esodo, l’assessore Stefania Saccardi che ha anche spiegato come i nomi di altri medici andati via si riferiscono chi ha vinto concorsi per fare il primario altrove e chi è andato in pensione. Dall’assessore è arrivato, chiaro, l’obiettivo della Giunta che è sempre stato teso a garantire un sistema che cura tutti anche attraverso iniziative che garantiscono misure anche oltre i livelli essenziali di assistenza. Saccardi ha anche ammesso che non tutto va bene, ma è certamente un azzardo ridurre tutto ad una fuga mettendo in dubbio qualità e valore della sanità toscana.
Appalti, via libera alla legge regionale
Approvata a maggioranza dall’aula del Consiglio regionale la nuova legge sugli appalti.
“Si tratta di un testo unificato delle due proposte di legge, quella del gruppo PD a prima firma di Leonardo Marras e quella della giunta regionale – spiega Giacomo Bugliani, presidente della commissione affari istituzionali illustrando il provvedimento in aula –. Ha come obiettivo quello di disciplinare le procedure di affidamento dei lavori e le disposizioni per la qualità del lavoro e la valorizzazione della buona impresa. È una Proposta di legge di assoluto rilievo che regola disposizioni per un settore che, generando opportunità per le imprese e per l’occupazione, è determinante dell’economia del territorio”.
La proposta di legge del gruppo del Partito Democratico, a firma del capogruppo Leonardo Marras, è stata presentata a dicembre 2018; a gennaio 2019 la giunta regionale ha sottoscritto un protocollo d’intesa con sindacati, istituzioni e associazioni di categoria individuando indirizzi che sono stati poi inseriti nella Pdl di giunta di marzo 2019.
“Un contributo sugli appalti da parte della Regione Toscana era necessario, perché gli appalti di lavori e servizi pubblici possono contribuire al rilancio della nostra economia tutta, oltreché del sistema dell’edilizia duramente colpito dalla crisi – commenta Leonardo Marras, capogruppo PD Regione Toscana –. Questo testo porta con sé la forte volontà di tutelare il lavoro di qualità e la sicurezza del lavoro, il tentativo di tutelare e valorizzare il tessuto produttivo locale. La prima grande criticità che vogliamo superare è quella del sistema del sorteggio che ha di fatto frenato le possibilità delle piccole imprese di partecipare alle gare trasformando il sistema in vera e propria lotteria. E lo abbiamo fatto prevedendo l’adozione degli elenchi degli operatori economici da costituire e gestire attraverso uno schema di regolamento che tutti possono utilizzare e disciplinando le indagini di mercato che dovranno essere svolte sul sistema Start, con possibilità di ricorrere al sorteggio ma, proprio per favorire le Pmi locali, indicando la possibilità di prevedere che fino al 50% delle imprese abbiano sede in Toscana. Con questa norma abbiamo cercato lungamente e trovato un equilibrio non scontato, è un lavoro buono e io ne sono soddisfatto, un risultato importante che porta la Toscana avanti alle altre regioni”.
“Sono ideologicamente contrario ai sorteggi così come ai massimi ribassi, hanno aggiunto difficoltà in un periodo già complicato dai vincoli imposti dai patti di stabilità e alle conseguenze delle crisi economica. Lavori e servizi pubblici devono essere affidati dalla pubblica amministrazione nell’esercizio della propria responsabilità e discrezionalità amministrativa sulla base di regole chiare, regole che noi oggi mettiamo nero su bianco – commenta Stefano Baccelli, presidente commissione Infrastrutture –. Ben venga questa proposta, diciamo, fate gli elenchi, scegliete sulla base degli elenchi, utilizzate solo come estrema ratio i sorteggi e in quel caso invitate il 50% di imprese toscane. Il provvedimento, dunque, è motivo di soddisfazione, a conclusione di un lavoro di approfondimento che si è svolto per più di un anno. Un intervento teso volutamente e dichiaratamente a creare un campo più favorevole alla piccola e media impresa locale toscana”.
Approvato anche un Ordine del giorno collegato, presentato dal gruppo del Pd e sottoscritto anche dalla capogruppo di Mdp Serena Spinelli “Nato – spiega ancora Marras – dalla volontà di legare il testo ai principi dell’economia circolare impegnando la giunta regionale ad elaborare, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, una specifica proposta normativa per rendere più cogenti gli elementi si sostenibilità ambientale da considerare nella valutazione delle offerte e ad arrivare quanto prima ad un aggiornamento della normativa sull’equo compenso dei servizi professionali”.
Le disposizioni saranno applicate alla Regione, agli Enti locali, alle Asl, alle aziende pubbliche per i servizi alla persona. Per gli appalti di importo superiore a 2milioni di euro, si introduce il documento unico di regolarità contributiva e congruità dell’incidenza della manodopera (Durc); a tutela della stabilità occupazionale, si inserisce una clausola nel contratto di appalto che obbliga l’appaltatore a fornire informazioni dettagliate sul proprio personale dipendente. Sono introdotte misure di agevolazione per la partecipazione delle micro e piccole imprese ed effetti in termini di crescita e sviluppo occupazionale; negli appalti che comportano l’impiego diretto di lavoratori, misure per l’inserimento di lavoratori con disabilità, lavoratori con oltre ventiquattro mesi di anzianità di disoccupazione o in cassa integrazione. Riguardo alle procedure di affidamento di lavori, si disciplinano le modalità di svolgimento indagini di mercato e di costituzione e gestione di elenchi degli operatori economici da consultare nelle procedure negoziate, approvate dall’Autorità nazionale anticorruzione.
Si cerca di incoraggiare la suddivisione in lotti degli appalti di forniture e servizi di importo superiore alla soglia comunitaria, al fine di favorire la partecipazione di micro, piccole e medie imprese. Nei casi in cui la stazione appaltante decida di restringere il numero delle imprese che partecipano alle gare attraverso un sorteggio, sarà possibile riservare la partecipazione a micro, piccole e medie imprese con sede legale e operativa in Toscana per una quota che potrà arrivare fino al 50 per cento.
L’Osservatorio regionale sugli appalti provvederà all’elaborazione dei dati e all’effettuazione di analisi statistiche per fornire uno strumento conoscitivo di supporto per la gestione delle procedure di programmazione, affidamento ed esecuzione e per gli adempimenti in materia di anticorruzione e trasparenza. Il presidente della Regione nomina il Comitato di indirizzo che resterà in carica per cinque anni. Si rivedono i compiti del tutor di cantiere, figura prevista per i contratti di importo superiore ai 5milioni di euro.
Appalti pubblici: il sì di palazzo del Pegaso alla nuova legge
Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza il testo unificato sull’affidamento dei lavori in materia di appalti pubblici: su 35 votanti, 23 si sono espressi a favore, 4 contrari e 8 astenuti. L’aula di palazzo del Pegaso, approvando un emendamento, ha modificato anche il titolo della legge, per renderlo maggiormente chiaro in relazione al contenuto: “Disposizioni per la qualità del lavoro e per la valorizzazione della buona impresa negli appalti di lavori, forniture e servizi. Disposizioni organizzative in materia di procedure di affidamento dei lavori. Modifiche alla legge regionale 38/2007”.
A dare il ‘la’ al dibattito in aula è stato Gabriele Bianchi, convinto che la legge non sia frutto di sinergia e non vada a migliorare la vita dei cittadini. Il consigliere ha affermato che questa azione non aiuta la Toscana e ha messo in guardo rispetto all’incostituzionalità della legge.
Di avviso diametralmente opposto Tommaso Fattori, che ha parlato di una norma positiva, in una azione legislativa più complessa, chiamata a lavorare su due fronti: la reinternalizzazione di servizi oggi esternalizzati e la necessità di attivare tutti gli strumenti utili per disincentivare la giungla dei subappalti.
Di legge che ha sofferto la fatica della condivisione ha parlato Leonardo Marras, dichiarandosi pienamente soddisfatto di un lavoro che mette la Toscana davanti a tutte le altre Regioni. Da qui l’illustrazione dell’ordine del giorno, approvato dall’aula, che impegna la Giunta “a elaborare, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, una specifica normativa finalizzata a disciplinare in modo organico gli aspetti dell’economia circolare in riferimento agli appalti pubblici, rendendo quanto più cogenti gli elementi di sostenibilità ambientale da considerare nella valutazione delle offerte”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Stefano Baccelli, che si è dichiarato ideologicamente contrario a sorteggi e massimi ribassi, definendoli strumenti patologici del sistema. Da qui il voto convintamente a favore per una legge che non si affida al caso, ma che si basa su scelte discrezionali fondate su regole certe, ammettendo il sorteggio come ipotesi subordinata e privilegiando le imprese toscane.
A chiudere il dibattito in aula l’assessore Vittorio Bugli che, dopo aver parlato dello sforzo sinergico per arrivare a questa normativa, tenendo conto che il mercato degli appalti in Toscana rappresenta il 5 per cento del Pil, si è soffermato su tre pilastri: lavoro, imprese e legalità; la qualità del lavoro significa qualità delle imprese, diritti per i lavoratori e maggiore legalità. Per rispondere a queste priorità, ha concluso Bugli, abbiamo affinato la nostra politica e lavorato su un testo, capace di fornire ai tecnici direttive precise.
Disabilità, Si Toscana a Sinistra: "Aumento delle risorse per il progetto Vita Indipendente"
Sì-Toscana a Sinistra chiede un aumento delle risorse destinate ai disabili tramite il progetto Vita Indipendente e un’estensione della platea degli aventi diritto. La proposta di risoluzione prevede un emendamento alla variazione di bilancio pari a un incremento di altri 2 milioni di euro l’anno per tre anni, rispetto ai 6 milioni attualmente stanziati per il triennio 2019-2010.
“Queste risorse, se si vuole, ci sono”, commenta il consigliere di Sì, Paolo Sarti, che ha firmato la proposta assieme al capogruppo di Sì, Tommaso Fattori e a Monica Pecori (Toscana per Tutti). “Abbiamo verificato che nella spesa sanitaria indistinta ci sono ancora 7 milioni di euro a disposizione delle Asl. Con tali risorse si potrebbe ampliare la platea degli aventi diritto e garantire un maggior accesso a quegli interventi personalizzati e finalizzati alle necessità individuali che consentono alla persona con disabilità di condurre una vita in condizioni di autonomia”.
Vita Indipendente è il progetto regionale nato per garantire a persone con disabilità grave la possibilità di vivere in casa propria, senza dover ricorrere alle strutture protette e di avere condizioni di vita con importanti margini di autonomia.
Careggi, Marcheschi (FdI): "La scelta di Rossi dei Doctor-star non ha pagato"
“Se i grandi professionisti decidono di lasciare Careggi questo significa che la Regione deve intervenire con decisione per risolvere questo vuoto di vuoto di credibilità. La scelta del Governatore Rossi di prendere “Doctor-star” non ha evidentemente pagato, e non possiamo accontentarci di alibi come quello che il prof. Giaccone, venendo dagli Stati Uniti, non si è ambientato e adattato al sistema sanitario italiano e toscano. Non si sapeva che poteva incontrare una burocrazia e una resistenza importante? Se il prof. Giaccone lo abbiamo chiamato perché era un fenomeno dell’oncologia e lui stesso ci dice che soltanto all’ospedale di Careggi l’oncologia è subalterna alla radioterapia ma allora perché lo abbiamo chiamato senza un progetto condiviso? -dichiara il Capogruppo regionale Paolo Marcheschi (Fdi)- Quella di Giaccone è soltanto l’ultima eccellenza, in ordine di tempo, che fugge da Careggi. Negli ultimi 3-4 anni sono una ventina i medici importanti che hanno lasciato l’ospedale fiorentino a causa della riforma del 2015, che noi abbiamo sempre considerato sbagliata, e della gestione Calamai. In corsia sono divenute sempre più ingombranti le ingerenze della politica che hanno creato un sistema incancrenito in barba ai bisogni dei pazienti, che infatti sempre più numerosi stanno andando fuori regione a farsi curare. Careggi purtroppo non è più il polo di eccellenza di 5-6 anni fa, ci sono numeri impietosi a testimoniarlo. Ormai è la burocrazia che detta tempi e ritmi a Careggi, a discapito di tanti bravi medici che operano nell’ospedale fiorentino e che sono giudicati più per quanti cerotti risparmiano che per i pazienti che salvano. I burocrati mortificano le loro professionalità e la loro umanità” spiega Marcheschi.
Sanità, Scaramelli: "Più giovani medici specializzati e più borse di studio in emergenza-urgenza"
“Aumentare il numero dei giovani medici specializzati in emergenza urgenza con più borse di studio; istituire la formazione on the job per i laureati in medicina, interessati al lavoro in Pronto Soccorso, che non entrano subito nelle scuole di specializzazione affinché possano lavorare come convenzionati; far dedicare ai Pronto Soccorso i primi anni dei neoassunti specializzati in indirizzi equipollenti”.
Con queste parole Stefano Scaramelli, presidente della Commissione sanità in Consiglio regionale, tira le fila del convegno: “Per una rete di emergenza urgenza Toscana di valore” che si è svolto ieri a Firenze. La Società italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza (Simeu) ha certificato le dimensioni del fenomeno della carenza di medici nei Pronto Soccorso che, purtroppo, non è solo regionale e si affianca al fatto che ogni anno il 22% del totale delle visite mediche di pronto soccorso supera il normale carico di lavoro dei professionisti dell’emergenza. Secondo lo standard di prestazione calcolato tenendo conto di quanto tempo in media è necessario dedicare a una visita completa ogni medico dovrebbe eseguire ogni anno al massimo 3.000 visite mediche, invece sfiorano le 4.000 per ciascun professionista. “Un fenomeno preoccupante che è la prima conseguenza della carenza di personale - commenta Scaramelli - su cui era importante fare una giornata di studio, conoscenza, confronto, ascolto e approfondimento. Sul tema del funzionamento dei Pronto Soccorso della Toscana emerge su tutto il dato dei circa 150 medici che mancano. Per migliorare su scala regionale e rendere uniforme l’offerta del servizio sanitario in materia d’emergenza dobbiamo elaborare soluzioni che siano realmente praticabili. Sono tre le strade da percorrere per risolvere i principali problemi che affliggono il settore: aumentare le borse di studio per la specializzazione in emergenza urgenza, impiegare nei Pronto Soccorso i giovani laureati che aspettano di entrare nelle Scuole di specializzazione in modo da mettere in moto il "doppio binario formativo" e far dedicare i primi anni di lavoro dei nuovi assunti all’attività lavorativa in prima linea. Alla base della risposta alla carenza di personale dobbiamo mettere incentivi per lavorare nei Pronto Soccorso e pagare meglio chi più lavora. L’incentivazione economica potrebbe essere estesa a tutte le professioni impegnate nei Pronto Soccorso, non solo riservata ai medici”.
Agricoltura, il M5S chiede finanziamenti regionali per la sicurezza dei lavoratori
Sicurezza sul lavoro in ambito agricolo, il Movimento 5 stelle in Regione Toscana presenta un ordine del giorno a firma del consigliere Irene Galletti. “È indispensabile – spiega l’esponente pentastellata – che nella prima variazione di bilancio di previsione finanziaria 2019/21 vi sia lo stanziamento di risorse per bandi da dedicare alle imprese, così da far crescere la sicurezza nel settore agricolo. Agevolare il rinnovo del parco macchine e il potenziamento dei percorsi formativi dei lavoratori dev’essere una priorità della politica regionale”. Il tema della sicurezza sul lavoro in agricoltura è cruciale. Lo è ancora di più in Toscana, dove questo settore riveste un ruolo di primo piano. “Dati Inail – sottolinea Galletti – evidenziano che solo nel corso del 2018 si sono registrati 2mila 813 infortuni sul lavoro. Un dato in leggera flessione rispetto al 2017, ma comunque ancora troppo elevato”. Il 24 aprile dello scorso anno la giunta regionale ha approvato un protocollo d’intesa sul coordinamento e il monitoraggio della sicurezza sul lavoro in Toscana. Atto approvato anche dalle principali sigle sindacali e associazioni di categoria. Il protocollo prevede pure l’attuazione di azioni destinate a consentire il raggiungimento di elevati livelli di sicurezza, ma non riguarda il settore agricolo. “Ecco, chiediamo che a questo strumento sia affiancato anche un sostegno concreto alle realtà che operano in agricoltura: innovazione tecnologica, più formazione dei lavoratori e maggiore semplificazione - conclude Galletti - sono azioni che possono far crescere il livello complessivo di sicurezza. Oltre ai diretti interessati ne gioverà l’intero sistema produttivo e avremo compiuto un atto di buongoverno e tutela dei cittadini e del loro diritto a lavorare in piena sicurezza”.
Beni immobili: nuove norme per valorizzare il patrimonio regionale
Via libera a maggioranza alla legge che detta interventi di valorizzazione del patrimonio regionale, modifica la legge regionale 77 del 2004 (legge forestale) e amplia la disciplina del settore adeguandola ai più recenti sviluppi del mercato immobiliare.
Il nuovo testo è stato illustrato all’aula dal presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani, che ha evidenziato in particolare l’intenso lavoro svolto in commissione e con gli uffici, per una legge che si fonda su quattro profili fondamentali.
In primo piano interventi di valorizzazione del patrimonio immobiliare: la Regione recepisce l’esigenza, in caso di interventi di terzi, di affidare i beni interessati in concessione di valorizzazione per un periodo congruo al raggiungimento dell’equilibrio economico dell’iniziativa, e comunque non superiore ai 50 anni.
Per l’amministrazione e gestione del patrimonio disponibile, la Regione viene incontro alle emergenze abitative dei Comuni toscani, con la previsione della possibilità di assegnare a loro, in alternativa alla vendita, la proprietà superficiaria di unità abitative.
La Regione promuoverà inoltre, mediante accordi tra amministrazioni, l’utilizzo per finalità di pubblico interesse da parte di soggetti del terzo settore, di immobili degli enti locali nell'ambito e nel rispetto dei loro ordinamenti. In particolare, con riguardo ai soggetti del terzo settore e relativamente alla valorizzazione dei beni regionali del demanio, del patrimonio indisponibile e di quello disponibile appositamente individuati con deliberazione della Giunta, si applicheranno condizioni di assegnazione più favorevoli eventualmente stabilite dalla normativa di settore.
Per le alienazioni, al fine di agevolare le operazioni di vendita e per valorizzare le professionalità interne all’amministrazione, si introducono modifiche tecniche legate alla stima dei beni e alle procedure di vendita dei beni immobili.
Il consigliere Tommaso Fattori ha annunciato il voto favorevole, apprezzando la valorizzazione del patrimonio regionale, per esempio favorendo l’utilizzo dei beni confiscati alla mafia; l’assegnazione a soggetti del terzo settore; la previsione di forme di auto recupero sia per la possibilità di concedere ai Comuni la proprietà superficiaria, in alternativa alla vendita, per affrontare il tema della emergenza abitativa.
Monica Pecori ha annunciato il proprio voto favorevole richiamando al dibattito, in aggiunta, il tema dei beni Asl destinati all’alienazione, e le aste nel frattempo andate deserte.
L’assessore Vittorio Bugli è intervenuto per precisare che la legge può aprire tante possibilità che fino a questo momento erano precluse. Ha ribadito l’importanza di valorizzare gli immobili di proprietà regionale anche a fini di vendita, ricordando che la Toscana, con Lombardia e Friuli Venezia Giulia, è stata recentemente indicata a livello nazionale come una delle regioni più virtuose in Italia per la gestione del proprio patrimonio. L’assessore ha fornito anche una panoramica delle tante iniziative che già sono in corso sul territorio.
Commercio ambulante: modifiche al codice, illustrata la proposta di legge di iniziativa consiliare
Tacito rinnovo delle concessioni per 12 anni purché l’impresa sia iscritta al registro della Camera di commercio e sia attiva; criteri di onorabilità e professionalità; nuovi parametri di assegnazione, con premialità per i giovani under 35. Questi alcuni dei punti fondamentali della proposta di legge di iniziativa consiliare su “Nuove disposizioni in materia di commercio su aree pubbliche”, illustrata in Aula dal presidente della commissione Sviluppo economico, Gianni Anselmi, primo firmatario. La proposta di legge modifica il codice del commercio (legge regionale 23 novembre 2018, n. 62) adeguandolo a quanto disposto dal bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 (legge 30 dicembre 2018, n. 145, in particolare, all’articolo 1, comma 686). L’articolo cambia il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, di attuazione della cosiddetta Bolkestein (direttiva n. 2006/123/CE) su servizi nel mercato interno, escludendo dal campo di applicazione di tale decreto le attività di commercio al dettaglio sulle aree pubbliche.
L’obiettivo della legge è quello di dare certezza agli operatori e garanzie a un settore che per anni è stato sottoposto a incertezze che ne hanno impedito sviluppo e investimenti. Il provvedimento ruota attorno ad una norma cardine che propone il tacito rinnovo delle concessioni per 12 anni alla sola condizione che l’impresa sia iscritta al registro della Camera di commercio e sia attiva, salvo gravi e comprovate cause di impossibilità. Il rinnovo è valido anche per le attività di somministrazione di alimenti e bevande e vendita di giornali. Saranno gli uffici comunali a fare le dovute verifiche. Anselmi ha ribadito che questa fattispecie è stata inserita per la ferma convinzione che il rinnovo debba spettare alle imprese che lavorano e che non necessariamente debbano esercitare la loro attività in tutte le aree di cui sono titolari qualora detengano una pluralità di concessioni.
Si inseriscono poi, nuovi criteri di assegnazione per i posti vacanti o di nuova istituzione, aprendo ai giovani; si offre, infatti, ai Comuni la facoltà di assegnarli prioritariamente ad imprese il cui titolare – o società in cui la maggioranza dei soci – abbia un’età inferiore a 35 anni. Si reintroducono, nel codice del commercio i requisiti, venuti meno con le norme statali, di onorabilità e professionalità per i venditori ambulanti nel rispetto del principio di uguaglianza e tutela del consumatore. Sempre per dare spazio ai giovani, la proposta di legge stabilisce, per i posti nei mercati di nuova istituzione, un obbligo di riserva per le imprese giovanili. Vengono inoltre qualificati i mercati nei centri storici.
Nel testo, anche un intervento correttivo per quanto riguarda la parte sanzionatoria. Nel ‘vecchio codice del commercio’ (l.r 62/2018) si prevedeva la decadenza delle concessioni anche nel caso di lievi violazioni; adesso la concessione decade se un soggetto si cancella dal registro delle imprese e nel caso di mancato versamento della Tosap (Tassa occupazione spazi ed aree pubbliche), se dopo sei mesi di avvio dall’accertamento del mancato versamento, il soggetto risulta ancora moroso.
Ai Comuni si dà la possibilità di rinnovare tacitamente le concessioni dal 1 gennaio 2021 (tutte le concessioni sono prorogate fino a fine 2020) anche a soggetti che non sono più attivi (iscritti al registro delle imprese e che risultano ancora titolari di concessioni) fino alla fine del 2024, questo per consentire loro di non interrompere bruscamente un rapporto contrattuale. Si tratta, quindi, di una sorta di moratoria per far sì che dal 2025 il mercato sia in ordine e composto solo da operatori attivi.
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